Circolare Nazionale Rete Radiè Resch

Febbraio 2016

L’OSSERVATORIO IMMIGRAZIONE E LAVORO IN ITALIA, DATI REALI E LUOGHI COMUNI.

Oltre all’Immigrazione vissuta come “emergenza” drammatica ed epocale (gli immigrati nel mondo nel 2015 sono circa 240 milioni secondo l’UNHCR e l’OIM) , poco si sa di quello che accade quando i cittadini stranieri si inseriscono nel tessuto sociale ed economico locale riguardo alla loro integrazione lavorativa e culturale; anche in questo caso c’è una grande quantità di parole e luoghi comuni su cui si costruiscono miti e paure che è importante decifrare e quando occorre smontare ricorrendo a dati di fatto e a fonti attendibili: ISTAT, Ministero del Lavoro, INPS, Ag. Openpolis, Eurostat, Ocse, Miur, Fondazione Leone Moressa, Agenzia UNAR, Caritas, ecc).

LUOGHI COMUNI

E’ vero che gli immigrati ci portano via i posti di lavoro? Che con le loro iniziative commerciali ed artigianali invadono i nostri mercati? Che campano di sussidi, mentre gli italiani muoiono di fame. Che hanno uno stile di vita incompatibile con il nostro? Che è meglio che stiano a casa loro, magari mandando loro degli aiuti?

QUANTI SONO GLI IMMIGRATI REGOLARI RESIDENTI IN ITALIA

Sono 5.014.000 gli immigrati regolari residenti in Italia (8% della popolazione italiana), di questi, quelli di provenienza extra-Ue, pervenuti attraverso i flussi contingentati dallo Stato, sono circa 3.900.000 (INPS 2015-Ministero del Lavoro-Dossier Immigrazione).

DA DOVE PROVENGONO

Gli immigrati residenti appartengono a ben 190 nazionalità diverse. La comunità più numerosa proviene da un Paese europeo: la Romania (oltre 1 milione i rumeni residenti in Italia) mentre gli immigrati extra-UE con permesso di soggiorno, per lo più di lungo periodo, sono circa 3,9 milioni (in maggioranza cittadini albanesi e marocchini) (Agenzia UNAR).

COME SONO DISTRIBUITI GLI IMMIGRATI RESIDENTI IN ITALIA

Sono distribuiti lungo tutto il territorio nazionale in modo non uniforme: il 59,4% degli immigrati vive a Nord, il 25,4% al Centro e il 15,2% nel Meridione (Veneto 10% – Emilia Romagna 12% – della popolazione residente) (Fondazione Leone Moressa).

QUANTI LAVORANO

Sono 2.294.000 gli immigrati regolari residenti che hanno un’occupazione dichiarata e regolare, essi rappresentano il 10,3% della forza lavoro del nostro Paese (media europea: 7,07% – Germania: 9,3% – Francia: 5,3% – Regno Unito: 9,7%). Il loro tasso di occupazione è del 65,8% per gli immigrati comunitari e del 60,1% per quelli extracomunitari (Eurostat), a fronte del 59,5% degli italiani.

COSA FANNO

Lavorano nelle nostre campagne e nelle stalle (5%), nei cantieri edili (17%) e nell’industria (19%) e nella ristorazione (5%), ma soprattutto dentro le nostre case e nelle strutture pubbliche (60,%) come badanti (830.000, per il 90% di origine straniera e frequentemente senza contratto di lavoro), assistenti e collaboratori domestici e addetti alle pulizie.

ITALIANI E IMMIGRATI A CONFRONTO

Italiani e immigrati regolari svolgono lavori molto diversi: il 31,3% degli immigrati si occupa di “servizi collettivi e alla persona”: colf, badanti, baby sitter, addetti alle pulizie, contro il 5,2% degli italiani e mentre il 16% degli italiani lavora nel settore scuola, sanità e servizi sociali, solo il 3,7% degli immigrati residenti è impiegato in tale comparto; più equilibrata l’occupazione nel settore industriale che dà lavoro al 20% degli italiani e al 19% degli immigrati; nel comparto dell’edilizia i lavoratori immigrati stranieri sono il 17% della forza lavoro: circa 250.000 (50.000 in meno del dato pre-crisi). Nel 2015 sono state 66.000 le richieste di lavoro inevase. C’è inoltre da dire che gli immigrati spesso lavorano in posti inferiori alle loro possibilità professionali perché i loro titoli di studio acquisiti nei loro paesi di origine non vengono riconosciuti in Italia.

STATO GIURIDICO

Occorre fare alcune distinzioni: lo stato giuridico dei cittadini immigrati comunitari è regolamentato dal Dlgs n.30/2007; quello dei cittadini extracomunitari è regolamentato dal Dlgs n. 286 del 25.7.1998 e successive modifiche/Tu dell’immigrazione, Dpr n.334/2004). Occorre conoscere le corrette procedure che portano all’assunzione di uno straniero extracomunitario, per evitare sanzioni di natura penale ed amministrativa per irregolarità del rapporto di lavoro. Sia per le assunzioni in azienda o in ambito familiare che per le attività autonome, una volta espletate le norme previste dalle leggi in vigore, il lavoratore immigrato viene trattato come il lavoratore italiano. L’immigrazione economica è regolata dal Decreto “flussi”, cui in genere corrisponde una corsa dei datori di lavoro all’acquisizione di lavoratori extracomunitari (nel 2008 a 170.000 ingressi, corrisposero ben 700.000 richieste da parte dei datori di lavoro). Lo squilibrio fra domanda ed offerta dipende dal disinteresse dei cittadini italiani verso i lavori prettamente manuali e faticosi: vedi settori edile ed agricolo dove la presenza degli stranieri supera molto quella degli italiani.

RISCHIO INFORTUNI sul lavoro:

Gli immigrati corrono un più alto rischio infortunistico (14,4% sul totale degli eventi infortunistici, pur rappresentando il 10,3% degli occupati).

STABILITA’ DEL POSTO DI LAVORO

Maggiore è per loro il rischio di perdere il posto di lavoro specialmente nell’industria. Il loro tasso di disoccupazione è del 16,9%, mentre quello degli italiani è di 11,3%. Nel 2014 a 155.000 non è stato rinnovato il contratto di lavoro, con conseguente obbligo di ritornare ai propri paesi. In pratica gli immigrati subiscono per primi l’andamento negativo del mercato del lavoro; questo è uno dei motivi per spiegare la loro propensione ad operare come piccoli imprenditori autonomi.

PRODUTTIVITÁ E FISCO

Nel 2014 ben 524.674 piccole aziende hanno fatto capo a persone nate all’estero e, in questi anni di crisi, le aziende di immigrati cessate sono state inferiori a quelle costituite ex novo, contrariamente a quelle italiane. Oggi i migranti producono 123 miliardi di PIL, cioè il 9% della ricchezza italiana e pagano le tasse contribuendo con tasse e contributi previdenziali con circa 7 miliardi a coprire le spese della Finanziaria (Legge di Stabilità). Secondo gli economisti, con l’attuale trend di natalità, per salvare le pensioni degli europei occorrerebbero, entro il 2060, 250 milioni di immigrati.

LA REMUNERAZIONE

Nonostante la normativa, a parità di impiego i lavoratori immigrati regolari hanno compensi più bassi dei lavoratori italiani (40% circa) e sono anche più colpiti dagli effetti della crisi economica. L’8% dei lavoratori italiani guadagna più di 2.000,00 euro al mese, contro lo 0,6% dei lavoratori extra-UE e mentre il 55,2% dei lavoratori italiani guadagna oltre i 1,200,00 euro al mese, la percentuale scende a 19,2% per i cittadini extra-UE; l’80% dei cittadini extra–UE guadagna un massimo di 1.200 euro al mese. In tema di previsioni economiche, la Commissione Europea prevede che l’afflusso di richiedenti asilo entro il 2017 in Europa sia di circa 3 milioni di persone. Ciò potrà determinare un effetto economico positivo sul PIL, con variazioni nei singoli paesi legate al loro grado di integrazione sociale e lavorativa.

CONCLUSIONI

*I lavoratori immigrati regolari, europei ed extra-europei non sottraggono posti di lavoro agli italiani, soprattutto perché svolgono lavori per lo più rifiutati da questi ultimi;

*essi rappresentano un ammortizzatore sociale a beneficio dei lavoratori autoctoni in quanto subiscono per primi l’andamento negativo del mercato;

*essi manifestano propensione e tenacia a lavorare come lavoratori autonomi e piccoli imprenditori in attività marginali, ma utili all’economia del Paese;

*essi creano ricchezza e in termini di tasse e contributi previdenziali sostengono la spesa sociale dello stato;

* essi non hanno un trattamento privilegiato: spesso sono sottopagati, non svolgono lavori pari al loro titolo di studio e sono sottoposti ad un rischio lavorativo più elevato.

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