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Lettera circolare della Rete di solidarietà internazionale

 Radiè Resch di Padova – Febbraio 2017 

“Non è vero che abbiamo poco tempo, è che molto ne sprechiamo”.

Seneca

Carissime amiche, carissimi amici, siamo già al 2° mese del 2017. Il tempo scorre sempre più veloce e così ci troviamo ancora una volta a scrivere e ad inviare una lettera di notizie e di impegni.

Iniziamo ricordando le notizie da Haiti che ci parlano di volontà e impegni concreti, da parte dei nostri amici haitiani, per superare il disastro dell’uragano, in particolare nelle scuole e di tante altre positive notizie. Come sempre c’è anche la circolare nazionale che approfondisce alcuni “pensieri” sui migranti. Nell’ultimo Coordinamento di Roma c’è stata la presenza di Matteo Mennini, professore universitario, che ha presentato il suo libro “La chiesa dei poveri”, dove viene raccontata la nascita e la storia della Rete attraverso l’incontro di Masina con Paul Gauthier. Si è anche iniziato a parlare dei prossimi seminari locali di maggio, con discussioni e proposte che continueranno nel prossimo coordinamento di fine marzo a Trento.

Salve Tita, come ti avevo fatto notare, il mio tablet era rotto e il piccolo portatile che utilizzavo non mi dava la possibilità di aprire la mia posta, ma ora tutto funziona, il problema è risolto. Noi diciamo ancora grazie alla Rete che s’impegna nuovamente ad accompagnarci per questo nuovo anno 2017, che speriamo ci porti speranza e raccolto per i nostri contadini. Vi ringraziamo per il vostro supporto per costruire uno spazio di riunione per la FDDPA a Dofiné, costruzione che permetterà alla FDDPA di poter organizzare meglio i raduni e la formazione dei suoi membri. Per la memoria di Gianna, è con piacere che accogliamo di dedicare a Gianna la scuola di Marrouge, ne abbiamo discusso lassù con i membri del nord-ovest che hanno accettato con gioia e amore. Noi avevamo giù pensato di dedicare a Gianna questa scuola, ma esitavamo non sapendo se questa scuola fosse appropriata alla realtà della vita di Gianna, ma quando tu ci hai fatto sapere che Gianna era sarta, questo ci ha riscaldato il cuore per la felicità di apprendere questa notizia. Ma tuttavia ci piacerebbe anche dare il nome di Gianna a tutta la sezione di scuola per l’infanzia in tutte le nostre scuole, sappiamo infatti che Gianna aveva un grande amore per i bambini (“Gianna- Bambini = Timoun Gianna yo”). Le nostre scuole ricominciano a funzionare molto bene dopo le vacanze di Natale, e noi abbiamo terminato i lavori di riparazione della scuola del Nord-ovest, ed ora anche a Katienne. La cooperativa delle donne tiene duro malgrado le difficoltà verificatesi in seguito al passaggio dell’uragano Mathieu che ha complicato la loro situazione, Martine ti scriverà per darti più dettagli sulla cooperativa delle donne. La sezione della salute funziona molto bene e i giovani medici passano due giorni con noi, martedì a Fondol e mercoledì a Malingue, e Martine s’incarica di fare gli esami nel suo piccolo laboratorio a casa. Per la coltivazione di Moringa, tutte le necessarie attuazioni sono già state effettuate e a questo fine c’è un comitato che se ne fa carico, le sementi sono pronte e attendiamo che ricominci a piovere per metterle a terra. La banca delle sementi a Fondol e Katienne si prepara per la nuova stagione, l’anno scorso ha nutrito una bella speranza per la restituzione dei prestiti, ma l’uragano Mathieu ha reso i beneficiari ancora vulnerabili, ma speriamo che quest’anno non avremo ancora un uragano devastante. Il miele continua a colare, ma ora siamo nella stagione secca, la produzione diminuisce un po’, ma speriamo che quest’anno aumenti nelle altre zone della FDDPA, formando delle persone a questo fine. I borsisti vanno bene, quest’anno abbiamo il privilegio di vedere Minerva terminare gli studi in infermeria e cominciare a fare servizio in FDDPA, e anche la ragazza del Nord-ovest che studiava infermeria ha concluso i suoi studi, abbiamo dunque il privilegio di integrare altre due giovani nel programma. Grazie per tutto ciò. In questo mese abbiamo avuto una giornata di valutazione con i giovani e la Brigade Dessalines, per pianificare anche la formazione per il nuovo anno ed è stata una bella giornata di lavoro. La radio comunitaria di Balanse fornisce un gran supporto nel lavoro organizzativo, questa radio ha permesso ai membri dell’organizzazione e ai giovani di restare in contatto, e grazie ad essa è stato possibile nel comune di Verrettes eleggere un deputato proveniente dal nostro settore, egli sarà uno dei rari deputati della Sinistra al parlamento. Anche i giovani della FDDPA hanno una trasmissione, ma il problema dell’energia elettrica impedisce alla stazione radio di prendere il volo. Penso di aver detto tutto, vi scriverò prossimamente per farvi un resoconto della situazione politica del paese. N.B : Per il denaro potete inviarlo quando siete pronti e penso sia bene poter evitare troppe spese per il transfert, e anche per noi con la banca. Grazie ancora. Saluti a tutti, Ciao, ciao. Jean e Martine che vi vogliono bene

Lettera circolare della Rete di solidarietà internazionale

Radiè Resch di Padova – Gennaio 2017

Il mondo cambia con il tuo esempio non con la tua opinione.

(da un manifesto argentino)

Carissime amiche e carissimi amici che ricevete questa periodica comunicazione: Auguri di buon anno. Anno nuovo vita nuova è la frase, l’augurio, che si ridice ad ogni inizio di anno, ma…come ci scrive padre Filo, comboniano, dal Ciad: […] Trump non promette niente di buono, la guerra in Siria è al suo sesto anno, la guerra in Yemen ha fatto più di 10.000 morti (ma quasi nessuno ne parla), gli attentati colpiscono dappertutto (ma fanno rumore solo a certe latitudini!), si muore per le strade del Congo in questi giorni in cui si protesta per un presidente scaduto che non se ne vuole andare, è caos in Gabon dopo le elezioni truccate, in Centrafrica le esazioni contro la popolazione riprendono, in Sud Sudan la pace è ancora in alto mare, l’intolleranza del mondo contro gli immigrati sale. Può bastare per questo Natale? Qui in Ciad le scuole e le Università sono chiuse (quasi tutte! Poche come le nostre resistono con grandi difficoltà) da più di tre mesi, gli ospedali chiusi, gli studenti per strada, gli insegnanti senza salario e senza speranza. Le famiglie stringono la cinghia e sono costrette a tornare nei villaggi dove almeno il lavoro dei campi non dipende dal buonumore o dal furto delle casse dello stato dell’etnia al potere. Molti fanno fatica anche a mangiare. Fino a quando? Prima di passare alle notizie da Haiti vogliamo esprimere un grande grazie a tutti per la sensibilità dimostrata con un straordinario aiuto per risolvere i drammatici problemi causati dal ciclone e per ricordare Gianna. Le notizie da Haiti, con la nostra continua solidarietà, ci segnalano qualche segno di speranza. Jean e Willot, oltre agli auguri estesi a tutti e a tutte della nostra Rete, ci informano di essere riusciti a far funzionare in modo più efficace i centri di salute grazie alla partecipazione volontaria di medici haitiani. Inoltre hanno fatto un sopralluogo nel nord ovest dove sono cominciati i lavori per la sistemazione della scuola professionale di Marrouge scoperchiata dall’uragano Matthew.

Cara Tita e famiglia Rete, nou kontan anpil resevwa nouvèl ou nan epók nwèl la (siamo contenti di ricevere vostre notizie nel tempo di natale). Approfittiamo anche di questa opportunità per augurare a te, alla tua famiglia e a tutti i membri della RETE un gioioso natale. Come ci hai ben detto nel tuo messaggio, malgrado i problemi e le catastrofi naturali, dobbiamo conservare la nostra serenità. In effetti, la lettera di fine anno della RETE è per noi una boccata di ossigeno sia per la sua profondità che per le parole di conforto che ci avete inviato. Prima di passare ad altre cose, ci teniamo a ringraziarvi per la vostra solidarietà o contributo alle nostre scuole e agli insegnanti che accompagnano i bambini delle montagne nel loro percorso di conoscenza di cui avranno bisogno per assicurare il loro futuro in un mondo che è sempre più esigente. Infine vi ringraziamo ancora una volta per il contributo nel nome di Gianna e il sostegno che contate di darci per costruire una sala per la FDDPA. A questo proposito, vi faremo pervenire il preventivo per la sua costruzione a Dofiné. Per quanto concerne le devastazioni causate dal ciclone Matthieu, all’inizio di questa settimana siamo andati nel Nord-Ovest per fare una valutazione dei danni e anche per lanciare la ricostruzione del tetto della piccola scuola professionale che è stata selvaggiamente smantellato dal ciclone. E’ vero ci sono stati danni materiali inimmaginabili, specialmente la distruzione dei campi dai quali dipendono i contadini per la loro sopravvivenza; ma i membri del comitato della FDDPA del luogo si sono dimostrati molto coraggiosi e resilienti. Benché fosse impossibile proseguire i corsi nell’edificio sprovvisto di tetto, la direttrice della scuola ha fatto sistemare una piccola sala che era utilizzata come deposito di materiali scolastici e altre cose. Vi invieremo delle foto per vedere le devastazioni che Matthieu ha fatto alla scuola professionale della FDDPA. Quanto alla scuola infermieristica per Christmène tutto prosegue bene: a partire dal mese di gennaio 2017 comincerà a frequentarla in una località della regione dell’Arcahaie. Vi daremo più dettagli al più presto sui costi degli studi di Christmène. Per quanto concerne il preventivo per la costruzione di uno spazio di riunione per la FDDPA a Dofiné, è già stato fatto un preventivo in luglio ma questo preventivo deve essere aggiustato secondo i prezzi del mercato attuale. Per ciò vi invieremo molto presto il preventivo per la costruzione dello spazio, infatti i prezzi subiscono ogni giorno variazioni tenendo conte dell’aumento del dollaro americano sul mercato haitiano e del gourde che si deprezza

continuamente. Così, a nome di tutti i membri della FDDPA, vi formuliamo i nostri migliori auguri e ancora Grazie per tutto, che il nostro pianeta sia fonte di vita vera per tutte le specie che vi abitano. Da Haiti, Jean, Martine, Willot e Balanse che vi salutano.

Salve a tutti gli amici della RETE, A nome della FDDPA e mio personale, è sempre importante ribadire la nostra gratitudine per la vostra solidarietà incondizionata con i contadini di Dofiné, Katienne, Fondol e Marre-Rouge. Grazie alla vostra generosità la FDDPA ha potuto mantenere e continuare le opere di Dadoue. Senza la vostra solidarietà, sarebbe impossibile offrire tanti servizi alle comunità succitate. Come Jean ha ricordato nella sua ultima corrispondenza alla RETE, pochi giorno prima di natale, noi siamo andati a Mare-Rouge per ricostruire il tetto della scuola che il ciclone Matthieu aveva completamente distrutto. Ora i lavori sono in corso, quando saranno completati, vi invieremo tutte le foto. Per quanti concerne la coltivazione della Moringa, abbiamo avuto una riunione a Fondol il 23 dicembre in vista di lanciare il progetto verso la fine di questa settimana (sabato 7 gennaio. A questa riunione, hanno partecipato un contadino di Fondol, il direttore della scuola, Jean, Willot e Jackner. Pensando a Gianna che ci ha lasciato e alla sua famiglia, auguriamo coraggio e salute a voi tutti!

12 GENNAIO 2017

Salve Tita, ho appena completato il rapporto ed è con molta gioia che te lo invio e ti auguro buona lettura e buona condivisione con gli altri membri della Rete, specialmente il gruppo di Padova.

In effetti, noi diciamo Grazie a tutti i membri della Rete per il loro supporto e la loro solidarietà che hanno sempre manifestato verso la nostra organizzazione. Grazie al vostro accompagnamento, ancora una volta abbiamo concluso un altro anno, e durante una ventina di anni di collaborazione, voi non vi siete stancati di continuare a supportarci soprattutto nei momenti più difficili, nelle catastrofi naturali come nella nostra lotta per l’uguaglianza sociale. Malgrado i tempi siano molto cambiati, malgrado la vulnerabilità dei nostri membri per avanzare nei nostri programmi di economia solidale, malgrado l’egoismo del nostro mondo, malgrado le morti delle persone che ci sono molto care e quanti ci hanno lasciato durante questa lotta, ma grazie alla vostra solidarietà incondizionata, siamo riusciti a resistere. Perciò vi diciamo Mesi anpil paske nou pemet FDDPA kenbe nan batay la, se sa ki fe nou p ap bay legen nan batay la. Mesi pou tout bagay sa yo (molte grazie perché possiamo resistere nella lotta, è questo che non ci fa desistere dalla lotta, grazie per tutto questo) Jean Bonnélus che vi saluta e vi dice Grazie.

[alla comunicazione segue un dettagliato rendiconto mensile delle spese sostenute per le varie attività]

Prossimo Coordinamento: sabato 28, domenica 29 gennaio a Roma. Informazioni e prenotazioni a: angelociprari1@gmail.com cell. 3403924204. Ricordiamo che tutti possono partecipare.

Lettera circolare della Rete di solidarietà internazionale

 Radiè Resch di Padova – Dicembre 2016

“Antica storia mediorientale di unviandante che incontrò un mostro nel deserto”

Inizialmente il poveretto ebbe paura ma, riuscendo a scorgerlo più da vicino, s’accorse che era un uomo. Di lì a poco lo distinse ancora meglio e scoprì che dopo tutto non era così brutto come pensava. Alla fine quando lo scorse negli occhi, riconobbe suo fratello.

Carissime amiche, carissimi amici, ci stiamo avvicinando alle “feste” e quindi, a tutte e a tutti: Felice e sereno Natale, buon 2017. Quando arrivava l’invito per i nostri incontri di Rete, era scritto: alle ore…a casa di Gianna e Elvio. Questa volta, proprio per ricordare Gianna a due mesi dalla sua mancanza, ci troviamo: Venerdì 23 dicembre alle ore 18,30 presso i Missionari Comboniani, via G. di Verdara 139 (tel. 0468751506, ampio parcheggio interno) per una celebrazione eucaristica e poi continueremo la serata stando un po’ assieme come Rete per aggiornarci su Haiti del dopo uragano. Cerchiamo di essere puntuali. Anche se il luogo dei nostri tradizionali incontri è diverso, lo spirito rimane sempre lo stesso: amicizia, solidarietà, ricordi, impegni e tanto spirito di Rete. Come sempre, ma in particolare questa volta, la condivisione e lo stare assieme sarà anche motivo per scambiarci gli auguri. Di seguito tante notizie da Haiti e la circolare Nazionale.

Salve Tita, Sono molto contento di poterti raccontare la veglia che abbiamo organizzato in memoria della nostra Manman Gianna. Noi speriamo che l’Italia ritroverà la calma e la tranquillità dopo il terremoto che ha subito. Per la veglia, abbiamo ricevuto nella casa di Dubuisson diverse delegazioni venute dalle zone dove FDDPA interviene, Bedenn, Dofiné, Katien, Fondol. Per cominciare abbiamo cantato l’inno di FDDPA. Ci sono state 3 testimonianze di persone che hanno conosciuto Gianna in Italia – Margo, Martine ed io (Jean). Mérandieu e Jeannette non sono più attivi in FDDPA, Dadoue e Silius hanno già fatto il viaggio per l’Eternità, per citare le persone che hanno conosciuto fisicamente Gianna. Poi abbiamo proiettato le foto che tu ci avevi inviato con un commento in creolo, presentando anche la piccola biografia che tu ci hai preparato. E abbiamo fatto una riflessione sulla natura della cooperazione della Rete con FDDPA. E tutti i presenti hanno preso

coscienza che i tempi sono passati e cambiano, e la cooperazione della Rete ci ha permesso di intraprendere delle iniziative durevoli basate sull’economia solidale. Ogni delegazione ha prodotto una riflessione sul futuro di FDDPA e della cooperazione con la Rete, e i rappresentanti pensano di accompagnare la politica dei giovani di FDDPA, infatti abbiamo molti membri che sono partiti (per la morte o per abbandono), e pensiamo che anche la Rete affronta questa stessa riflessione, vale a dire di coltivare questo stesso senso di solidarietà tra i giovani in Italia. Abbiamo preso in considerazione il modello di Gianna e di Dadoue come dei prodotti rari da trovare tra i giovani delle nostre due società (Italia e Haiti). Infine per terminare la serata, abbiamo mangiato insieme e bevuto del the, e al mattino abbiamo organizzato un piccolo incontro di pianificazione con le differenti delegazioni. Ti informiamo che abbiamo ricevuto il denaro sul nostro conto (10.756,33 $ USA) e approfittiamo di questa occasione per ringraziare la Rete per questa solidarietà incondizionata e infaticabile in un momento in cui molte persone anche da voi hanno bisogno di solidarietà. Continuiamo a riflettere sul documento di Anna, e ti invieremo i nostri suggerimenti e le nostre proposte su questa questione prossimamente. I dispensari di Fondol e Malingue cominciano ad accogliere molte persone, e ti invieremo delle foto della nostra veglia e anche dei centri di salute. Chrismène deve cominciare la scuola per infermiera in questo mese, e noi ti invieremo poi i costi. Ciao, ciao, Jean che vi saluta, buona giornata

.. In questo momento stesso in cui ti parlo, una pioggia incessante si abbatte sul paese, il che complica ancor più la situazione dei sinistrati e delle persone che vivono sotto le tende. Per il momento, le telecamere del mondo sono ancora fisse su Haiti, e le grandi ONG mondiali provano a mostrare di fare ancora un lavoro sul terreno; ma siamo in periodo elettorale e ci sono candidati che fanno una campagna sleale senza rispettare la dignità delle persone vittime dell’uragano; questi candidati utilizzano l’angoscia delle persone per avere visibilità a fini elettorali. Fino ad oggi gli aiuti non arrivano ancora a tutte le vittime e molte associazioni alzano la voce contro il ripetersi di una cattiva utilizzazione degli aiuti: non vogliamo un’altra volta ‘’Un’assistenza mortale’’, per citare il documentario del regista Raoul Peck sull’uso degli aiuti per il terremoto 2010. Noi, dopo aver passato in rassegna i diversi danni causati da Mathieu, siamo arrivati a individuare in quali settori effettuare interventi rapidi; dovremo dunque intervenire presso le persone più vulnerabili e più colpite dall’uragano. Come tu hai sottolineato, c’è una priorità per i piccoli contadini diventati ancora più deboli con la perdite di animali e campi coltivati: un rafforzamento del programma di sementi, con acquisto di capre/montoni, può portare sollievo ai più colpiti. Anche quelli che hanno perduto le loro casupole devono essere inclusi per portare loro un supporto in lamiera o in legno. A questo riguardo, il nostro amico delegato dipartimentale Balanse ha prodotto un rapporto per i dirigenti del paese e ha illustrato i bisogni per la montagna, ha fatto tutto ciò che poteva, ma i contadini restano sempre in attesa, sembra che gli aiuti non siano ancora arrivati ai più vulnerabili. A questo proposito il segretario generale delle Nazioni Unite è stato di passaggio a Haiti, ha deplorato la mancanza di solidarietà che ha constatato da parte della comunità internazionale. Pensiamo che anche un intervento rapido per i tetti degli edifici delle scuole sia una priorità per noi, senza dimenticare una sistemazione fisica e in materiali per i centri di salute…

Salve Tita, felice di scriverti e anche di sapere che la vita ricomincia nelle comunità in Italia dove c’è stato il terremoto. Anche a Haiti la vita ricomincia nel sud dove l’uragano Mathieu ha fatto enormi disastri. Abbiamo avuto i primi risultati delle elezioni ieri sera molto tardi, noi non speriamo grandi cose per la sinistra, infatti il candidato della destra è in pole position per vincere le elezioni. In effetti, la borghesia haitiana ha fatto una campagna eccessiva per questo candidato, come ti avevo spiegato, hanno sfruttato le difficoltà della gente per vendere la politica della destra, nel Sud hanno offerto sacchi di riso e lamiere per riparare le case danneggiate, ciò ha permesso loro di far leva sull’ingenuità delle persone, forse ci sarebbe una piccola speranza se ci fosse un secondo turno. Ma dovranno dare i risultati definitivi alla fine di dicembre [ultime notizie il candidato della destra ha vinto al primo turno, ma ha votato il 22%!]. Per quanto riguarda la terza tappa del seminario, nel mese di marzo, penso che va bene e potremo per quella data pianificare molto bene, perché ci saranno le vacanze di Pasqua. Per quanto riguarda il rapporto sul secondo seminario, penso che è molto ben dettagliato e che costituirà un archivio per l’Organizzazione e sarà a disposizione di tutti i partecipanti del Seminario. Si può dire che il rapporto è di grandissima importanza e può servire di riferimento in qualsiasi momento ce ne sia bisogno. Inoltre pensiamo che il proseguimento dell’esperienza sarà molto benefico per le comunità e anche l’influenza della FDDPA in queste zone d’intervento sarà molto più consolidato. Come riflessione, noi pensiamo che i formatori devono svolgere davvero un ruolo di agenti di salute nelle loro comunità, devono fornire dei rapporti alla sede dell’organizzazione su iniziative e azioni concrete intraprese nelle loro comunità, e questi formatori possono riunirsi in comunità o nella casa di Dubuisson per discutere e valutare le loro azioni comunitarie. Noi proponiamo un encadreur, cioè una persona responsabile di coordinarsi con gli agenti di ogni rispettiva comunità. Ringraziamo ancora una volta tutti i membri della Rete che hanno contribuito per aiutare i membri della FDDPA a far fronte ai danni dell’uragano Mathieu. E cominciamo già a vedere con i differenti comitati di intervenire presso i più bisognosi. E siamo anche molto felici di sapere che avete già raccolto la cifra inviata, è una buona notizia. Fabio, ci ha anche scritto e spiegato un po’ il terzo seminario e il suo contenuto sulla questione delle latrine, e Willot scriverà a Fabio su questa questione perché lui ha fatto un’esperienza in un organismo con cui ha lavorato. Si è molto discusso su questa questione e Willot su ciò produrrà una riflessione. A ben presto per altri scambi e anche per il nostro rapporto annuale.

Ciao, ciao. Un gran abrazo. Jean.

… finalmente qualcosa di buono dall’Italia La Commissione Finanze al Senato riunita in sede deliberante ha approvato il Ddl 57: “Divieto di finanziamento delle imprese che svolgono attività di produzione, commercio, trasporto e deposito di mine-antipersona ovvero di munizioni o sub-munizioni a grappolo”, presentato dalla senatrice Silvana Amati, che ha dichiarato: “Elaborato con il fondamentale contributo di Campagna contro le mine, Fondazione Culturale Banca Etica e Forum della Finanza Sostenibile, il testo presenta una proposta concreta, che riflette quanto già previsto per il contrasto al finanziamento delle attività terroristiche introducendo, per istituti di credito e intermediari, il divieto al finanziamento di qualsiasi operazione che riguardi la produzione di queste armi odiose, che causano numerosissime vittime civili, anche a distanza di anni e soprattutto fra i bambini”

Febbraio 2017

Cari amici,
… un augurio per l’anno che è iniziato …d a un’omelia di don Angelo Casati:
I numeri riguardano un’indagine apparsa in questi giorni sui quotidiani – si potrà anche spostare di qualche decimale i numeri – però l’indagine veniva a dirci che l’1% dei più ricchi del mondo possiede quanto il 99% della popolazione mondiale e, per venire a noi più vicino, che in Italia, nel nostro Paese, l’1% dei cittadini più ricchi possiede il 25% della ricchezza nazionale. E i quotidiani a parlare di “un mondo dove crescono impetuosamente le disuguaglianze, dove si fa sempre più ampia la faglia tra i pochi che hanno e i tantissimi depredati. Il mondo del turbocapitalismo non è solo un mondo sempre più ingiusto, squilibrato. E’ anche un mondo sempre più ingovernabile. Cresce il divario tra ricchi e poveri”.
I numeri. E poi le immagini di uomini, donne, bambini, sepolti da neve e terremoto e i soccorritori che varcano quelli che ormai sono nonluoghi, varcano il silenzio. E rimangono domande, domande senza risposte. O forse la risposta sono loro? Me lo chiedo.
L’omelia si sposta al commento sulla moltiplicazione dei 5 pani e dei 2 pesci, sull’equa distribuzione dei beni: chiamati in causa sono gli uomini, le donne, il senso della giustizia e … dell’immaginazione, la capacità di trovare soluzioni. La cena della condivisione dei pani genera l’immagine del giardino: fateli sedere, a gruppi di 50 a forma di aiuole. E’ come leggere la bellezza del giardino, quella dell’Eden. Di fronte alla moltitudine la risposta sarebbe: congeda la folla, ci pensino loro. Invece: voi stessi date loro da mangiare. Come a dire: cosa succede se li mandiamo via? Allora: da dove cominciare? Si mette in gioco un ragazzino con i suoi 5 pani e 2 pesci. Senza fare troppi calcoli. Se no non parti più. L’immagine del ragazzino. Delle mani dei soccorritori che scavano nella neve con la trepidazione e la cura di chi ama. Anche della resurrezione! E’ l’augurio per l’anno che è iniziato.

RACCCOLTA RETE II SEMESTRE 2016
LUGLIO
€ 278
AGOSTO
€ 258
SETTEMBRE
€ 258
OTTOBRE
€ 258
NOVEMBRE
€ 267
DICEMBRE
€ 634
Mercatini di Natale
€ 375
TOTALE
€ 2.328

USCITE II SEMESTRE
Alla Rete nazionale: € 2.250
Spese conto corrente postale: € 78
Le operazioni sostenute dalla Rete di Lecco sono: Scuola materna di El Bonete – Nicaragua, Supporto al Centro di salute e ai contadini di Haiti. Gaza-Palestina.
ANNO 2016
1° SEMESTRE € 1.450
2° SEMESTRE (+ compleanno) € 2.250
TOTALE 2016 € 3,700
Inviati alla Rete Nazionale nel 2016: € 3.700

Un grazie a tutti e a coloro che hanno voluto scambiare doni di Natale con solidarietà.
Per vendita limoncello € 160, dal mercatino € 190, consegnato al gruppo di Silvia e Giulia € 350 per il Tribunale Permanente dei Popoli.
Per il progetto Donne Straniere del nostro territorio, gestito da Maria Andreotti, abbiamo raccolto € 80.
In occasione del centenario della nascita di Padre David Turoldo, dalla vendita delle litografie donate da Alfredo Chiappori abbiamo raccolto per il progetto “I nessuno delle carceri di Lecco” (referente don Mario Proserpio) e per il progetto “Farsi voce dei diritti negati” (referente Gianni Tognooni) al 31 gennaio 2017 abbiamo ricavato € 1.850 per ciascuno. Le litografie sono ancora disponibili presso Poster House, via Bonaiti 2, Lecco/Rancio e da Mariuccia. E’ disponibile anche l’opera originale (rivolgersi a Lorenza Pozzi, 0341 496114)
“La luce del nero” (Tempere e sabbie su cartone Schoeller)
Con angoscia ti fuggo,
o Luce ma sulla stessa
via sempre t’incontro.
(D. Turoldo, O sensi miei)
Segnaliamo
Mostra fotografica itinerante a cura della Fondazione Don Lorenzo Milani con il contributo artistico di Gianni Bolis, Luigi Erba e Dolores Previtali. Lecco, Palazzo delle Paure, dal 5 febbraio al 30 aprile. Segnaliamo in particolare la conferenza del 9 marzo, ore 21, “Il pensiero di don Milani e la sua persistenza nel tempo, l’esperienza della Casa sul Pozzo e della Casa Don Guanella” Relatori: don Angelo Cupini e don Agostino Frasson. Per informazioni 0341 286729.
Luisa Morgantini, ex presidente della Commissione Europea, scrive:
Mie care e cari, all’uscita aeroporto Ben Gurion mi hanno fermata e comunicato con lettera che potrò tornare in Palestina e Israele solo se il Ministro degli Interni israeliano “concederà ” il permesso.
Dovrò quindi fare richiesta formale di visto al Ministero degli Interni ed avere assenso, in caso contrario se mi presento alla frontiera verrò rimandata in Italia .
Che dire, hanno il potere .
Penso solo che se io sento tanto dolore all’idea di non poter tornare in Palestina e di abbracciare amiche e amici , compresi gli amici e le amiche israeliane, posso solo immaginare il dolore di chi è palestinese e si vede negare il ritorno .
Non resterò’ in silenzio e non mi fermerò. Continuerò a lottare per Il diritto del popolo palestinese alla libertà alla giustizia e alla pace con la fine dell’occupazione militare e la colonizzazione israeliana . Ed ovviamente tenterò ogni strada per tornare in Palestina. Sto cercando per ora di seguire vie “diplomatiche” . Per cui non metterò nulla sui social network e su fb fino a quando non avrò delle risposte.
Ma sinceramente ho tanta voglia di piangere. Un abbraccio.
Luisa Morgantini – 13/1/17

DALLA CIRCOLARE DELLA RETE ROMANA – GENNAIO 2017
Nel giugno del 1967, durante la cosiddetta guerra dei 6 giorni, io ero là tra Amman e Gerusalemme. Le due sponde del Giordano, ad est la Cisgiordania e ad ovest la Giordania, furono unite sotto il nome di Regno Hascemita di Giordania. Israele, sostenuta dagli Stati Uniti e appoggiata da gran parte dell’Europa, conquistò – insieme al Golan in Siria e al Sinai in Egitto – la Cisgiordania e Gaza facendo sua l’intera Palestina. Da allora, la popolazione palestinese viene sottoposta a vessazioni continue, impedita nella sua libertà di movimento, non rispettata nei suoi diritti fondamentali di persone con pari dignità col popolo occupante. Ben presto i coloni ebrei, provenienti dai vari paesi arabi e da tutto l’Occidente, invasero le proprietà dei palestinesi, costringendo spesso questi ultimi ad abbandonare le proprie case quando non s’intimava loro di distruggerle, dietro mandato militare con pretesti di irregolarità. In molti casi furono gli stessi palestinesi chiamati a ricostruirle per i coloni in cambio di un misero salario. Ho visto palestinesi lavorare alla costruzione del muro di separazione e alla mia domanda sul perché accettassero di far così del male a se stessi, risposero: “ho moglie e figli da sfamare”.
I Palestinesi, cacciati da Gerusalemme e da tutta la Cisgiordania, affluirono in massa ad Amman, dopo giorni e giorni di cammino attraverso il deserto, incalzati dall’esercito israeliano con i fucili spianati. Alcuni arrivarono feriti, altri persero dei loro cari lungo il viaggio, specie bambini e anziani, per disidratazione e sfinimento. Grazie alla mia cittadinanza giordana mi fu possibile, insieme ai miei colleghi dell’università di Amman che frequentavo come uditrice, fare del volontariato a Wadi Dilayli, uno dei campi allestiti dalle autorità giordane per accogliere i profughi della Cisgiordania. Per quattro mesi, ogni giorno, partivamo la mattina presto per rientrare a sera inoltrata. Alcuni di noi si occupavano di far scuola ai bambini, altri dell’assistenza sanitaria o della distribuzione di acqua e pane. A me, la più grande per età, affidarono la responsabilità di fare la cucina per 16.000 persone, affiancandomi alcuni giovani dell’esercito e un gruppo di scout. Pensai subito di coinvolgere anche alcuni rifugiati e insieme organizzammo il lavoro di preparazione e distribuzione del cibo. La nostra fu come una grande famiglia dove si respirava angoscia e dolore, ma insieme cercammo di dare una mano a tutti. Tornando a casa la sera, molti degli oggetti di cui ci si serve abitualmente: piatti, bicchieri, posate, contenitori vari, sedie ecc. ecc. mi sembrarono superflui dal momento che nel campo bastava un barattolo vuoto per attingere l’acqua da un bidone e dissetarci tutti. Quel campo profughi fu per me una grande scuola di solidarietà e di umanità condivisa!
50 anni non sono bastati a ristabilire il diritto internazionale in terra di Palestina! Il dramma continua, tra alti e bassi, tra ribellione e resistenza nonviolenta. Ci sarebbe tanto da dire sulle umiliazioni cui è sottoposto il popolo palestinese: le atrocità commesse da militari israeliani e dagli stessi testimoniate, le carcerazioni amministrative di tanti giovani palestinesi e persino di adolescenti e di bambini, le scorribande dei coloni ad Hebron contro i beduini e il loro bestiame, il pestaggio dei palestinesi mentre raccolgono le proprie olive, le barche dei pescatori di Gaza speronate e sequestrate dalla Marina militare israeliana pur trovandosi entro le miglia fissate da Israele e tanto altro: dalla giudeizzazione di Gerusalemme Est alle reazioni scomposte di Netanyahu per le decisioni dell’Unesco sui diritti dei palestinesi, … , le stesse rivolte interne ad Israele per più giustizia … Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU contro la colonizzazione israeliana della Palestina. … votata …dal governo inglese di destra, col primo ministro Theresa May … i governi di Spagna, Russia e Cina,…
Un segno di speranza ci viene dalla commovente marcia che nell’ottobre scorso ha visto migliaia di donne ebre, cristiane e musulmane unirsi in un cammino di pace verso Gerusalemme. La loro canzone è frutto di un’alleanza tra artiste folk israeliane e palestinesi. Essa celebra l’ultima iniziativa del movimento delle “donne per la pace”, WomenWage Peace, nato in Israele nel 2014, promotore di unamarcialunga 200 chilometri. Israeliane, palestinesi e africane, vestite di bianco, tra canti, abbracci e invocazioni di pace, hanno ribadito: “Non ci fermeremo finché non sarà raggiunto un accordo politico che porterà a noi, ai nostri figli e ai nostri nipoti un futuro sicuro”.
… la prossima conferenza multilaterale di pace … a Parigi il 15 Gennaio 2017.
Agnese-Anissa Manca
Valutazione del progetto delle “Donne di El Bonete – Nicaragua”
A nome della Rete nazionale, Liviana ha chiesto alle donne di El Bonete coinvolte nei vari progetti una valutazione in vista del rinnovo triennale del finanziamento. Riportiamo la loro risposta.
PER LIVIANA y AMIGAS DELLA RETE RADIE RESCH.
PREMESSA: Queste valutazioni sono delle socie e soci ADECAB che voi chiamate “Collettivo Donne”. Sono le nostre, tradotte in italiano per voi. Ci scusiamo per la nostra semplicità di analisi e parole.
Vi chiediamo scusa, ma prima di rispondere alle domande inserite nella mail della responsabile RRR di Milano Liviana, vogliamo chiarire che ogni valutazione deve avere presente la comunità di El Bonete con tutte le sue difficoltà climatiche, territoriali, di energia, trasporto che sono fattori di instabilità. Inoltre vogliamo dirvi che il Nicaragua è tra i 10 paesi al mondo più a rischio di disastri ambientali come: terremoti, siccità, inondazioni, uragani, eruzioni. Questi fattori si ripetono ogni anno e ci obbligano a periodi di isolamento, di perdita di produzione e lavoro, di malattie.
Altro elemento, il Nicaragua è, dopo Haiti il secondo paese più povero della America Latina.
Tutto questo per far capire che la vita, il lavoro, il riposo, le relazioni sono soggette a fenomeni indipendenti dalle nostre volontà e a cui dobbiamo far fronte.
PROGETTO RISPETTO AL CONTESTO: prima del vostro sostegno e quello della Ass. La Comune (gruppo di Carugate), la nostra comunità era per molti giorni all’anno isolata, senza trasporto, con problemi che rendevano la vita una pena, poiché ci sentivamo come abbandonati. Pochi andavano a scuola, molti adulti erano analfabeti, non esisteva la Materna ma solo un ranchito con pochi bambini. Pochi potevano finire le elementari e alcuni, per fare la scuola secondaria, dovevano camminare 20 km al giorno, con il sole a picco o sotto la pioggia, spesso senza aver mangiato. Il nostro lavoro era molto precario, un pezzo di terra per avere un po’ di fagioli e mais, il riso veniva da fuori, ma non sempre. L’acqua era di qualche pozzo ma con acqua contaminata e in estate era poca. Il progetto, prima di tutto, ci ha portato la solidarietà di gente lontana che sentiamo come sorelle e fratelli, poi piano piano abbiamo cominciato ad avere miglioramenti nella vita quotidiana, nel lavoro, scuola, salute, trasporto. Anche gli effetti climatici abbiamo imparato ad affrontarli con maggiori risorse e volontà, perché con il progetto ci sentivamo accompagnati.
PROSPETTIVE FUTURE E BILANCIO SOSTEGNO RETE: Come donne della Adecab (quelle che chiamate “Collettivo”) più degli uomini eravamo soggette alla tristezza e mancanza di prospettive, con un carico familiare più pesante di quello dei compagni maschi. Abbiamo avuto maggiore autonomia e sicurezza con il lavoro della ceramica e il vostro sostegno, l’aiuto economico annuale è da sempre fondamentale come base per avere materia prima, per il materiale e gli attrezzi del lavoro, per la legna del forno e poi per pagare l’energia del forno elettrico, per coprire eventuali tempi morti dovuti a eventi naturali dannosi o malattie di qualche donna. Abbiamo frequentato corsi di economia di base, di manualità, di difesa da eventi naturali; tutto questo ci ha dato più sicurezza e una visione più certa del futuro. Quando il cambio climatico ha reso difficile la fornitura di materia prima per la ceramica (barro) e sono stati messi in commercio filtròn di plastica (che non filtrano ma non si rompono e costano meno), ci siamo convertite nella raccolta/ lavorazione del frutto di jicaro, usando sopratutto i semi e la scorza. I semi, una volta lavati e puliti sono per il mercato di Chinandega e altri luoghi, una parte viene polverizzata per fare bevande (Horchata, Poliserial Integral).
Con la scorza siamo riusciti a dimostrare che depura acqua contaminata. E’ stato un processo lungo e costoso, adesso noi non possiamo andare oltre a piccole produzioni perché una seconda fase dovrebbe essere di tipo industriale e richiede investimenti che non sono nelle nostre possibilità. Continuiamo a fare ceramica, filtròn e lavorare jicaro e questo, rispetto a prima è un avanzamento.
La Rete in questo processo è stata importante per sostenere i vari processi di cambiamento e lavorazione. Vi diciamo anche che operando noi con l’jicaro abbiamo aiutato tutta la comunità poiché questo prodotto è stato maggiormente valorizzato.
IL CAMBIAMENTO: Le nostre case non sono come prima, grazie a voi abbiamo migliorato le abitazioni, perché il lavoro ha dato più frutti. I nostri figli vanno tutti a scuola, 14 nostri giovani sono già laureati in varie carriere, abbiamo più salute con il miglior funzionamento del Centro Salute. Mangiamo un po’ meglio e quindi la dieta è più ampia anche se il nostro piatto più comune è sempre il “gallopinto”. Abbiamo migliore acqua e noi possiamo fare a meno dei filtri, che per altre comunità sono indispensabili.
Voi, care amiche e amici dite se il sostegno vostro ha portato a qualcosa, ma certo, non solo come donne e lavoro, ma come famiglia, comunità, figli, alimentazione e salute.
SIAMO IN GRADO DI CONTINUARE SENZA AIUTI DELLA RETE?
Amigas y amigos, nosotras y nosotros somos pobres, pero vivimos tiempo donde valiamos meno de los animales, nos fortalecimos buscando fuerza en nuestra dignidad. Ustedes y la Comune, para nosotros son y seran en nuestro corazòn por su solidaridad y amor para nosotras y nosotros. A pesar de eso se ustedes deciden de borrar una parte de la ayuda y se mantiene la de el preescolar, por nuestra dignidad tenemos que ir adelante, tal vez con màs fuerza de nosotras y nosotros mismo.
Ustedes deben decidir que hacer, nosotras y nosotros debemos vivir y buscar màs unidad y fuerza.
Dios los bendiga a todos y todas ustedes. (in spagnolo nica per volere della comunità).
(Amici e amiche, noi siamo poveri e viviamo un tempo in cui valiamo meno degli animali, ma noi ci fortifichiamo e troviamo forza nella nostra dignità. Voi con l’associazione “La comune” verso di noi siete la nostra forza per la vostra solidarietà e il vostro amore. Se voi ritenete di limitare i fondi riservati al nostro progetto, l’importante è che teniate vivo il rapporto dell’asilo nido; per il resto cercheremo di continuare. Per conto nostro sappiamo di dover essere sempre più uniti tra noi per unire sempre più le forze. Dio vi benedica tutti)
CRITICITA’: Prima di tutto dobbiamo essere critici con noi stessi, manchiamo un po’ nella unità tra noi, a volte qualcuno manca all’appello nelle cose da fare, anche se siamo sempre disponibili a ore di volontariato comunitario.
Se è possibile, vogliamo essere critici anche con il nostro comune di Villanueva, perché per fare i 437 metri di pavimentato abbiamo dovuto andare a prenderlo e portarlo nella comunità per farci ascoltare. Siccome il comune di Villanueva è di circa 38 mila abitanti, solo 8.600 vivono nel casco urbano (centro del paese), gli altri vivono in 53 comunità rurali dove del bilancio si vede solo una parte minore di investimenti per migliorare le condizioni generali.
Per concludere, vi ringraziamo, raccomandandovi che la solidarietà e la pace sono strumenti necessari al cambiamento, noi confidiamo in qualsiasi decisione vostra e vi ringraziamo per quanto fatto e per qualsiasi decisione possiate prendere. Pensavamo nelle nostre idee e programmi di base di avere una possibilità con voi per altri tre anni dopo il 2017, però se fosse diverso vi ringraziamo comunque, sperando che la Materna possa andare avanti.
Gracias y un saludo a todas y todos ustedes: Olivia-Euda-Clelia-Susana-Veronica-Dory- Antolina- Teresa- Rubya- Eliseyda- Nhoemy-Blanca- Isabel-Mariana- Juana.Jacinta- Ricarda- Maria Auxiliadora- Ceylin-Natalia- Damaris-Isidra- Rubey-Rramon- Carlos- Chilo-Kener- Manuel- Walter- Ulises-Hernan y Natividad Rios, Presidente.
[La Rete Nazionale per la Scuola Materna versa 3.500 € l’anno e per il Collettivo Donne 3.100 €]
Relazione sulle attività della Rete di Lecco con i richiedenti asilo e i migranti (richiesta dalla Rete nazionale)
Alcuni amici della Rete di Lecco, assieme ad altre associazioni locali, stanno portando avanti iniziative con e per i migranti. In particolare alcuni collaborano con il Coordinamento “Noi tutti migranti”, di cui sono parte le confederazioni sindacali e associazioni di impegno sociale (dall’Arci a quelle degli stranieri stessi). Tre sono gli ambiti di impegno:
1 Presenza nel quartiere di Lecco/Olate, dove è situato per i 3 mesi invernali il rifugio notturno gestito dalla Caritas per 30 persone senza fissa dimora, di cui 10 italiani. Ci chiediamo, grossa domanda: e dopo marzo? Il gruppo ospitato usufruisce di un sacchetto-cena da parte dell’Istituto Don Guanella. Noi provvediamo a offrire una cena più sostanziosa la domenica. L’obiettivo fondamentale è quello di coinvolgere il quartiere all’accoglienza e all’incontro con gli ospiti attraverso questo gesto concreto.
2 Le donne con le donne: insegnamento della lingua italiana e attività di accompagnamento per ragazze e donne richiedenti asilo, presenti negli appartamenti gestiti da cooperative, a Lecco e comuni limitrofi, all’interno del progetto dell’accoglienza diffusa. Tali attività sono condotte con la collaborazione di altre associazioni con l’obiettivo, molto difficile da raggiungere, di spingere istituzioni e cooperative a realizzare servizi attenti ai bisogni, alla dignità e all’autonomia personale.
3 Il Coordinamento “Noi tutti migranti”, sorto anni fa con l’arrivo degli stranieri nel territorio lecchese, si è trovato a confrontarsi con difficoltà e impegno alterno, con gli avvenimenti sempre più complessi e tragici degli ultimi tempi. Vengono realizzate sul territorio iniziative, in concomitanza con giornate nazionali di mobilitazione, tentando di interfacciarsi maggiormente con Enti e Istituzioni e altre forze per affrontare e trovare una soluzione ai problemi dei richiedenti asilo e dei migranti.

CIRCOLARE NAZIONALE MARZO 2017

Buongiorno a tutti. Vorremmo Vi giungesse il fraterno, caloroso abbraccio della segreteria.
Soprattutto a coloro che non abbiamo ancora avuto occasione di incontrare personalmente.

Quel clima di famiglia allargata è forse l’aspetto più peculiare ed importante della Rete.
“ Un circuito di affetti profondissimi al servizio dei poveri a cui vengono negate giustizia e libertà ma che a questa negazione non si arrendono”. 1

Emozione in “ScalzaRicerca ” potremmo definirla. Che non è un laboratorio scientifico asettico di analisi ma una serie di piccoli, semplici testimonianze di “mondi diversi possibili ”.
Una ricerca che non si sceglie ma si scopre insieme, camminando. Con la lungimiranza di chi

“camminando si interroga ” sui motivi e le ricadute del proprio operato.

Già interrogarsi.

In questi primi mesi di segreteria abbiamo raccolto la forte esigenza di un confronto su

Quale Solidarietà la Rete debba metter in campo in questa modernità liquida “.

Da tempo questo argomento affiora inespresso nei nostri incontri. A Roma, in occasione dell’ultimo coordinamento, è divenuto esplicito con la richiesta alla segreteria di disegnare un percorso che ci aiuti a condividere una risposta a tale domanda.

Un quesito non originale che ha attraversato ciclicamente l’inquieto cammino della Rete. Soprattutto in periodi di grande fermento e trasformazione storico – sociale.
E se tempi e contesti mutano ci pare normale, anzi doveroso, ritornare a verificare il significato del proprio agire. Il tornante di storia che stiamo attraversando ha tutte queste caratteristiche.

Percepiamo tutti la difficoltà e la fatica a vivere un contesto inafferrabile, foriero di cambiamenti repentini ed epocali. In un tempo che si è fatto breve. 2

Forse davvero siamo chiamati all’Ascolto. Del Noi, del Qui e del Là.
Diamoci tempo. Concediamoci gli spazi di un confronto, di una comune riflessione.

Per non farsi travolgere da insicurezze e ansie. Per non cedere al “Demone della paura “.3

Interrogarsi sul “Quale solidarietà ? ” vuol dire interrogarsi su “Quale Rete ?

Cioè andare all’essenza della nostra stessa identità.

Non per ricercare appartenenze esclusive, omologate e uniformanti ma, appunto, per verificarsi e, se necessario, ridefinirsi al veloce mutare di questi attuali, liquidi contesti.
Se è certo che esista già una identità di Rete dalle forti radici, imprescindibile e da custodire4, è altrettanto vero che, nel contempo, vada ricercata una identità di Rete in divenire, dacostruire .

Lo scopo non è quello di individuare delle regole ma rifinire un Noi, plurale e inclusivo.
Perciò c’è necessità di un percorso capace di armonizzare le nostre unità e differenze.
Dentro e fuori. Perché identità e solidarietà sono interdipendenti.

Un percorso quindi, perché una riflessione seria su tale argomento deve avere spazi e tempi
consoni all’ascolto. Partire da noi cercando di arrivare agli aderenti della Rete tutta .

Tenteremo di disegnare quell’itinerario coinvolgendo Singoli, Reti Locali e Rete Nazionale.
Obiettivo ambizioso. Non sarà facile trovare modi e strumenti opportuni.
Ci proveremo. Anticipatamente chiediamo a tutti la disponibilità a “mettersi in gioco ”.

La Rete è un variopinto e ricchissimo macramè .
Del cui ordito, tessuto nel locale telaio, poco conosciamo. 5

All’interno del nostro gruppo ci sono storie di vita personali fantastiche.

Dovremmo imparare a godere un po’ di più di noi stessi.

Conoscersi e nutrire quella relazione che tanto auspichiamo nei rapporti con il “”.

Antidoto alle posizioni difensive, al “ non detto ”.
Al rischio di diventare il “consiglio di amministrazione delle nostre operazioni”.

Per ritrovare significati, valori condivisi ed affinità di intenti.

Memori della nostra innata precarietà e fragilità che regolarmente sperimentiamo nella frequentazione delle diversità.

Ribadiamo che la ridefinizione della nostra piccola, leggera struttura ha bisogno di tutti.

Di ogni piccolo mattoncino. Grande e Piccolo. Nuovo e Vecchio.

Salvaguardando le diverse e feconde attività dei gruppi locali, ritrovarsi resta indispensabile.
L’ incontro personale, l’affetto ed il calore sono momenti insostituibili per nutrire la relazione.

Come segreteria, rimarchiamo l’appello alla partecipazione dei singoli e delle reti più giovani.

I “veterani” della Rete non lesinano il loro apporto e la loro esperienza.

Non perdetevi questo patrimonio umano e la vita che ne fluisce.

Da più di cinquant’anni hanno costruito, arredato questa abitazione.
A volte ristrutturando, l’hanno resa calda, aperta, accogliente.

Scansando l’intento del far proseliti e l’ansia del perpetrarsi e pronti a “chiuder l’uscio” nel caso tale dimora avesse perso senso e funzione.

In conclusione se “questo gruppo di riferimento e non di appartenenza6 ha un qualche valore, l’invito è quello di investirci un po’ di energie e tempo.

Il salotto entro cui ora siete accolti sarete soprattutto Voi ad abitarlo.

Sempre che decidiate di raccoglierne l’eredità.

Un rinnovato abbraccio dalla segreteria
Angelo, Monica e Pier

1 Ettore Masina ( dal discorso di addio alla RRR).

2 Papa Francesco (EG 223) « Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi.
[..] Si tratta di privilegiare le azioni che generano nuovi dinamismi. [..]

Senza ansietà, però con convinzioni chiare e tenaci » .

3 Zygmunt Bauman

4 Lo spazio per la “Narrazione” dei nostri coordinamenti ha questo significato. Senza memoria non c’è profezia.
Senza salde radici non possiamo sporgersi verso l’altro.

5 Ne è un esempio la scheda raccolta delle esperienze personali e di Rete locale con Migranti e Richiedenti Asilo.

6 G. Montagnoli – E. Ongaro “ Vivere la Rete, tra memoria e futuro ”. Seminario Nazionale RRR – Rimini 1999

Rete di Quarrata – Lettera Febbraio 2017

Carissima, carissimo,
la confusione certe volte può essere una condizione piacevole, può significare allegria, scambio di emozioni, sorprendenti abbandoni di vecchie credulità, prontezza di riflessi, svago momentaneo dalla solita routine, mente vigile e liberatoria trascendenza, purchè a un certo punto se ne esca. La confusione, come certi litigi tra innamorati, tra familiari, tra compagni di scuola, tra amici, tra colleghi, può diventare un momento fondamentale di crescita, di conoscenza dei tanti che siamo, delle sfumature precise che contraddistinguono ognuno di noi e del valore profondo che ha sapere che gli altri, come noi stessi, ci sono e hanno qualcosa da dire, aspirazioni da realizzare e caratteri strani, diversi uno dall’altra. Fondamentale è che nessuno approfitti della confusione, di quel creativo scambio di idee e di emozioni, di intenti e di scoperte che può dare vita ad una unità di progetto per un futuro progressista, leale, aperto e possibilmente sereno. Il rischio è grande, perché spesso la confusione si tramuta in una estenuante lotta di potere e di furbizia, e allora il peggio dell’essere umano prevarica quel momento straordinario e nella confusione qualcuno rimane schiacciato. Altri, per timore e ignavia, cercano un capo, quello che sembra sempre avere la soluzione per tutto come un dono divino. Ed è questo il momento in cui nelle menti aperte, libere e preparate scatta la scritta luminosa: Pericolo! Personalmente non ci ho mai creduto al “capo”, non mi piace, sono troppo orgoglioso, troppo consapevole, per cedere la mia sovranità a chicchessia. Mentre sono disponibile, disponibilissimo alla collaborazione leale e costruttiva nei confronti di buone idee e progetti favorevoli per la comunità. Per molti è indispensabile avere una religione, una fede, che sia cattolica, musulmana o quel che volete, o che sia politica, che sia calcistica o esoterica. Va bene, è giusto, ognuno si tenga la sua, ma che non pretenda di imporla agli altri, che non si manchi di rispetto a chi cerca di vivere nel rispetto delle buone regole e di una visione allargata del benessere comune, pur con le proprie fragilità e inevitabili cadute.
E’ in questo mondo di confusione, dove le democrazie stanno attraversando una vera e profonda crisi, che mi torna in mente il profondo significato politico della terza convocazione in Vaticano da parte di papa Francesco dei rappresentanti dei Movimenti Popolari di tutto il mondo dello scorso novembre. Incredibile, in un momento di profonda crisi, economica, morale, politica e finanziaria, è il Papa che convoca, non la Politica! Una politica che non riesce a denunciare che il divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia si allarga sempre più come conseguenza dell’enorme potere dei gruppi finanziari, economici e mediatici che sembrano dominarle. I movimenti popolari, che non sono partiti politici, esprimono una forma nuova, diversa, dinamica e vitale di partecipazione sociale alla vita pubblica.
Ho passato tre settimane in Brasile a cavallo tra dicembre e gennaio, ho incontrato politici, teologi, visitato centri sociali, mi sono fermato sotto i viadotti a parlare con i nuovi poveri, (dallo scorso luglio la situazione si è deteriorata così velocemente che sono tornati a migliaia a vivere nelle strade), i rappresentanti del MST (movimento senza terra), tutti si sono espressi sull’urgenza di “organizzare una nuova politica partecipativa”. Una politica che superi le politiche sociali clientelari, concepite verso i poveri, ma mai con i poveri, al solo fine di “tenerli buoni”. Mettere in discussione l’attuale politica economico-finanziaria deve diventare il vero obiettivo politico dei Movimenti. Unica condizione per un reale cambiamento. Joao Pedro Stedile, del MST ha evidenziato con forza la creazione di una nuova azione politica iniziando dal Brasile. Contro questo populismo che fa leva sulla demagogia e contribuisce alla degenerazione della democrazia, perché fondato sulla manipolazione da parte dei media della coscienza popolare e non frutto di una piena partecipazione consapevole e cosciente dei cittadini.

“Italo D’Elisa la giusta fine”: così è stata titolata la macabra pagina Facebook aperta (e troppo tardi richiusa) per celebrare la vendetta di Fabio Di Lello, assassino di Italo, colpevole a sua volta di aver ucciso in un incidente stradale la moglie di Fabio. E’ accaduto a Vasto, dove sui social si è consumata l’ombra gelida della vendetta. Molti hanno scritto: “Italo, uno di meno”, altri che Fabio abbia fatto bene, visto la cronaca lentezza della giustizia, altri ancora che non avrebbero avuto il coraggio, ma che in definitiva la vendetta é del tutto comprensibile. Anche questa volta troppi “eroi” della tastiera sono divenuti “una legione di imbecilli”. Questa tragica vicenda successa a Vasto reclama qualche riflessione ulteriore. Si, perché la vendetta è un comportamento che ci riguarda tutti e riguarda questa società alla ricerca di colpevoli da giustiziare pronti ad accusare gli altri (e assolvere se stessi). E tutti noi, spesso, quando la rabbia ci assale, convinti di aver subito un’ingiustizia, anche minima, siamo lì, immediati paladini di una giustizia sommaria e cercatori di piccole e grandi vendette. Stiamo creando sempre di più una società spietata, bisognosa di riscoprire l’altro come “fonte” della nostra vita, l’incontro, il dialogo, il perdono.
Oggi la psicologia sta proponendo questi comportamenti come un processo indispensabile ed efficace alle offese, migliori della vendetta. L’incontro, il dialogo, il perdono determinano maggior benessere, sia fisico che psicologico, avendo effetti positivi sugli aggressori, migliorando le relazioni sociali. Frei Betto, teologo brasiliano, incarcerato dalla dittatura militare, dove era quotidianamente torturato insieme ad altri suoi compagni scriveva: “odiare fa male a chi odia”. Oggi creare una società di misericordia è più efficace di una società spietata, ripiegata su se stessa. Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, afferma: “l’unità è superiore al conflitto” e propone una via per la pacificazione per non “rimanere intrappolati nel conflitto”, perché è allora che “perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la stessa realtà resta frammentata” (EG 227). Restare intrappolati nel conflitto non serve. Urge innescare processi evolutivi per contrapporsi a svilupparsi di forme di violenza, di vendetta, di sopraffazione e di aggressione. Il conflitto, dunque, può diventare una sorte di spirale mortale per l’uomo. Mentre i temi dell’incontro, del dialogo e del perdono, come processi di risoluzione di conflitti e di rinnovamento delle relazioni, significano promuovere forme di unità profondamente nuove.
Incontrarsi, dialogare, perdonare non significa dimenticare, ignorare le differenze, far finta di nulla, negare il male ricevuto, minimizzare, giustificare o scusare: ma innescare processi capaci di rigenerare le relazioni e noi stessi. Perché l’unità è sempre superiore al conflitto, perché è rigenerativa, mentre il conflitto è paralizzante. Oggi si contano decine di “guerre regionali” che qualcuno ha coniato come la “terza guerra mondiale”, ma dove si svolgono? Lontano dal nostro stare in pace, continuando a consumare, vivendo senza particolari preoccupazioni. Vivendo come se ciò che succede al nostro esterno sia un ingombro. Ma l’altro è parte di noi, è un dono, ha tratti precisi, ha una storia personale, ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere ed amare la vita, anche quando si presenta sotto le mentite spoglie di un violento, di un rifiuto, di uno scartato umano. Guardando il suo volto, mentre il sole sta appena nascendo, ci ricorderemo che nessun uomo è nostro nemico.

Antonio

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