Dopo il nostro recente convegno, lasciamo ai singoli, alle reti locali e ai prossimi coordinamenti una valutazione su quanto di positivo ci siamo scambiati e su quanto poteva essere fatto meglio. Diciamo solo due parole. Ci pare importante essere ancora in piena ricerca dopo 54 anni e avere in testa e nel cuore più domande che risposte. Ma questo ci deve anche dare la misura concreta della nostra precarietà: quanto siamo disposti a cambiare nei nostri percorsi di solidarietà? Quanto abbiamo davvero offerto ai giovani che hanno partecipato al seminario? Avremo senz’altro modo di riparlarne. Come rete di Verona, aggiungiamo che siamo stati molto contenti di avere avuto con noi, al convegno, Emma Ghartey e sua zia Olivia Andoh, che fa parte del gruppo di Verona, le referenti del nostro progetto in Ghana contro l’abbandono scolastico delle ragazze. Come sempre, condividere con i nostri ospiti questi momenti serve a farli conoscere a tutta la Rete RR, ma permette anche a loro di capire meglio chi siamo, qual è il nostro punto di vista, come lavoriamo.
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Tra poche ore, in Israele, partirà il giro d’Italia. Più volte abbiamo detto come questa scelta scandalosa non abbia nulla di sportivo e, men che meno, possa essere giustificata dal fare memoria di Gino Bartali, come vorrebbe farci credere la narrazione ufficiale. Gino Bartali aveva aiutato gli ebrei perseguitati in Italia durante l’occupazione nazista, proprio perché erano perseguitati e non per difendere il progetto sionista di Israele. Lui ora non vorrebbe certo che il suo nome fosse strumentalizzato per avallare l’oppressione del popolo palestinese con politiche di apartheid e di repressione sempre più violenta. E’ sotto gli occhi di tutti quanto succede durante le manifestazioni pacifiche del venerdì a Gaza: perfino i nostri mass media non riescono a coprire del tutto le notizie di uccisioni a sangue freddo che avvengono su quel confine. In questi giorni il nostro pensiero va continuamente ad Anissa. Il vuoto che ha lasciato si fa sentire non solo tra noi, ma anche a livello della rete di contatti veri e profondi che aveva saputo tessere in nome del suo impegno per la Palestina. Ricordiamo la sua capacità di schierarsi senza tentennamenti, generosamente, impegnando azione e pensiero, oltre le miserie di tanti “egocentrismi” associativi. Per questo, anche in suo nome, continuiamo a partecipare ai coordinamenti delle associazioni che si interessano di Palestina. Pochi giorni fa, con Liviana, eravamo a Milano per l’incontro di Società Civile per la Palestina. Società Civile per la Palestina vuole essere un punto di confronto e di proposte operative tra molte realtà come Pax Christi con Ponti non Muri, Assopace, Vento di Terra, Invictapalestina, il BDS ed altri, compresi noi della ReteRR. E’ difficile dire se si riuscirà a manifestare in modo visibile il nostro dissenso nei confronti del giro d’Italia o se si riuscirà a costruire una controinformazione efficace (ovviamente, ben oltre il giro). In ogni caso crediamo che si debba resistere con speranza, nonostante tutto, nel “qui” come nel “la”. E’ questo il messaggio che, ancora una volta, ci hanno lasciato i testimoni che abbiamo invitato al convegno. A Verona, per esempio, il prof. Mazin Qumsiyeh (poi ospite a Trevi), in un incontro molto partecipato ha sottolineato in modo pacato ma profondo, come lui per primo coltivi una speranza concreta, legata anche alla lotta nonviolenta delle migliaia di palestinesi di Gaza e non solo.

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Da ultimo vorremmo ricordare quanto è accaduto domenica 22 aprile a Briancon. Volontari e migranti si erano mossi per protestare contro una manifestazione razzista, organizzata il giorno prima da fascisti francesi, senza che la polizia intervenisse. Invece la polizia è intervenuta pesantemente nei confronti dei volontari e dei migranti. Una volta arrivati a Briancon, sono stati fermati sei volontari e tre di loro si trovano attualmente in carcere a Marsiglia, perché accusati di favoreggiamento dell’immigrazione illegale, con l’aggravante di essersi organizzati in bande: “en bande organisée” recita testualmente il capo d’accusa. Tra loro c’è l’italiana Eleonora Laterza che studia mediazione interculturale a Torino (lunedì 30 Marianita De Ambrogio ha inviato sulla lista RRR una e-mail con lettera aperta di sostegno ai tre, che si può firmare scrivendo a firmaperitre@gmail.com ). Il dr. Gherardo Colombo ci ricordava a Trevi che esiste, prima di tutto, il diritto inviolabile di ogni persona al riconoscimento della sua dignità. Ci pare che la manifestazione del 22 aprile andasse esattamente in quella direzione. Questo ci ricorda ancora una volta come sia impegnativa la solidarietà quando può sfociare anche nella disobbedienza civile. Del resto se la Rete vive e ha ancora un senso è perché non chiude gli occhi di fronte alla realtà, ma anzi si pone domande, si confronta con i testimoni e cerca alleanze con chi percorre strade di resistenza. Poi ciascuno e ciascuna, singolarmente o in gruppo, vedrà come agire nella propria realtà, non lasciandosi andare a facili esaltazioni, ma anche senza timore. Non è detto che saremo proprio noi a veder nascere la pianta o, addirittura, a godere dei frutti, ma intanto sappiamo che molti semi vengono messi a dimora.

Un abbraccio resistente a tutte e a tutti.

Rete di Verona

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