15-01 Circolare nazionale – gennaio 2015
Circolare Nazionale Rete Radiè Resch
Gennaio 2015
A cura della rete di Celle – Varazze
CRONACHE RIFLESSE DALLA CROCE DEL SUD
L’infinito del paesaggio reso deserto dalla totale assenza dell’uomo-
I suoi occhi bevono ghiaccio, vento, erba, animali e cielo, dove a farla da padrona è la Croce del Sud.
Chilometri e chilometri in linea retta, sempre nella medesima direzione, quella che ci porterà alla relazione.
Arrivo a Rio Mayo.
Si incomincia a conoscere le prime persone del luogo.
Soprattutto adulti e anziani.
Trascorriamo tempo con loro, cantando, danzando, mangiando e celebrando insieme la Messa di Natale.
Nulla succede.
Forse non è abbastanza ed io pazientemente aspetto.
Tappa a Pillan Mawiza, Leleque terra ancestrale recuperata dai Mapuche ai Benetton. Condividiamo il pranzo in una semplice casa di campagna. Lei gioca a pallone con i ragazzi del posto.
Più tardi, sul pullman, mi sento dire:” E’ stato bellissimo giocare con persone della mia età ma dell’altra parte del mondo. Mi sono divertita.”
Non è ancora abbastanza e io aspetto.
Frontiera con il Cile. Ad attenderci ci sono Josè e Margot con i loro figli e le loro comunità. Una tre giorni di rituali, di sapori, di cultura mapuche. Lei gioca con Relmu, Arcobaleno dell’Aurora, dorme con noi in una cameretta, a due letti e un piccolo pensile, che normalmente ospita i figli dei nostri amici che ci accolgono.
Arriva il momento del commiato: emozioni che scuotono tutto il gruppo dei viaggiatori. Qualche lacrima.
Ma non è ancora abbastanza. Io aspetto di nuovo.
Rientriamo in Argentina. A Loncoupè ci attende Viviana, la referente locale della Mesa Campesinia.
Con lei Susanna e suo figlio di sei anni.
Volto e mani segnati dalla durezza del lavoro dei campi, dalla lotta per aggrapparsi al diritto di un pezzo di terra necessario per garantire la sopravvivenza a sé stessa e a suo figlio.
Lontana da lei, riesco, comunque a cogliere la sua espressione.
Gli occhi di una adolescente di dodici anni incrociano le due perle nere del bambino. Qualcosa si rompe.
Quel sorriso disegnato sul volto si adombra.
Gli occhi si fanno lucidi e gonfi di lacrime,
Sperduta mi cerca e correndomi incontro mi dice:
“Dobbiamo fare qualcosa”.
L’ attesa ha portato finalmente i suoi frutti.
La relazione ha fatto breccia e colpito la sensibilità di questa ragazzina imprimendo in maniera indelebile il suo essere in divenire. Una possibilità di capire cosa significhi lottare per bisogni e diritti scontati alle nostre latitudini.
L’abbraccio stretta e le sussurro: “Benvenuta nel sud del mondo! “
Immediatamente mi affiorano alla mente le parole di Ettore e Clotilde: “E’ importante che i nostri ragazzi vivano almeno un’esperienza diretta con gli impoveriti, imprescindibile per avere una visione completa di un mondo che riserva all’80% delle persone quelle condizioni di vita.”
A questo proposito voglio ringraziare Fernanda, Simona e Marco e la Rete tutta per aver dato la possibilità ai nostri giovani, facendo gruppo, di vivere una tale esperienza, in maniera giocosa e leggera consona alla loro età.
Simona