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Circolare Nazionale Rete Radiè Resch

Giugno 2015

Al coordinamento di Varazze ci eravamo presi l’impegno di scrivere noi, come segreteria, questa circolare di giugno per mantenere una continuità con il lavoro e le analisi sviluppate nei seminari. Ma il percorso di sistemazione e sintesi delle diverse idee e proposte emerse ha preso un cammino diverso da quello previsto che richiede un tempo più lungo e ci porterà al coordinamento di settembre (Quarrata 19 e 20 settembre). Inoltre la migrazione dei profughi e gli sbarchi sulle nostre coste hanno raggiunto dimensioni tali che non possiamo non affrontare questo problema. I fatti hanno dimostrato che la sensibilità e la presa di coscienza, che era emersa già da qualche tempo nella Rete, sullo spostamento dei confini del sud del mondo anche a casa nostra, è diventata una tragica realtà. Lo spirito di solidarietà che ha da sempre motivato il nostro agire non può restare indifferente di fronte alla violazione dei diritti che queste sorelle e fratelli subiscono arrivando da noi, mentre si dimentica che si chiudono le frontiere, ma si continua a sfruttare l’Africa, a depredarla delle sue immense risorse, per assicurare il nostro benessere, producendo la povertà, l’instabilità, le guerre che creano i profughi. L’una per tutte: l’uranio che parte dal Niger alimenta un terzo dell’energia elettrica prodotta in Francia, mentre il 93% degli abitanti di questo Paese (il più povero del mondo …) non ha accesso all’energia elettrica…. Ma chi trasforma i migranti in nemici non si rende anche conto o finge di ignorare che la finanziarizzazione dell’economia mette sotto attacco anche i “nostri” diritti. Amoroso, economista ben noto alla Rete, parla di capitalismo dell’apartheid nel senso che tranne per esigue minoranze, non c’è più nessun interesse da parte della finanza ad occuparsi dei bisogni e del benessere di strati sempre più ampi della popolazione. In questo senso è veramente assurdo o strumentale pretendere di distinguere tra migranti “economici” e rifugiati o richiedenti asilo per motivi umanitari. Quando trionfava ancora il capitalismo della produzione veniva tutelata la capacità di reddito delle classi medie e in una certa misura anche delle classi popolari, perché c’era l’interesse che si consumasse tutto ciò che veniva prodotto. Oggi non è più così. Aumenta lo sfruttamento e l’impoverimento di fette sempre più grandi della popolazione anche nelle nostre società (vedi la vicenda della Grecia), perché lo scopo del mercato è quello di investire in operazioni finanziarie una quantità sempre maggiore di denaro invece di investire in un’economia a servizio del benessere della gente. Sarà interessante, a questo proposito, leggere anche quanto ha scritto papa Francesco nell’enciclica “Laudato si’”. Siamo partiti dai migranti, ma siamo arrivati comunque al nocciolo della questione e cioè al fatto che occuparci di economia e di politica rimane parte integrante del nostro fare solidarietà, se vogliamo riprendere quel cammino profetico che ha caratterizzato la Rete per tanti anni. Gli scogli di Ventimiglia (sappiamo che molti di voi ci sono già stati ed altri ci andranno), che raccolgono le sofferenze e i sogni di tante persone, semplicemente in cerca di una vita più umana, ci costringono a scegliere inequivocabilmente da che parte stare. Perché al di là di tutte le nostre sacrosante analisi e discussioni sulla solidarietà è il volto dell’altro, il suo volto concreto e sofferente che ci motiva e ci spinge ad agire. Come ha detto domenica scorsa, nella sua omelia a s. Nicolò all’arena di Verona, p. Tillo Sanchez, amico e collaboratore di Romero, dobbiamo rimanere o tornare ad essere Resistenti in Resistenza.

Un abbraccio a tutte e tutti, buona estate e programmatevi per il coordinamento di settembre!

Maria, Maria Rita, Gigi

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