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Circolare Nazionale Rete Radiè Resch

Giugno 2016

DOVE ANDARE? A VENTIMIGLIA?

Cosa dite, confermiamo il prossimo coordinamento in sede Sezano/Verona o stravolgiamo il programma e partiamo tutti per Ventimiglia a dare supporto a coloro che provano ad affrontare i fatti di cronaca che riguardano i Migranti? A guardare in faccia la storia, la nostra storia? Cosa dite, passando da Savona facciamo carovana con Ba – presente per una bellissima tre giorni di animazione sensibilizzazione – e lo coinvolgiamo, certi del suo potere mediatico? La tentazione per me sarebbe grande. A Ventimiglia mentre la polizia sgomberava, il Prete accoglieva, ed in molti cercavano tende e pasti, sull’autostrada passava un pulmino colorato, pieno di atleti che andavano a Barcellona per un meeting internazionale: uno era salito – simbolicamente – dal greto del Roja al cavalcavia, con documenti regolari e libero transito alla frontiera. A rendere questo possibile è stata una Rete: un progetto CARITAS, la Rete Radiè Resch, una famiglia accogliente, una società di Atletica. Ogni passaggio ha richiesto un preciso assetto giuridico, una filosofia, una disponibilità, una visione utopica: c’erano ONLUS, associazioni, società. La Rete di Castelfranco ha bisogno di essere ONLUS, le Reti che lavorano con i Mapuche hanno bisogno di fondi straordinari, la Rete di Salerno ha bisogno di diventare ASSOCIAZIONE e quanti altri esempi e scusate per quelli sbagliati. Siamo sicuri di avere il tempo la voglia la capacità di trovare una linea comune? E’ così necessario? Forse potremmo soffermarci su quello che è il nostro patrimonio:

-Autotassazione vuol dire che ogni mese ognuno investe qualcosa di proprio, sempre meno saranno soldi sempre più sarà tempo (per un futuro possibile: CREIAMO LA NOSTRA BANCA DEL TEMPO!)

-Non abbiamo sedi, dipendenti, strutture che costano.

-Vantiamo criteri di adozione delle operazioni meditati e condivisi.

-Investiamo sulla “ricerca”, sull’azione politica dal basso.

Questo è il nostro patrimonio e dobbiamo farcene garanti e custodi.

Per il resto fidiamoci, nella diversità le Reti agiscono ed agiranno sicuramente bene. E’ una proposta di federalismo? No Amiche ed Amici davvero cari e stimati, è dare valore al tempo ed ai soldi che costano i coordinamenti e farne uso oculato; dirci che forse dovrebbero diminuire da 5 a 3 poiché nessun lavoratore può sostenere un appuntamento Rete ogni due mesi; renderci conto che sempre più dovrebbero tendere al concreto con autocensura sugli interventi e le polemiche. Chiederci se sono ancora un “parlamento” riconosciuto o un’entità che sostanzialmente organizza seminari e convegni e rivede operazioni con malcontento diffuso. Coraggio! E perdonate la franchezza. Noi siamo convinti che possiamo lasciare uscire il nostro meglio per questo investiremo euro ed ore per venire a Sezano perché se lavoreremo bene le “Ventimiglia” diminuiranno e la ragione di essere Rete è questa. Sarà bello abbracciarvi, questo è, resta e non è in discussione. Come sarebbe bello tornare – ci siamo già stati – ad abbracciare i Profughi a Ventimiglia. Questo è, sarà sempre di più ed è in discussione.

Riflessioni sparse della rete di Quiliano

Maggio 2016 (bis-2)

Proponiamo una riflessione particolare: la preoccupata comunicazione della segreteria:

Cari amici e care amiche, in questo mese la circolare nazionale, assegnata alla segreteria, è una vera e propria lettera circolare, un appello di solidarietà, che trova motivazione nella difficile situazione economica della nostra associazione, con cui in ultimamente è stato necessario fare i conti. Già negli ultimi anni il bilancio mostrava chiaramente una costante diminuzione della raccolta, ma senza che questo comportasse, di conseguenza, problemi per il sostegno ai progetti di solidarietà (avendo una certa riserva, dovuta ai lasciti). E’ invece durante la revisione dei progetti con scadenza 2015, che in Coordinamento (a Quarrata in Gennaio, prima, poi a Pescara in Marzo) si è dovuta costatare l’insufficienza delle risorse per la loro riconferma, anche considerando una “naturale” diminuzione per alcuni, in relazione a possibilità interne agli stessi progetti. I progetti di cui stiamo parlando sono: Donne palestinesi (Palestina), Scuola Nazionale del Movimento Sem-Terra (Brasile), Alli Causai (Ecuador), Sembrando amor como el mais (Ecuador), Clara Mattei (Brasile), Assistenza socio-sanitaria a Cochabamba (Bolivia), Produzione sapone a Roranapolis (Brasile), Progetto Nino (Bolivia), I Bambini di Timbuctu (Mali), Cofinanziamento scuole di Pace (Palestina), Appoggio alle donne capofamiglia (Ecuador), Mapuche associazione Folilko (Cile). Non è stato inoltre possibile approvare, neppure per una sua parte, il nuovo progetto “Eduposan” a favore di una popolazione indigena argentina, seppur ritenuto interessante, o a prendere in considerazione la richiesta di Don Panichella per un nuovo sostegno al suo lavoro di strada. Ne è scaturita una vivace e bella discussione sul senso del nostro fare solidarietà, sulla temporaneità del sostegno economico (si diceva “li accompagniamo per un tratto del loro cammino…”), sulle logiche della solidarietà, sulla consapevolezza che i progetti sono i progetti di tutta la Rete e non solo del gruppo locale referente (su questi aspetti vi rimandiamo ai verbali di Quarrata e Pescara). In una logica meramente economica, la situazione delle entrate comporterebbe una drastica riduzione delle somme necessarie al sostegno dei progetti (circa il 26%). Ci siamo invece, infine, ritrovati tutti concordi su una logica ed un’idea diversa dal fare meramente i conti con la realtà e con il bilancio, cioè, con l’idea di richiamare le nostre più profonde motivazioni al fare solidarietà e condivisione della nostra vita con gli ultimi, con gli impoveriti della terra. Eccoci, perciò, a lanciare un appello per un grande sforzo collettivo, per una raccolta straordinaria che arrivi a coprire la somma mancante di euro 7600.

Buon lavoro ed un grande abbraccio a tutti ed a tutte!

la Segreteria

Maria, Gigi, Maria Rita

Maggio 2016 (bis)

Carissima, carissimo,

da pochi giorni siamo rientrati dal Convegno della Rete a Trevi dove abbiamo dato la parola ai nostri amici profughi e migranti, evidenziare che è stato meraviglioso è poca cosa in rapporto a ciò che abbiamo ascoltato, vissuto. Un’umanità nuova in cammino verso ognuno di noi, verso ogni comunità, verso ogni Stato per sentirsi insieme: mondo. Siamo nel pieno dell’anno della Misericordia, al convegno abbiamo compreso che ha mille strade, mille modalità, che la solidarietà si esprime in mille modi, che è un aspetto essenziale della misericordia. Che offrire misericordia non può essere un peso o una noia da cui liberarci in fretta. Il bisognoso, la vedova, lo straniero, l’orfano: Dio vuole che guardiamo a questi nostri fratelli, vuole metterci alla prova se siamo capaci di fermarci a guardare negli occhi la persona che mi sta chiedendo aiuto? Sono capace? Oggi dobbiamo amare le persone in modo che esse siano libere di amare gli altri più di noi, perché è il volersi bene che fa sentire le persone uguali. Oggi facciamo i conti con il caos, con male, con i disastri della natura, con le violenze, con le guerre, con le ingiustizie, con la sopraffazione di un popolo sull’altro. Oggi il male è così invadente da poter pensare che forse l’uomo, prima ancora di essere colpevole, ne é vittima. Oggi gli errori, l’imperfezione, il limite sono quindi insiti nella storia, ma sono anche la chiave del progresso. I momenti più caotici, e noi probabilmente ne stiamo attraversando uno, sono però spesso anche quelli che danno origine ad una nuova coscienza, ad un salto di qualità, alla capacità di un radicamento più interiore, ad una maggior crescita umana. L’Europa ha chiuso le frontiere sulla rotta dei Balcani percorsa dai profughi, lo ha annunciato come una vittoria. Un volto, quello dell’Europa, senza vergogna. Doveva organizzare la distribuzione dei profughi, siamo ancora al caos, peggio, si ergono muri ovunque, in questi giorni anche l’Austria, governata dalla sinistra, ma presto chiamata al voto, per paura di perdere le prossime elezioni, ha iniziato a costruire un muro al Brennero, e sta pensando di ergerlo anche con la Slovenia. I ventotto paesi hanno siglato l’accordo ma nessuno è interessato a metterlo in pratica. Dove sono l’umanità, la solidarietà, la compassione? Una vittoria dei ciechi egoismi, del cinismo e dell’indifferenza, sbandierata proprio da una istituzione che vanta nel proprio curriculum un “immeritato” Premio Nobel per la Pace nel 2012. Le frontiere chiuse a migliaia di profughi senza documenti regolari in fuga dai conflitti in Siria, in Afghanistan e in Iraq, dal terrorismo nel Pakistan, dalla siccità, dalla fame e dai regimi dittatoriali dell’Africa sub-sahariana. Sono porte sbattute in faccia a famiglie intere, a madri e bambini. Ad Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia, sono bloccati 14 mila migranti e rifugiati, in condizioni drammatiche. Ho ricevuto notizie tragiche dagli amici preti di Ambivere (BG) che avevano eretto nel tempo di Quaresima una tenda e vi avevano preso posto, che sono andati ad incontrarli. Ma allo stesso tempo quanta voglia di vita, quanta creatività ci fatto conoscere attraverso l’invio di notizie e grossi murales fatti con i bambini. Ad ogni loro movimento ricevono, contro ogni legge internazionale vigente, lanci di lacrimogeni, proiettili di gomma e acqua gelida con gli idranti. Stiamo assistendo alla crudeltà dell’umanità nel fango! Dove è finita l’Europa della democrazia e dei diritti? Ma soprattutto dove ha smarrito la sua umanità di fronte al genocidio in atto nel Mediterraneo, mare di sangue, che ha falcidiato dal 1988 oltre 28 mila vite? Ma questi non sono numeri! come ci hanno insegnato padre Zanotelli e don Ciotti, questi non sono numeri, sono volti, vite, quante volte dovremmo ancora ripeterlo? Che ne è rimasta della commozione di tutto il mondo davanti alla foto del piccolo Aylan sulla spiaggia turca? 330 bambini inghiottiti solo dall’inizio dell’anno da un mare più nero dell’inferno senza una lacrima versata, se non il dolore eterno, di cui non sapremo mai, delle madri. E se fossero stati bambini italiani, annegati durante una crociera sul Mediterraneo? Solo questo è un orrore impronunciabile, vero? Chi li avrà sulla coscienza quando tra venti o trent’anni si leggerà sui libri di storia di un genocidio mai riconosciuto, mai affrontato con soluzioni possibili e praticabili, come quella dei corridoi umanitari? Continuiamo a voltare tutti gli occhi da un’altra parte, continuiamo a far finta di non vedere. C’è da vergognarsi di essere europei. Punto e basta. Ci domandiamo quali sono i motivi dei conflitti, chi li determina, chi li arma, quali interessi economico e geopolitici ci sono dietro, e a vantaggio di chi? Chiudo ricordando che, seicentomila italiani ricevono la pensione ogni anno grazie ai contributi versati dai lavoratori emigrati, che hanno versato all’Inps contributi per circa 8 miliardi di euro.

Antonio Vermigli,

Rete di Quarrata

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