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Circolare nazionale Febbraio 2020

CIRCOLARE NAZIONALE FEBBRAIO 2020

Cosa hanno in comune il Presidente degli Stati Uniti ed una ragazzina svedese di 17 anni? Perché una parte non secondaria della battaglia per la salvezza del pianeta passa dal loro scontro? Sono realmente interlocutori?

E’ abbastanza agevole dare risposta all’ultima domanda: sì, Greta Thunberg e Donald Trump sono sicuramente interlocutori. Lo sono perché i media danno voce al loro confronto; lo sono, soprattut-to, perché Trump ha riconosciuto la giovane svedese come tale.

Quando, infatti, nei propri tweet, più volte l’ha attaccata, facendo mostra della propria consueta ar-roganza e fornendole l’occasione per replicare, ne ha, di fatto, riconosciuto il ruolo. Grave errore, che conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, la totale incapacità di analisi politica dell’uomo e del suo staff, abilissimi a manipolare il consenso interno, ma incapaci di leggere la realtà al di fuori dei rapporti di forza, economici e militari.

E’ anche vero che il futuro del nostro pianeta passa, in parte, dal loro scontro, soprattutto alla luce del significato simbolico che essi assumono. In una parola, non conta tanto chi siano, quanto cosa rappre-sentano.

Il Presidente degli Stati Uniti è, a buon diritto, considerato l’uomo più potente della terra. Maschio, adulto, titolare di un importantissimo ruolo istituzionale. Greta Thunberg è una totale outsider: fem-mina, adolescente, priva di qualsiasi potere formale. Anche il fatto che sia affetta dalla sindrome di Asperger la rende, almeno nell’immaginario comune, particolarmente vulnerabile: non a caso, un altro raffinato maître à penser, come il vice-premier ungherese Gergely Gulya l’ha definita “una bambina malata”.

Eppure, a ben pensarci, sono assolutamente speculari.

Trump, come acutamente osserva la Segreteria nella scorsa circolare, costituisce l’ultimo frutto, il più avvelenato, del capitalismo arrembante, insensibile a qualsiasi argomento che non sia il profitto im-mediato. Ha costruito il proprio potere economico sulla totale mancanza di scrupoli ed il proprio po-tere politico sul sovvertimento delle regole democratiche. Greta rappresenta il suo esatto opposto: la ragazzina che non conta nulla ma il cui grido “Ci avete rubato il futuro!”, ha fatto il giro del mondo.

Trump rappresenta l’ultima degenerazione del modello neoliberista, che vede il proprio faro nella ri-cerca del profitto e piega ogni risorsa ambientale e ogni modello economico ai propri fini. Greta, at-traverso il proprio allarme per il futuro del pianeta, ci getta in faccia l’inderogabile necessità di supe-rare quel modello. Il solo fatto che le manifestazioni da lei organizzate si tengano, tutte, di venerdì’, giorno lavorativo e produttivo, costituisce già, a suo modo, una sfida. Questa la ragione per cui il Presidente degli Stati Uniti si preoccupa di una ragazzina.

L’economia (o, almeno, un certo modo di intenderla), contro l’ecologia.

Una sfida impari? Vediamo.

Una delle radici del modello neoliberista risiede nel fatto che tende a favorire un numero sempre più limitato di persone. Le disuguaglianze sociali aumentano, la ricchezza si concentra nelle mani di po-chi, la classe media si impoverisce o scompare, i lavoratori sono sempre più sfruttati, i cambiamenti climatici privano enormi masse anche dei minimi mezzi di sussistenza. Anche le tutele fornite ai cit-tadini dai sistemi democratici, dove esistono, si sfaldano di fronte allo strapotere delle multinazio-nali e dei gruppo di pressione. La stessa democrazia è in crisi. La protesta viene astutamente incanala-ta in manifestazione razziste e xenofobe.

Il potere si concentra sempre più nelle mani di pochi, una specie di club esclusivo che governa i de-stini del mondo. Il prezzo di tutto ciò è sempre la progressiva perdita del senso della realtà. Poche persone, nei loro rifugi dorati, che neppure più comprendono le esigenze e le aspirazioni dei propri simili. Né è emblema il pervicace rifiuto di Trump di riconoscere l’esistenza di ciò che è, ormai, sotto gli occhi di tutti: il cambiamento climatico, le sue cause e le sue drammatiche conseguenze. Trump è, a suo modo, sincero: non vuole vedere, perché non può vedere.

Ma il genere umano mostra tracce di resilienza: contro un potere maschio che si fonda sulla forza economica, politica e militare, sta nascendo una resistenza femmina che ne mostra tutti i limiti, nello sfruttamento della persona umana e nella scellerata dissipazione delle risorse ambientali, per loro natura limitate. E sono pronto a scommettere che, in questo momento, in molte parti del mondo stanno nascendo altre realtà completamente diverse ma, al contempo, molto simili nella loro identità profonda: lo testimonia anche la recente polemica sulla censura cui sono state sottoposte, a Davos, altre attiviste che, a differenza di Greta, hanno l’ulteriore difetto di non appartenere neppure alla cultura occidentale.

Come sempre in questi casi, la sfida sarà, per tutti questi ragazzi, quella di passare dalla protesta e dal rifiuto ad una proposta concreta e organizzata. Già ci hanno insegnato che gli schemi della politica novecentesca, a tutti noi così cari, sono superati dai fatti: speriamo trovino – e in fretta – il loro modo di fare politica, senza perdere la loro identità giovane e femminile.

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