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Circolare nazionale Novembre 2020

Rete di Torino & dintorni – Lettera di novembre 2020
Cari amici,
il ritorno della pandemia ha fatto riemergere con forza alcuni tratti ormai familiari e peculiari dello stato in cui versa la politica nostrana.
Da una parte assistiamo alla spinta sempre più marcata verso il dettaglio tecnico,pratico,sostenuto da direttive sanitarie stringenti,precetti e ammonimenti che poco hanno a che fare con il pensiero “alto” ma si preoccupano con cura pedagogica quasi maniacale di entrare persino nelle sfere più intime della vita privata dei cittadini (vedasi le ultime indicazioni per veglioni,cenoni etc). Dall’altra assistiamo al solito teatrino delle accuse reciproche tra Stato e Regioni di negligenza di fronte alla seconda ondata di questo terribile virus. In mezzo ci siamo tutti noi,cittadini trattati come infanti impegnati a destreggiarci tra il groviglio di regole,spesso mutevoli e  ansiogene.
Ma il punto è capire se la politica deve essere questo oppure se deve piuttosto amplificare con toni pacati il senso di responsabilità comune,il senso di comunità,il senso di diritto di libertà individuale che non può prescindere dalla libertà collettiva.La libertà stessa del pensiero politico da tanti anni ormai è svilita ed avviluppata nel risolvere questioni quotidiane,pratiche,dettagliate,non sostenendo più una visione collettiva,di integrazione culturale,responsabilizzante per tutti.
La pandemia in atto non è cosa da poco,i numeri e lo sconcerto di tanta virulenza non si possono sottovalutare ma alcune cose erano chiare fin da questa estate,quando ci ripetevano che sarebbe arrivata una seconda ondata di contagi. Eppure  la Sanità non è stata dotata di strumenti e personale adeguato ad affrontare tutto questo portandoci nuovamente alle chiusure che tutti conosciamo.Non è solo italiana questa situazione,non è solo dei governanti la colpa del contagio ma anche dei comportamenti sbagliati ed incuranti di alcuni cittadini,è vero,ma forse meno tagli alla Sanità (in nome dell’efficienza economica) in questi ultimi 10 anni ci avrebbero consentito di affrontare meglio questa crisi.Ma la visione miope della politica non chiude il discorso su se stessa.
I risvolti a livello sociale non sono trascurabili.
La perdita dei contatti sociali atrofizza la capacità di ragionamento collettivo, alimenta il senso di solitudine e di fragilità, amplifica l’egocentrismo individuale.Il continuo bombardamento mediatico sulle cifre della pandemia impedisce spesso di rimanere attenti e attivi alle difesa dei diritti,alla giustizia;si offuscano i temi della migrazione,del caporalato,della violenza domestica e della perdita del lavoro.Le guerre (che continuano purtroppo) non sono quasi più percepite con sgomento ma come un evento in mezzo ad altri,dopo i dati sui contagi giornalieri e il possibile divorzio di Trump.Tutto è clamore e si genera una confusione di priorità. L’emergenza sanitaria pur grave rischia di farci perdere il contatto con il territorio,con le persone in difficoltà,emarginate e disperate,con le conseguenze della chiusura dei negozi e delle piccole realtà artigianali,con tutti coloro che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese.Queste persone diventano facile bersaglio delle nuove mafie che agiscono con soldi contanti e garantiscono una boccata di ossigeno a chi domani diventerà un loro protetto,ma diventeranno parte anche della spietata  concorrenza di chi cerca un lavoro,con conseguente perdita delle tutela dei lavoratori disposti a tutto.
Questi meccanismi sociali saranno nei prossimi mesi sotto gli occhi di tutti.
Questo periodo è stato percepito da ciascuno di noi in maniera differente,ci ha messo di fronte ad una situazione che non si può controllare ,ciò che sembra giusto al medico può apparire ingiusto al familiare del malato e cosi via per ogni ambito. Non ci sono più sicurezze e limiti conosciuti,sono saltati molti parametri della nostra “confort-zone”.
Ma l’emergenza non può e non deve “normalizzare” il nostro pensiero,il nostro modo di agire. Il fine non giustifica i mezzi perciò dobbiamo rimanere vigili con il nostro contributo personale,attraverso la condivisione delle idee restituendo dignità al nostro prossimo.La capacità di rimanere distanti dalla furia delle notizie,di guardare con tenerezza e accoglienza il vissuto di ciascuno,senza giudicare, può predisporci forse in questo periodo di Avvento ad un clima più corretto.
La ricerca del silenzio,del distanziamento dalla pressione mediatica ci darà forse un domani la forza per riconoscere i valori reali e rinascere ad una nuova umanità.
Un abbraccio a tutti
 
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