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Circolare nazionale Settembre 2020

Il 19 e il 20 settembre il coordinamento della Rete si è riunito presso il monastero degli Stimmatini a Sezano (VR) per rinnovare la segreteria, essendo la precedente giunta alla scadenza biennale. E’ stato un incontro di profonda relazione umana (ne avevamo bisogno tutti) ancor prima del trattare la situazione dei problemi, sia locali che mondiali. Ne è risultato un impegno ad essere positivi e continuare a credere nella possibilità che attraverso le azioni quotidiane, a mettersi insieme in piccoli gruppi e a vedere il mondo nella sua universalità, siamo tutti interdipendenti. Ricominciare! Sembra una parola d’ordine. Ma da dove ricominciamo? E come? La quarantena è alle nostre spalle, o quasi, ma nulla sembra superato… o almeno non con quella tranquillizzante sensazione di soluzione trovata in tutti gli ambiti che forse qualcuno tra noi sperava. Però ricominciare si deve. Lo dobbiamo a noi stessi, al nostro futuro, ma anche al mondo che ci ruota intorno. Ricominciare si può, perché la resilienza è una forza innata di cui tutta la natura è capace da sempre, dalla prima comparsa sulla Terra. Siamo capaci di mutare, anche radicalmente, adattandoci alle nuove condizioni di esistenza. Certamente pur riportando ferite profonde, ce la faremo anche questa volta. Ce lo chiedono con forza i referenti dei progetti che condividiamo in Guatemala, in Brasile, ad Haiti, in Bolivia, in Cile, in Argentina, in Perù, ad Haiti, in Nicaragua, in Congo, in Centrafrica, in Ghana, in Palestina, senza un’assistenza reale. Un nostro referente ci ha raccontato che i cadaveri sono abbandonati ai lati delle strade, dove spesso si accaniscono gruppi di cani o che vengono comparsi di benzina per essere bruciati. E’ un urlo straziante che sale dal tutte queste realtà e purtroppo molte altre nei tanti Sud del mondo, dove la salute può permettersela solo chi può pagare. Ricordiamo anche il progetto a favore dei Medici contro la Tortura, operativo a Roma che accompagnano i profughi che provengono dalla Libia e da altre realtà dittatoriali. Abbiamo vissuto i tempi drammatici di Covid-19 dove la malattia e la morte sono state durissime nel nostro paese, questo mantello di sofferenza e tristezza si sta estendendo su tutta l’umanità. Sono ormai un milione le vittime contabilizzate in tutto il mondo. La malattia e la morte si stanno quasi naturalizzando nelle aree più povere, leggendo l’attuale contaminazione. Non basta vedere il Covid-19 isolato e di per sé. Dobbiamo vedere il suo contesto. Viene dalla natura che è stata attaccata dal tipo di rapporto che il nostro sistema produttivo mantiene. Non bastano scienza, tecnica, input, isolamento sociale, evitando gli assembramenti e l’uso della mascherina. Tutto questo è essenziale, ma la cosa più importante è sviluppare un rapporto amichevole con la natura e i suoi animali. Se continueremo con l’irresponsabile aggressione, la natura e la Terra reagiranno inviandoci virus ancora più pericolosi. Dobbiamo cambiare il paradigma, invece dell’intrusione, urge un lavoro di rispetto e di cura, perché la natura non ci appartiene. Noi apparteniamo alla natura, ne facciamo parte, tutto ci dà per la nostra vita, se non invertiamo la rotta, noi scompariremo ma la Natura continuerà. La svolta però sta nel come ricominceremo. Se sceglieremo cioè di trattare questo momento storico come uno dei tanti passaggi della nostra vita, fatto di traslochi, spostamenti, chiusure in un posto ed aperture in un altro, lasciando tutto esattamente uguale in noi, attorno a noi, nelle nostre aspettative, nello stile della nostra esistenza. Oppure se sceglieremo di ripartire con un’altra marcia, un altro passo, un altro stile, altre priorità. Mettendo al centro tutta l’umanità, nessun escluso.
E’ incomprensibile come poche decine di persone, oggi, posseggano la ricchezza di più della metà della popolazione mondiale.
E’ incomprensibile che si spendano ancora 1.875 miliardi di dollari all’anno per le armi.
E’ incomprensibile vedere come il mondo non va nella direzione del Bene comune ma verso la ricerca sempre più ossessiva della ricchezza privata.
E’ incomprensibile che 70 milioni di persone sono state costrette a fuggire dal proprio Paese.
E’ incomprensibile che 12.000.000 di ettari siano stati bruciati in Amazzonia in poco meno di un anno.
Urge una ricomposizione dell’umanità contro questa economia che uccide e crearne una nuova, per la vita, che includa e non escluda, per la salvaguardia di ogni donna e ogni uomo e del Creato.

il laboratorio segreteria: Caterina, Lucia, Nadia e Antonio

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