HomeAtti, Convegni e SeminariSeminario Roma 24 e 25 Novembre 2012

Seminario Roma 24 e 25 Novembre 2012

Seminario Roma 24 e 25 Novembre 2012

“BENE COMUNE, MOVIMENTI E POLITICA: SEGNI DI SPERANZA”

Introduzione di Silvestro Profico

Intervento di Mauro Gentilini

Intervento di Raniero La Valle

Dibattito con i partecipanti al seminario

Introduzione di Silvestro Profico:

“A Casale si è deciso di destinare questo spazio a un mini-seminario di prosecuzione del discorso dell’ultimo Convegno: bene comune, movimenti, politica.

Si è ritenuta urgente tale riflessione specie in vista dell’importanza proprio “storica”  dell’attuale momento politico-sociale e delle prossime elezioni, nonchè della pressante domanda di “speranza” che avvertiamo tutti, sollecitataci in particolare da Maria Rita di Noto: sì alle analisi ma anche cosa fare, contribuire a far luce, cercare soluzioni, offrire prospettive e percorsi, “cercare ancora e assieme”.

Ovviamente, non siamo una sede partitica ne un centro studi ed iniziative socio-politiche. Tanto meno possiamo o dobbiamo dare soluzioni tecniche, di schieramenti, liste elettorali, ecc.. Nella Rete convivono tante anime e sensibilità che sono anche la nostra ricchezza, concentrate sui grandi temi della solidarietà, della condivisione, della giustizia, della relazione, ecc..Non dobbiamo ne possiamo votare quindi documenti e posizioni al di fuori della nostra “mission”.

Dobbiamo, possiamo e vogliamo solo fare tra di noi, con l’amico Raniero La Valle che ci darà il suo autorevole contributo di idee ed esperienza e che ringraziamo di cuore per la sua pronta disponibilità, una riflessione alta, culturale, sociale e Politica (con la P maiuscola!), sui grandi temi  di questo momento storico.

Per parte mia, farò solo brevi considerazioni introduttive, esprimendo solo mie convinzioni problematiche.

Viviamo un momento proprio drammatico sotto tanti punti di vista. Avanzano pericolosamente disaffezione, disperazione, impotenza, confusione, rassegnazione, qualunquismo, ecc.., con terribili situazioni giovanili e non, in termini di lavoro, studio, protezione sociale, ecc..

Tanti “mali” erano precedenti come inizi ma credo proprio che il berlusconismo ha costituito un vero disastro etico, morale, sociale, economico e politico, con una abbondante semina di disvalori, di cui si è impregnata la società (individualismo, concezione della donna, uso delle istituzioni, scempio di democrazia, ecc.): c’è perciò una società da rifondare profondamente in termini economici, culturali, sociali e politici, con un grande sforzo collettivo che escluda arroganze, personalismi, esclusivismi, autoreferenzialità.

Monti ha ereditato “macerie”, ci ha evitato il baratro, ha  ridato affidabilità al Paese ma ha fatto “macelleria sociale”. Il sistema politico-istituzionale ha avuto un’epocale caduta di credibilità (casta, corruzione, incapacità di riforme, ecc.), facendo dilagare antipolitica, qualunquismo, populismo. La situazione economico-sociale è precipitata oltre misura, dando spazio anche ad assurde richieste di ritorno alla “lira”, invece di rafforzare i progetti Europei in termini Istituzionali e di solidarietà.

In questo sommario contesto, punti decisivi strategici specie per i Movimenti mi sembrano:

1) Sforzo di elaborazione comune, offensiva programmatica, discontinuità. La questione economica-sociale è ora complessa e non ci sono soluzioni facili nè di breve periodo;

2) No alle cooptazioni ed ai collateralismi, no al minoritarismo di nicchia, sì al realismo ed alla praticabilità, anche raccordandosi al massimo col sistema partitico per un’azione la più efficace possibile;

3) Temere sempre il possibile ritorno del “vecchio”, accettare mediazioni necessarie, gradualità di obiettivi. Proclamare esigenze, bisogni, valori e diritti è necessario ma non sufficiente senza proposte di strade e soggetti, senza costruire consenso per mutare i rapporti di forze.

4) Accettare la sfida del Governo, dimostrare la qualità programmatica e la praticabilità di una alternativa credibile e autenticamente Politica (per chiudere la fase “tecnica”).

Il compito è proprio gravoso, dobbiamo rifondare politica, economia, finanza, cultura. Ci sono tante ricchezze sparse, tanti fermenti eccezionali, tanti stimoli (anche ecclesiali: siamo a 50 anni dal meraviglioso Concilio Vaticano II), tante testimonianze: facciamo Rete nel senso più ampio, costruiamo speranza operosa!”

Intervento di Mauro Gentilini:

“Questo interesse della Rete per l’attualità politica italiana è inconsueto; si verificò solo quando Ettore decise – chiedendo il nostro parere – di candidarsi per la Sinistra Indipendente. Ricordo le grandi e infuocate discussioni e poi l’abbandono di molti amici, troppo accecati dalla sottomissione ai diktat degli USA e del Vaticano.

La situazione di allora era difficile, ma molto meno confusa e drammatica di oggi. Quindi ritengo opportuno parlarne per cercare di chiarirci un pò le idee, al fine di proseguire poi con più determinazione le nostre attività peculiari.

L’austerità e il rigore sono necessari perché ci allontanano dal baratro. Monti, spalleggiato dal solito Napolitano, continua a ripetere che le riforme imposte agli italiani con i dolorosi sacrifici sono vanto del suo governo. Intanto, i sacrifici li pagano i piccoli, gli indifesi, quelli in regola con le tasse, non le caste, non i membri dell’accolita Monti; le sbandierate “riforme” (o “controriforme”) si abbattono sui lavoratori, sui pensionati, sui precari, sugli esodati. E poi la situazione non è migliorata, non siamo fuori dalla crisi recessiva, tutti i dati economici e occupazionali sono peggiorati con Monti.

Le proteste aumentano e cresceranno fino ai livelli spagnoli e forse greci. Tutto è sotto il dominio della grande finanza, delle banche, delle agenzie di rating, strettamente associati. La politica subisce e opprime, spesso volente o non volente, le popolazioni.

La crisi è nata nel 2008 negli USA ed è peggiore di quella del 1929. E allora vediamo il punto di vista di un economista statunitense, Paul Krugman, Nobel per l’economia nel 2008 e autore di “Fuori da questa crisi, adesso!” (Garzanti 2012)

Leggo alcuni passi da un suo articolo apparso su “Internazionale” del 5/10 scorso, quando balzò alla ribalta la crisi spagnola.

(vedi allegato)

Tornando al discorso generale ho l’impressione che l’Occidente tutto dipenda dai valori della finanza che la fa da padrona, emarginando il lavoro, affossando, spera per sempre, la democrazia; e così facendo avviando al disastro generale tutto il sistema, basato finora su un capitalismo oppressore sì, ma attento a non commettere pazzie che avrebbero travolto esso stesso.

Adesso abbiamo vicine le nostre elezioni politiche e si trama, anche scopertamente, per il Monti-bis, per continuare sulla stessa linea (sacrifici, rigore, austerità spinta). Nessuna novità: niente patrimoniale, niente vera, radicale lotta all’evasione fiscale, nessuna possibilità di futuro per i giovani. Tagli, tagli e sempre tagli, accompagnati da promesse regolarmente bugiarde.

Insieme, alterigia, albagia, supponenza del capo dell’esecutivo e di quasi tutti i suoi ministri.

La Cancellieri elogia i poliziotti che impazzano sui manifestanti inermi, non sui provocatori attrezzati. Della Fornero, di Passera, Grilli, Patroni-Griffi meglio non parlare; sappiamo tutto, se non ci abbeveriamo solo ai media asserviti.

Terzi protesta subito per l’attentato al bus israeliano a Tel Aviv. Non mi risulta che abbia profferito parola sui tanti morti provocati dalle bombe degli aerei israeliani su Gaza. Molto bello e significativo.

Ma c’è un fatto che sconvolge (o dovrebbe, se si ragiona e si ha cuore) l’indegno comportamento con i malati di SLA: promesse, dinieghi, nuove promesse, nuove smentite. Comunque finisca una vergogna per l’intera accolita, che pretenderebbe, appoggiata dall’impagabile Casini, dal super capitalista Montezemolo, dall’indefinibile Bonanni, da vari ometti e donnette del PD, e, buon ultimo, dal sorprendente Andrea Riccardi (mai lo avrei pensato così coinvolto in una certa politica), di proseguire sulla stessa strada portandoci verso l’ignoto.

A parte tutto questo, possiamo avere fiducia in chi nomina sottosegretario alla Presidenza un De Gennaro e non fa rimuovere tutti i pezzi grossi della Diaz condannati definitivamente dalla Cassazione con motivazioni che dovrebbero indurli a sotterrarsi dalla vergogna, tanto più che hanno “goduto” finora di promozioni e riconoscimenti?

Caro signore bocconiano, non basta avere buone maniere (non con tutti, ma con i suoi pari), il ben vestire, il sorriso ipocrita, la stima dei finanzieri per pretendere la riconferma col collaudato sistema furbesco ordito dal suo amico Napolitano (non credo ad un improvviso dissenso sorto tra i due proprio ieri).

Su Napolitano non spendo parole, ma sarebbe bene che un giorno o l’altro qualcuno ripercorresse tutta la sua vicenda politica, assai poco commendevole e che non presenta alcuna luce, ma solo ombre (parlo di ombre politiche, non d’altro genere).

Dobbiamo votare e molti di noi ancora non sanno per chi.        È certo che astenersi non porta che a favorire i peggiori: è sempre stato così. Che l’astensione di massa faccia capire a chi di dovere di dover cambiare rotta è una mera illusione.

È chiaro che dal nostro dibattito non possono uscire soluzioni, indicazioni di voto; non è proprio compito nostro. Però, parlandone, possiamo aiutarci l’un l’altro ad afferrare meglio i termini delle questioni sul tappeto.

In tutti i casi noi continueremo nel nostro lavoro, non trascurando tuttavia quanto succede qui, perché sappiamo che con politici autoritari al potere, con l’instaurazione di un regime poco o nulla democratico, le attività solidaristiche rivolte agli ultimi, specie fuori dei nostri confini, verrebbero gravemente ostacolate.

Inoltre, una diffusa diminuzione dei nostri redditi scoraggerebbe una parte di cittadini dal guardare fuori dall’uscio di casa e darsi pena per quelli che stanno peggio.

Questo è il mio augurio perciò: perseveriamo nonostante tutto, e insieme facciamo quello che possiamo fare e riteniamo giusto per evitare una deriva perniciosa nella situazione italiana.”

Viene introdotto dalla segreteria l’ospite, riprendendo una frase di Paul Gauthier, che ci richiama alle nostre responsabilità e ci esorta sempre all’impegno e alla speranza:

“Ciò che è importante è che mentre noi là (a Nazareth) viviamo fra gli operai, voi, qui, agiate sulle strutture sociali per impedire che si fabbrichino ancora dei poveri”

Raniero è appena arrivato dalla Sardegna e riferisce di aver partecipato ad un evento in occasione del 50° anniversario del Concilio, il tema della situazione attuale riguarda anche il collocarsi della Chiesa e dei cristiani.

Raniero sta seguendo il movimento “Economia Democratica”, in questo contesto, dove è l’economia che comanda e non più la politica, ci si chiede “Cosa fare per sperare e andare avanti?”

Intervento di Raniero La Valle:

“Un dato di cronaca come punto di partenza: assistiamo ad una reazione dei poteri pubblici classica dei poteri repressivi in quanto cercano di reprimere le proteste. Il Governo tiene fede all’impegno di impedire che i conti saltino, ma lo fa in modo che non piace, toglie ai poveri a favore dei ricchi.

L’1% della popolazione impone leggi di povertà e impedimento rimanente 99%. La piazza insorge un po’ ovunque ed il Ministro dell’Interno Cancellieri dice che bisogna prevedere che ci saranno sempre più manifestazioni e quindi propone l’allargamento della “flagranza di reato”, con la possibilità di arresto fino a due giorni dopo la manifestazione. Il Governo risponde con degli ossimori, ce ne sono molti: non c’è lavoro, è stato tagliato il welfare, abbassato le pensioni, introdotti tagli drastici ai comuni e nel contempo si dice che l’Italia è uscita dal tunnel e si ripropone Monti.

Il precariato è diventato definitivo, si mette in discussione la progressività delle imposte e la tassazione dei redditi , la previdenza prima della pensione introduce all’esodo (deserto). La piena occupazione è un tema ormai impossibile da discutere, era uno degli obiettivo della Repubblica al momento della sua nascita, un’idea fondamentale, condivisa e le politiche erano orientate al raggiungimento di questo obiettivo. Oggi si sostiene addirittura che non è neanche positiva perché renderebbe la parte imprenditoriale più debole ed il prezzo per l’occupazione sarebbe il dissesto dell’economia.

Oggi nulla di tutto questo ha più valore.

Non ci sono soldi per pagare gli insegnanti di sostegno, si fanno classi di 25 bambini anche con disabili, però si tiene vivo il progetto del ponte sullo stretto di Messina.

Si trasforma il bene comune in disperazione generale. Con il cambiamento dell’art. 81 della Costituzione, ora il pareggio di bilancio è una norma giuridica: esso è un bene ma se fosse stata una norma a suo tempo non ci sarebbero stati i vari piani di sviluppo.

Senza politiche che investono sul futuro l’economia non può che ristagnare. Altra misura catastrofica è il fiscal compact che impone  entro il 2013 il raggiungimento del pareggio di bilancio ed entro 20 anni l’abbassamento del debito pubblico entro il 60% del PIL: questo significa che ogni anno dovremo fare  manovre suppletive per altri 60 miliardi.

Che senso ha fare elezioni? Cosa abbiamo da decidere con questi vincoli?

Bisogna capire che cosa sono i beni comuni, è il tema centrale dell’incontro. Impegnarsi per l’acqua e per il livello d’inquinamento va bene, ma se il paese va in rovina a cosa serve? Bisogna trovare il modo di avere un impatto sulla politica complessiva.

C’è la necessità di individuare il bene comune e gli strumenti per perseguirlo. Cosa è il bene comune? Non la nuda vita, ma è la “vita buona”. E’ il compito della politica, il principio viene da Aristotele “il fine della città è la buona vita, vita perfetta e indipendente vissuta in modo bello e felice. Il fine della politica sono le belle azioni”, i veri cittadini sono quelli che hanno una maggiore virtù, che hanno una visione della buona vita per tutti,  sono questi i fondamenti importanti.

Da Aristotele ad oggi noi abbiamo visto che non si può salvare nemmeno la nuda vita, un esempio è la fame nel mondo che doveva essere dimezzata nel 2015 ma invece forse è in aumento, si garantisce solo se perseguiamo la buona vita.

Condizioni politiche: se non c’è una buona vita non c’è sopravvivenza ma morte di un popolo. Ai curdi ad esempio è stata negata un’esistenza politica e ne è derivato che non c’è neanche la possibilità di vita, lo stesso per la Palestina dove il movimento non basta per salvarla, ci vuole la politica per salvare la Palestina.

Cos’è questa buona vita che si deve perseguire perché ci sia la nuda vita: è il “Diritto alla ricerca della felicità”, frase inserita nella dichiarazione d’indipendenza americana. Questo è il compito della politica, rimuovere  gli impedimenti e gli ostacoli alla ricerca della felicità, permettere che le persone possano perseguire la felicità in tante forme, ciascuno secondo le proprie capacità. L’ art. 3 della Costituzione recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, dice proprio questo.

Sono necessari però gli strumenti per fare tutto questo.

Giuseppe Dossetti nel suo discorso “Funzioni e ordinamento dello Stato Moderno”, che fu un’esplosione di speranza e di volontà politica, cominciò con una citazione “La somma potestà consta di due elementi inscindibili: tutelare il diritto e difendere la felicità”.

Se questa non è pia illusione bisogna vedere quali sono gli strumenti perché lo stato possa realizzare questo concetto: il costituzionalismo. La Costituzione è un patto, lo stato assume l’impegno per raggiungere la felicità. L’economia deve rientrare nella democrazia. Accettare la frase “i mercati ci chiedono…”, già questo è una lesione ed una rinuncia della democrazia.

Cosa fare? Bisogna fare movimento, ma non basta se poi questo non diventa politica, diritto, riforma delle istituzioni, garanzia di libertà, limite e regole per le istituzioni.

Bisogna fare politica, ma con chi? Anche con i partiti che  però devono essere risanati. Non si può fare senza partiti, almeno sino a che non viene trovata un’alternativa. I movimenti non possono sostituire i partiti.

La malattia dei partiti è cominciata quando è stata sottratta loro la politica. Senza politica i partiti sono deperiti ed è rimasto loro solo denaro e potere.

Non è vero che i partiti di sinistra siano più democratici, ma sono quelli che più a lungo hanno rivendicato un ruolo della politica. Ragione per cui hanno espresso maggiore moralità e sensibilità verso la questione morale. Quando Berlinguer proponeva austerità (intesa come sobrietà), proponeva un ritorno alla politica. Quando invece Berlusconi propone l’arrivismo, l’arricchimento, il godimento, è la fine della politica.

Avrebbe potuto resistere la politica? Quando è cominciato il processo di neutralizzazione della politica? Negli anni ‘90 dopo la caduta del muro di Berlino, si sono fatte scelte repressive. Referendum Segni, legge mattarellum, legge Calderoli, gli sbarramenti, premi maggioranza, esclusione dei piccoli partiti dal Parlamento con il miraggio della governabilità. Tutto ciò ha contribuito ad impoverire la politica.

Oggi la democrazia è nuda. Gli strumenti sono venuti a mancare, lo stato aveva degli strumenti (Eni-Gepi-ecc.), c’era l’idea che lo stato doveva avere qualcosa per gestire il suo ruolo.  L’Art. 1 Costituzione Repubblica recita che l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Come si può realizzare questo principio se il lavoro non è più un diritto?

Come si fa a realizzare i compiti che la Costituzione affida alla Repubblica? Sono scritte ma rimangono lettera morta. La comunità politica non è in grado di togliere gli ostacoli che impediscono l’uguaglianza tra i cittadini.

Qui sta il nodo. Il fatto è che si è perseguito un disegno che ha rovesciato quello dell’inizio della Repubblica.

Per concludere siamo arrivati ad un trasferimento del potere dalla politica all’economia. La sovranità non è più degli stati ma dell’economia. Il processo dell’unificazione europea ha deluso le aspettative iniziali perché si pensava ad un’unità di popoli e culture, poi però si è presa la strada dell’unificazione economica. Il resto è passato in secondo piano, la rappresentanza è stata tagliata fuori.

È accaduto che invece di fare un unico stato europeo si è fatto del sistema economico un regime politico, sovrano. Il sistema del liberismo è diventato regime, un ordinamento, un potere che può imporre le sue leggi sugli stati quali che siano le loro maggioranze.

Quando è andato via Delors la priorità era quella di creare una commissione sotto il controllo dei popoli. E’ stato fatto uno sforzo per impedire questo risultato. Il primo candidato alla successione era il belga Dehaene, ma tutti si opposero perché era troppo europeista. Il mandato che ebbe il successore Santer era quello di “sfrondare” l’Europa e  la legislazione europea, bloccando la commissione e annientando una costituzione europea.

Vero scopo è stato quello di lasciare ai mercati e alle lobbies economiche lo spazio per dominare. Nel 1987 è stato firmato l’Atto Unico Europeo e si costruì solo il mercato unico. Fatto ciò nel 1992 con il trattato di Maastricht si istituì la moneta unica. I trattati successivi hanno allargato lo spazio con nuovi paesi.

È necessario ricongiungere la democrazia con il potere, riprendere la strada della ricongiunzione tra politica e poteri. La democrazia si è separata perché i poteri sono andati oltre, bisogna ritornare ad una forma democratica del potere e del suo esercizio. Il vero obiettivo politico dei partiti e delle forze sindacali, e non solo stato per stato, deve essere un fronte di lotta per la democrazia unica europea.

Ci vuole una cultura nuova, dei diritti, della democrazia, della condivisione, dei beni comuni e dell’accoglienza.

Occorre per fare questo una grande cooperazione a livello europeo. Bisogna avere la speranza che questo si possa realizzare. Bisogna dare ragione con le proprie azioni delle cose che si sperano.

Operate perché la speranza si realizzi.”

Alle ore 17.20 si apre il dibattito.

1.         Ettore Zerbino, rete di Roma (responsabile medici contro la tortura). Il  discorso sulla cittadinanza attiva sui beni comuni in un contesto come questo si può insabbiare, tutto può essere invalidato. Bisogna riformare la finanza pubblica e attenzione ad un grande strumento del risparmio pubblico e risparmio delle famiglie che è la cassa depositi e prestiti, che deve essere utilizzata per un uso diverso, non deve essere strumento delle fondazioni. Sostituzione dei criteri del calcolo del profitto al diritto. Si fa credere che ciò che regola la convivenza sia il calcolo del profitto, attraverso mistificazioni che fanno prevalere i dogmi della finanza su tutto. Dov’è la civiltà? Noi trattiamo con una categoria di persone (rifugiati) che sul piano del diritto ricevono solo lo status niente altro. Se non esiste l’ospitalità la civiltà dove finirà? E’ stata pure affossata la legge sulla tortura.

2.         Gigi Bolognini (Alessandria): relazione ineccepibile. Però con questa legge elettorale alla fine ci terremo ancora Monti per altri 4 anni.

3.         Giovanni Esposito (Salerno): visione del rapporto “il più grande crimine”, è un’inchiesta di Barnard. Tutto ciò che viviamo oggi è un progetto politico iniziato nel 1920-1930. Ci dice che quelli che una volta erano i nobili che avevano il potere oggi vogliono ancora riprenderlo: si chiamano banche e finanza. Vogliono che torniamo ad essere sudditi. C’è la necessità che la sinistra, oggi frammentata, si unisca o per i giovani tutto sarà distrutto. La Rete oggi dovrebbe capire l’importanza di farsi portavoce per raggiungere un’unione tra i partiti .

4.         Franca (Treviso): importante che la gente prenda coscienza della sovranità popolare e dei mercati. La gente sente che sta perdendo la sovranità, ma non riesce bene a capire che cosa stia succedendo. I mercati sembrano una entità impalpabili, ma sono formati da persone concrete che vogliono ottenere risultati economici, non è una “mano invisibile” . Bisogna evidenziare le contraddizioni (i soldi ci sono per il ponte di Messina e per le armi), ma non per i malati.

5.         Marco (Varese): rapporto tra debito pubblico e sovranità. Chi sono i materiali possessori del debito pubblico? (prima i singoli oggi gli stati) Questo crea impoverimento dello stato che se non può pagare si impoverisce sempre di più e diventa schiavo. Esiste un meccanismo per uscire dal circolo vizioso?

6.         Sergio (Genova): stiamo evidenziando tanti problemi. Bisogna mettere in discussione il nostro modo di vivere. Ci sono sempre più nuove leggi che complicano continuamente la vita.  E’ giusto questo modo di vivere? C’è la necessità di semplificazione.

7.         Sergio (Quarrata): fa i ringraziamenti per le relazioni. Quando si analizza il passato i politici non dicono mai niente, non dicono che come italiani dobbiamo pagare un 10% alla criminalità comune e nessuno dice che è necessario intervenire, perché? Serve per sostenere la non sovranità? E’ un dazio altissimo che paghiamo alla criminalità. I giovani hanno bisogno di esempi giusti, perché la criminalità attinge spesso nel mondo della gioventù. Esempi ai giovani sui beni comuni (riferimento al Convegno di Rimini). Dobbiamo dimostrare che le cose si possono davvero fare. I giovani non si avvicinano ai partiti ma al volontariato, perché sono cose concrete. Bisogna rafforzare il concreto.

8.         Elvio (Padova): le relazioni stimolano a fare una buona politica. C’ è una difficoltà a parlare di politica, ad esempio qui da noi nel Nord si dice che sono tutti uguali, la politica è tutta corrotta. Non trova spazio al di fuori dei gruppi come il nostro. Ricordiamoci di quanto detto da La Pira “la politica è l’attività religiosa più alta dopo quella dell’unione intima con Dio. Perché è la guida dei popoli, una responsabilità immensa, un severissimo servizio”

9.         Agnese (Pescara): come lega l’analisi fatta con la conclusione che ha proposto? Se la “vita buona” deve essere garantita dallo stato come fa se non c’è lavoro?

10.       Sandra (Battaglia Terme): situazione in cui ci troviamo è inaccettabile. Si vedono piccoli gruppi che si oppongono con piccole azioni (gas, gruppi locali, ..), siamo d’accordo con le analisi esposte ma avremmo bisogno di un punto di riferimento alle prossime elezioni. Ci può essere speranza di un partito che si presenti oltre all’opposizione di Grillo?

11.       Maria Teresa (Alessandria): problema nasce dopo i diritti acquisiti nel dopoguerra sino circa al ‘70, dopo la scuola al centro, i diritti civili, i problemi delle donne, poi un grosso Movimento legato idealmente ai beni comuni. Contemporaneamente il turbo capitalismo ha deciso di prendersi la rivincita. Noi però siamo il 99% contro l’1%. Siamo tutti nella stessa situazione (vedi Fernanda in Argentina). Ho due proposte una a breve e una a lungo termine: a) Siamo pieni di paura, c’è un’isteria diffusa, del default, dello spread, del pareggio di bilancio, ecc., tutte paure che ci vengono proposte in continuazione. Richiediamo di smontare il debito, analizziamo questo debito, voce per voce. Ci renderemo conto che il vero debito non è così alto, sono alti gli interessi. b) Discorso di genere, le buone pratiche sono fondamentali per fare un discorso di rinnovamento globale. Serve concretezza.

12.       Lucia (Salerno): le nostre paure sono condizionate da una visione di buona vita che va oltre? Abbiamo paura di perdere le nostre sicurezze, paura di perdere il nostro stile di vita con i bisogni che ci hanno indotto. Siamo capaci di mettere in comunione i nostri beni e poi dividere a seconda del bisogno di ognuno? Dobbiamo liberarci anche di altre cose, dobbiamo capire in cosa i soldi sono stati sprecati. Il debito in Italia è alto da anni, non c’era potere delle banche centrali quindi il debito era alto ma nessuno ci imponeva nulla. Liberiamoci dalle paure per scegliere il voto. Il liberismo non è solo berlusconismo. Il liberismo è in ognuno di noi a prescindere da quello che votiamo. Il cambiamento non è solo di persone, ma di cultura. Dobbiamo avere il coraggio di osare, è un cambiamento che vogliamo altrimenti ce lo aspettiamo dall’alto.

13.       Pier Paolo (Cagliari): in un seminario anni fa sulla globalizzazione nel 2005, facevamo queste analisi già si dicevano allora le cose che ha detto oggi Raniero. Perché abbiamo aspettato così tanto tempo, arrivando a questa crisi della finanza visto che le analisi c’erano già da tanti anni. Partiti e movimenti, per cambiare dobbiamo avere anche il potere per farlo.

14.       Pier (Celle): prosecuzione dei modelli che abbiamo imposto ad altri, fino ad oggi ne abbiamo preso solo benefici e non ne abbiamo pagato il prezzo. Ricorda la campagna per la cancellazione debito ai paesi in via di sviluppo. Ciò che si sta attaccando e che ora stiamo pagando è un modello che dovrà essere non solo discusso ma reinventato con paradigmi nuovi. È una svolta storica importante. La speranza è nei laboratori che stanno cercando di sperimentare cose diverse. La mafia è considerata una forma di liberismo esasperato, vengono visti come imprenditori che portano profitto indipendentemente da come lo creano. Bisogna mettere l’accento sui contenuti, recuperare i valori irrinunciabili. Ognuno di noi deve lavorare sul proprio territorio, riflettere sul significato della solidarietà che facciamo come rete.

15.       Silvio (Pescara): è un momento delicato. C’è il rischio della formazione di un quarto polo che non vuole rapporti con il PD. Sono molto preoccupato dalla possibilità di voti senza rappresentanza parlamentare, da queste associazioni che non collocano i voti, ognuno muore isolatamente. Dobbiamo dimostrare qualità di alternativa credibile altrimenti nella migliore delle ipotesi il montismo tornerà. Bisogna comunque evitare di dividersi sulla figura di Monti, ci ha salvati dalla derisione in cui eravamo caduti a causa di Berlusconi. Assistiamo ad uno scempio istituzionale in silenzio, con sindaci che sono dei podestà. No alle cooptazioni e ai collateralismi. C’è bisogno di un’offensiva programmatica forte, anche i sindacati devono partecipare, di uno sforzo di collaborazione comune. Bisogna evitare i minoritarismi di nicchia, raccordarsi con il sistema partitico, completare le analisi economico – sociali con strategie di alleanze, nei rapporti di forze, cercare strategie per avere consenso, un asse della nuova politica. Come persone dobbiamo allargare l’impegno nelle militanze politiche, culturali, sociali, religiose e altre … partendo dal basso, dal nostro territorio. Esserci, starci. Sfruttare questo clima culturale post Berlusconi e Bossi.

16.       Fabiano (Padova): essere rappresentati non è facile. È una democrazia con i piedi di argilla. Ricorda l’intervento di Patrola allo scorso convegno. Siamo noi oggi gli oppressi e i colonizzati. Monti è un bravo contabile e noi teniamo stretti i nostri scarsi privilegi, siamo continuamente guidati e controllati (vedi agenzia delle entrate). Forse questa crisi ci sveglia. La Speranza nella lotta per un sogno, ma qual’è il nostro sogno? Cercare un punto di inizio. Questo movimentismo è frutto di un sogno. Un paese che ha tanti partiti è sinonimo di gente che pensa.

17.       Carla(Trento): quello che emerge è una massa condizionata dalle forze economiche, schiava del  consumismo. Esistono grandi personaggi che elaborano la possibilità di un’economia etica che si muova in senso benefico per il prossimo. Bisogna che si compia una conversione in senso filosofico. Molte comunità che si muovono per il bene degli altri possono avere la funzione di realizzare la conversione dell’economia o sono una valvola di sfogo? Chiedo se pensate che possiamo modificare questa economia se c’è speranza.

18.       Tina (): spaventata su visione apocalittica sulla finanza. Il gioco di borsa esasperato ha portato paesi alla rovina. La finanza ha aspetti positivi e negativi. Cerchiamo di incoraggiare la sinistra a realizzare le proprie esigenze. Arrivare alla riforme pacificamente. Nessuno vuole rivoluzioni violente. Anche la Chiesa deve fare la sua parte, eliminiamo i paradisi fiscali.

Riprende la parola Raniero LA VALLE per rispondere.

Sono state dette cose sagge e stimolanti. La discussione ha avuto lo stesso difetto della relazione. Fare analisi ma non presentare soluzioni. Non sono venute proposte. Momento interlocutorio e come tale lo vive.

Non è questo luogo per decidere chi si debba votare. Tutto dipende dalla legge elettorale. Veniamo da esperienza disastrosa di bipolarismo cominciato nel 92. Grande disorientamento di tutta la compagine politica e della comunità italiana. In queste situazioni l’unica scelta giusta è quella del ritorno al proporzionale,  dove ognuno sia rappresentato secondo le proprie forze. Le rivoluzioni sono partite anche da poche persone, ma se vengono bloccate sul nascere non si possono ottenere risultati.

Non si può sovvertire la rappresentanza. Un sistema che alteri la rappresentanza falsa la scelta. Se si riuscirà a fare una legge sufficientemente proporzionale si potrà fare una certa scelta, altrimenti ognuno deve fare una scelta di coscienza.

Il voto non è una testimonianza, è una scelta, un tentativo di influire su un risultato insieme ad altri milioni di persone.

– Non c’è risposta di fronte ai problemi sollevati, perché siamo di fronte ad una crisi di civiltà. Ne siamo consapevoli, siamo in un momento di passaggio. Non sappiamo cosa deve nascere, dobbiamo prendere un punto e da lì cominciare. Non partiamo però da un livello zero. Non dobbiamo demonizzare la situazione da non capire più dove si può trovare un appiglio per andare avanti. Il racconto della catastrofe è utile per farci prendere coscienza ma non ci dà idea del punto di partenza, ci vuole altro. La crisi è partita all’inizio del novecento. Il fatto è che nel novecento si è avuta la lucidità per trovare una strada per uscire dalla crisi. Nel ‘45 ci sono state tantissime visioni nuove per uscire da quella situazione (ripudio della disuguaglianza, diritti universali, ecc.).

Il contenitore è stato il costituzionalismo. I valori non erano solo proclamati, c’era la volontà di renderli effettivi attraverso l’azione dell’autorità pubblica. Il bene comune viene solo da una decisione politica e poi la strumentazione per rendere il bene comune applicabile.

Abbiamo strumenti (costituzione,convenzioni,diritti, ecc.) che sarebbero straordinari se fossero applicati. Sappiamo che non dobbiamo inventare, ma riprendere prospettive già pensate, ma sconfitte.

Sono tornate le guerre, i diritti sono stati negati, l’economia ha operato in modo selvaggio. Dobbiamo cercare di rovesciare questo trend,  sovvertire la sconfitta. La diffamazione dei politici dipende dal fatto che non si vede il conflitto sociale. Per fare le cose bisogna lottare. La politica deve riconoscere il conflitto.

– Il debito. Da dove arriva? E’ una funzione della politica. Il debito era l’alternativa ai carri armati per le strade. I comunisti non dovevano andare al governo, il sistema politico era vincolato. Per ottenere consenso la DC dava soldi a tutti affinché non votassero PC. Quando si chiude la partita il conto economico del risultato politico è questo.

Se in quel momento si fosse azzerato tutto sarebbe stato diverso, ma nessuno ha voluto confessare la genesi del debito. Il debito nasce da scelte politiche, vedi il welfare (La Pira quando la Nuova Pignone chiude fa il diavolo a 4 e la fa comprare a Mattei).

I soldi si trovano o si fabbricano. Il problema del debito di aggrava nella misura in cui i creditori ne fanno una questione vitale (gli USA hanno un debito molto più alto, ma nessuno si sogna di fare questioni). Per noi, in questa situazione, il debito diventa l’arma di ricatto per dominare la nostra economia o per speculare sulla nostra economia.

Ce ne accorgiamo adesso perché ora è esplosa la crisi, prima era mistificata, nascosta. Con la caduta di Berlusconi il sistema si è denudato.

Dobbiamo sperare solo ciò di cui rispondiamo agendo. Passaggio dalla speranza alla fede. Agire per realizzarle, credere che siano possibili. Senza la speranza non ha sostanza.

– Mercati. Non solo critica moralistica. I mercati hanno usurpato le dottrine e le politiche. Sono la brutta copia dello stato, il mercato è sovrano. I mercati si stanno arrogando poteri che non solo loro.

Economia democratica: la democrazia, la sovranità popolare deve prendere il controllo sull’economia.

– Che fare? La soluzione non sta in Italia. l’Europa deve essere strumento di cambiamento.

Ci deve essere una conversione etica dell’economia, ma sono gli uomini che devono convertirsi, perché sono gli uomini che usano l’economia. Riportarla dentro le regole affinché diventi positiva, sia quella pubblica che privata. Vedi art. 41 Cost. Economia deve essere coordinata a fini sociali.

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