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Relazione attività Tribunale Permanente dei Popoli

Attività del Tribunale Permanente dei Popoli 2021- 2022

L’agenda di lavoro del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) è stata particolarmente intensa e ha incluso le fasi conclusive di programmi avviati nel 2020 (come la sessione sulla Colombia) e l’attivazione e lo svolgimento di sessioni che giungeranno a termine nel corso dei prossimi mesi.

Il caso Colombia

L’atto di accusa che, a norma di Statuto, attiva la procedura che porta alla realizzazione della Sessione è stato ritenuto di competenza del TPP, il quale ha attivato nel corso del 2020 la sessione con la seguente formulazione: Genocidio politico, impunità e crimini contro la pace in Colombia. In termini profondamente mutati rispetto al processo svolto dal 2006 al 2008 – che aveva documentato la violazione sistematica dei diritti del popolo colombiano e i crimini contro l’umanità commessi da uno spettro di imprese transnazionali operanti nel paese, con una attiva connivenza e responsabilità delle istituzioni governative colombiane – la nuova richiesta, sottoscritta da oltre cento movimenti, associazioni, popoli indigeni e comunità contadine e afrodiscendenti, ha argomentato l’esistenza, lungo la storia degli ultimi 70 anni, di un esplicito e continuato genocidio. Le tappe della sessione hanno previsto un evento di presentazione dell’atto di accusa il 25 gennaio 2021 e tre udienze pubbliche ricche di rapporti originali e di testimonianze individuali e collettive, e che sono state realizzate a Bucaramanga, Medellín e Bogotà dal 25 al 27 marzo 2021, nella forma ibrida di presenza fisica e virtuale della giuria. Essa è stata composta da don Raúl Vera, Andrés Barreda, Lottie Cunningham, Esperanza Martínez, Graciela Daleo, Daniel Feierstein, Luis Moita, Antoni Pigrau Solé, Mireille Fanon, Michel Forst, Philippe Texier, Luciana Castellina e Luigi Ferrajoli. La sentenza, presentata il 17 giugno 2021 a Bogotà, ha accolto pienamente l’accusa e ha motivato il giudizio di genocidio. Il procedimento e la decisione del TPP sono stati riconosciuti di particolare rilevanza non solo per i loro contenuti dottrinalmente rigorosi, innovativi e aderenti alle esigenze di rivendicazione dei diritti fondamentali delle varie componenti del popolo colombiano, ma anche per il loro contributo ai lavori della Commissione Verità che si avvia alla conclusione del suo mandato ed alla presentazione del suo rapporto atteso entro la fine di giugno 2022.

Il caso del territorio e delle Popolazioni del Cerrado (Brasile)

La prima ipotesi di richiesta di considerare il territorio del Cerrado e le sue popolazioni come oggetto di indagine e giudizio da parte del TPP risale al 2019, in tempo pre-pandemia. Una piattaforma di organizzazioni, movimenti ed esperti ha posto in evidenza la sostanziale condizione di invisibilità, a livello nazionale ed internazionale, di una regione che copre nove stati federali del Brasile e che è abitata da una “minoranza” di 25 milioni di abitanti, tra cui popoli indigeni e comunità contadine.

Il Cerrado è una savana tropicale strategica per le sue risorse naturali, principalmente riserve di acqua e minerali, e rappresenta oggi il luogo di non-diritto anche a fronte dell’aumento drammatico e distruttivo della presenza di imprese multinazionali brasiliane e straniere. Se da un lato l’Amazzonia è divenuta centrale, per le sue problematiche, nell’immaginario della politica e dell’opinione pubblica, dall’altro lato il Cerrado continua ad essere sconosciuto e ignorato, rendendo così ‘invisibili’ i suoi popoli e impunibili le violazioni sistematiche di cui questi sono oggetto. Grazie al lavoro intenso di scambi, approfondimenti, ricerche condotte in collaborazione con le realtà richiedenti, si sono compiute tutte le fasi statutarie per la formulazione dell’atto di accusa e del programma delle udienze pubbliche, articolate nelle seguenti tappe: l’evento di presentazione dell’atto di accusa (10 settembre 2021), l’udienza sul tema dell’acqua (30/11-01/12/2021) e l’udienza sulla sovranità alimentare e la biodiversità (15-16/03/2022).

La giuria è stata composta in modo da includere non solo competenze ‘tecnicamente’ competenti sui capitoli classici dei diritti umani, dei popoli e ambientali, ma da rappresentare in modo significativo la storia e l’antropologia di un territorio così poco conosciuto: Antoni Pigrau Solé, professore di diritto internazionale dell’Università Rovira i Virgili di Tarragona, Spagna; Deborah Duprat, giurista ed ex Vice Procuratrice Generale della Repubblica del Brasile; Mons. José Valdeci della Diocesi di Brejo, Brasile; Eliane Brum, giornalista brasiliana; Enrique Leff, economista e sociologo ambientale messicano; Luiz Eloy Terena, giurista indigeno del popolo Terena e membro dell’APIB, Brasile; Rosa Acevedo Marín, sociologa venezuelana e docente presso l’Università Federale del Pará; Silvia Ribeiro, giornalista e ricercatrice uruguaiana del Gruppo ETC;  Teresa Almeida Cravo, docente portoghese di relazioni internazionali presso l’Università di Coimbra. Fa parte della giuria anche Philippe Texier, giurista francese e attuale presidente del TPP.

La conclusione del processo con la formulazione e la presentazione della sentenza e la sua ‘ri-consegna’ alle comunità (che hanno seguito da vicino, con un densissimo contributo di testimonianze e di visibilità culturale tutti i lavori) è prevista dall’8 all’11 luglio 2022 a Goiânia, Brasile.

Session on the murder of journalists

La sessione è stata richiesta dalle organizzazioni Free Press UnlimitedCommittee to Protect Journalists e Reporters Without Borders. Il lavoro di preparazione e accettazione dell’atto di accusa, e di attivazione del programma di sedute pubbliche della Sessione ha occupato uno spazio particolarmente importante per la Segreteria e la Presidenza del TPP. La rilevanza e attualità del problema non hanno bisogno di essere sottolineate e sono cresciute significativamente lungo la fase istruttoria, non solo nei paesi inclusi nell’atto di accusa e indicati come casi emblematici, che sono Messico, Sri Lanka e Siria. L’originalità dell’accusa rispetto alla dottrina e alle pratiche del diritto internazionale può essere riassunta ricordando i tassi di impunità di casi di giornalisti uccisi, sempre superiori al 90%, che sono il prodotto delle complessità dei contesti nazionali di riferimento, ma ancor di più del fatto che la ‘sistematicità’ degli eventi da considerare, non è riconducibile alla somma dei singoli episodi di omicidio-scomparsa- tortura , ecc. nell’uno o nell’altro paese. In questo senso il lungo lavoro di chiarificazione con le organizzazioni richiedenti è stato particolarmente difficile e stimolante. Dopo la Sessione di inaugurazione a L’Aia (2 novembre 2021), e le tre sessioni pubbliche dedicate ai tre scenari nazionali e realizzate, tra aprile e maggio, a Città del Messico e L’Aia, la giuria si trova attualmente nella sua fase deliberante. Essa è composta da Eduardo Bertoni (Argentina),  rappresentante dell’Ufficio Regionale per il Sudamerica dell’Istituto interamericano dei Diritti Umani; Marina Forti (Italia), giornalista e scrittrice, Gill H. Boehringer (Australia), già decano e senior research fellow onorario della School of Law, Macquarie University a Sydney; Mariarosaria Guglielmi (Italia), magistrato, vicepresidente di Medel (Magistrats Européens pour la Démocratie et Libertés); Helen Jarvis (Australia-Cambogia), Vicepresidente del TPP; Nello Rossi (Italia), Vicepresidente del TPP; Kalpana Sharma (India), giornalista indipendente, Philippe Texier (Francia), Presidente del TPP; Marcela Turati Muñoz (Messico), giornalista freelance.

La conclusione della sessione è programmata per il 19 settembre 2022 a L’Aia.

Session on “Pandemic and Authoritaniarism. The responsibility of the Bolsonaro government for systematic violations of the fundamental rights of the Brazilian peoples perpetrated through the policies imposed in the Covid-19 pandemic”. 

Contrariamente alle precedenti, questa Sessione, anch’essa giunta alla sua fase deliberante, ha avuto un iter preparatorio molto compatto, in un certo senso d’urgenza. I contenuti sono riassunti nel titolo ufficiale dato al processo (l’inglese è in questo caso la lingua ufficiale, su richiesta dei promotori, per l’obiettivo di visibilità e internazionale e di comunicazione). La richiesta è stata formulata negli ultimi mesi del 2021 dalla Commissione per la difesa dei diritti umani Dom Paulo Evaristo Arns – il quale è stato cardinale simbolo della resistenza alla dittatura militare – e da realtà rappresentative dalle forze di opposizione interne al Governo di J. Bolsonaro, come l’Articolazione dei popoli indigeni del Brasile (Apib), il Black coalition for Rights e il Public Services International (PSI).

I motivi della richiesta— molto ben dettagliati nel lungo atto di accusa—hanno messo in evidenza come le politiche e le pratiche adottate dal Governo Bolsonaro per il controllo della pandemia virale erano state programmaticamente rivolte ad accentuare le situazioni di marginalità, discriminazione, fino a politiche con caratteristiche di crimini contro l’umanità e direttamente genocidarie per intere popolazioni come quelle dei popoli originari ed afro discendenti. Le udienze pubbliche si sono tenute dal 24 al 25 maggio presso l’Aula Nobile della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di San Paolo e in forma ibrida.

La giuria ha ascoltato molti esperti e testimoni a sostegno dei diversi aspetti dell’atto di accusa, e ha avuto formalmente accesso alla documentazione prodotta negli ultimi mesi dalla Commissione del Senato brasiliano e da rapporti inviati all’attenzione della CPI sulle responsabilità di Bolsonaro nel trasformare la pandemia in una ‘sindemia’, nella quale il popolo brasiliano, specie in alcune sue componenti, era/è formalmente non il soggetto di diritti, ma il ‘nemico-l’altro’ da eliminare.

La giuria è presieduta da Luigi Ferrajoli, ed è composta da rinomati esperti nei campi del diritto, delle scienze sociali e della salute globale:

Sir Clare Roberts (Antigua e Barbuda), ex ministro della giustizia, ex presidente della Commissione interamericana per i diritti umani ed ex giudice della Corte suprema dei Caraibi orientali; Alejandro Macchia (Argentina), medico ed epidemiologo; Eugenio Raúl Zaffaroni (Argentina), ex membro della Corte suprema argentina ed ex giudice della Corte interamericana dei diritti umani – OSA; Joziléa Kaingang (Brasile), leader indigena e antropologa sociale; Kenarik Boujikian (Brasile), ex giudice d’appello della Corte di Giustizia di San Paolo; Rubens Ricupero (Brasile), ambasciatore, ex ministro, ex segretario generale della Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo; Vercilene Dias Kalunga (Brasile), leader Quilombola e avvocato; Baronessa Vivien Stern (UK), membro della Camera dei Lord, specialista in diritto penale e diritti umani; ITALIA – Nicoletta Dentico (Italia), giornalista, scrittrice e consulente per la salute globale; Boaventura de Sousa Santos (Portogallo), docente senior, Facoltà di Economia, Università di Coimbra; Luís Moita (Portogallo), professore all’Università autonoma di Lisbona, specialista in studi sulla pace e sulla guerra;– Jean Ziegler (Svizzera), professore di sociologia all’Università di Ginevra, ex membro del Parlamento svizzero, ex relatore speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.

La complessità della situazione, che incrocia anche le crescenti tensioni di questo periodo pre-elettorale, e le difficoltà di un lavoro tutto da remoto, fanno prevedere che la fase deliberativa in corso non potrà concludersi prima della fine del luglio 2022.

Terza sessione sullo Sri Lanka e il popolo Tamil

Nella sua storia, il TPP ha avuto modo di interessarsi dell’etnia-popolo Tamil. In una prima Sessione svoltasi a Dublino nel 2010, all’indomani del massacro di un numero mai quantificato fino in fondo di decine-centinaia di migliaia di persone, da parte del governo militare dello Sri-Lanka, che aveva scatenato una guerra di repressione contro la minoranza Tamil con un forte supporto internazionale, diretto ed indiretto, di USA, UK, Israele, ed una posizione di chiara condanna, ma sostanziale silenzio diplomatico da parte internazionale. Una seconda Sessione del TPP condotta a Bremen nel 2013 aveva permesso ulteriormente di approfondire l’analisi dei documenti de-secretati, dei testimoni sopravvissuti ai campi, delle politiche di discriminazione sistematica, delle espulsioni, arrivando alla formulazione di un processo di genocidio, che tragicamente corrispondeva a tutte le definizioni più rigorose del crimine sancite a livello internazionale.

Una revisione della situazione del popolo Tamil — non tanto rispetto al genocidio già giudicato in modo definitivo, ma rispetto alla continuazione di comportamenti di violazione dei diritti fondamentali e della sua stessa identità nel popolo attualmente residente e nell’esilio — è stata richiesta al TPP con procedura di urgenza negli ultimi mesi del 2021 dalla comunità della diaspora Tamil sostenuta da uno spettro molto ampio di popoli ‘in esilio’, e da ONG attive internazionalmente nella difesa-affermazione dei diritti umani e dei popoli. Di particolare importanza in questa terza udienza pubblica è la denuncia della totalmente ingiustificata – e gravissima per le sue implicazioni giuridiche e pratiche – della qualifica di ‘terroristi’ da parte degli USA e dell’UK, con la connivenza passiva dell’UE. Questo ha creato una situazione di non-protezione generalizzata dei Tamil, e si configura come un crimine contro la pace, in un’area come quella del Sud-Est Asiatico che è divenuta uno degli scenari geopolitici più ‘armati’ del mondo, anche da punto di vista nucleare. Il territorio dei Tamil in Sri Lanka è in questo senso strategico per avere il porto-chiave per tutto il controllo dell’Oceano Indiano: il processo genocidario, che include anche religione, cultura, identità, è diventato ‘continuo’, ed integra, pur in altra forma, la assoluta criticità della situazione dei Rohingyas in Myanmar. La giuria, molto rappresentativa anche di popoli che condividono storie concrete che richiamano quella dei Tamil è composta da Denis Halliday, ex assistente del segretario generale delle Nazioni Unite e vincitore del Gandhi International Peace Award; Javier Giraldo Moreno, vicepresidente del Tribunale Permanente dei Popoli, teologo della liberazione e attivista per i diritti umani colombiano; Ana Esther Cecena, direttrice dell’Osservatorio Geopolitico Latinoamericano e docente presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico; Flavia Carvalho, giudice aggiunto della Corte Suprema brasiliana; Lourdes Esther Huanca Atencio, presidente della Federazione nazionale delle contadine, artigiane, indigene, native e salariate del Perù; Feliciano Valencia, ex senatore colombiano, leader indigeno Nasa della regione del Cauca; Na’eem Jeenah, direttore esecutivo del Centro Afro-Medio Oriente in Sudafrica ed ex presidente del Movimento giovanile musulmano del Sudafrica; Liza Maza, segretaria generale della Lega Internazionale di Lotta Popolare (ILPS) ed ex membro della Camera dei Rappresentanti delle Filippine; Lonko Juana Culfunao Paillal, leader della comunità indigena Mapuche del Cile sud-occidentale e fondatrice della Commissione Etica contro la Tortura, Junaid S. Ahmad, direttore del Centre for the Study of Islam and Decoloniality di Islamabad e fondatore e presidente del Palestine Solidarity Committee, Pakistan.

Si è appena conclusa a Berlino l‘ udienza pubblica. La sentenza sarà disponibile l’inizio dell’autunno 2022.

Conclusioni

Il lavoro del TPP ha continuato anche in questo anno, pur nella assoluta limitatezza dei mezzi—ma grazie alla ricchezza del sostegno e della collaborazione attiva e volontaria di una rete veramente estesa di persone, competenze , organizzazioni— la sua storia di tribuna di visibilità e di presa di parola per tutti i ‘popoli’ che hanno ritenuto di ritrovare nello statuto, nello stile di presenza, nel rigore della metodologia un motivo di fiducia, ed un aiuto nella loro lotta.

I ‘casi’ che abbiamo presentato sono quelli che si sono potuti scegliere e seguire..

Abbiamo lungo i mesi provato a consacrare del tempo ad una riflessione sul dove si va: al di là di quel lavoro continuo di ricerca ( tanto da diventare essenziale nella nostra identità: insieme ai tanti contributi che arrivano soprattutto da chi lavora nelle giurie dei singoli casi) diventa sempre più forte l’esigenza di prendere sul serio le tante ‘provocazioni’ che i diritti dei popoli pongono alla crescente lontananza del diritto internazionale dalle loro domande e vite.

Sarebbe un momento importante. Ed un’opportunità,reciproca, di fare passi innovativi.

Grazie per l’attenzione che vorrete dare a questa breve cronaca.

Gianni Tognoni,

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