Seminario di Brescia – Ottobre 2017: “Quale solidarietà?”
Per questo seminario non esiste una relazione scritta, ma potete vedere la relazione di Padre Zerai premendo sul comando sottostante
Per questo seminario non esiste una relazione scritta, ma potete vedere la relazione di Padre Zerai premendo sul comando sottostante
Cimetière du Trabuquet, Mentone (Francia) – 12 km dal confine di Ventimiglia. Mattina. Una sole splendente inonda il silenzio di questo cimitero aggrappato alla terra, tra ulivi e palme. Di fronte solo l’azzurro di cielo e mare attraversato dai gabbiani. Il luogo è deserto. Aiuta a liberare i pensieri. Una bella cartolina che dà pace. Solo sulla nostra sponda. Quel mare calmo e sereno, un tempo culla di civiltà, oggi inghiotte le vite di persone che hanno osato cullare il sogno di una vita dignitosa. Per sé e per i propri cari. Quella cartolina nella realtà è un cimitero davanti ad un cimitero.
Senza una precisa meta, continuiamo a vagare, in mezzo a centinaia di croci, tutte uguali. Sono quelle dei Tirailleurs sénégalais, un corpo di fanteria reclutato ( a forza ) nelle colonie e nei territori d’oltremare ed usato come carne da macello per la difesa dei confini francesi. I fucilieri, in realtà non solo senegalesi, hanno qui trovato pace. “Mort pour la France” recita l’epitaffio scritto sui bracci della croce. A lato garriscono le bandiere francesi. Libertè, Egalitè, Fraternitè.
Le generalità riporatate sulle croci sono Mustafà, Mamadou, Coulibaly, Diop, Traorè, Diarrà, … Gli stessi nomi di coloro che oggi stazionano nel greto del Roya, perché a Ventimiglia la frontiera italo – francese è stata unilateralmente chiusa . La medesima, difesa a prezzo della vita, dai loro nonni e trisavoli. Un sacrificio di intere generazioni che continua a perpetrarsi ….. Libertè, Egalitè, Fraternitè.
Casa di Cedric Herrou, Breil sur Roya (Francia) – 25 Km dal confine di Ventimiglia Pomeriggio. Saliamo nell’entroterra: nel piccolo comune di Breil sur Roya. Ospiti a casa di Cedric Herrou, l’agricoltore che è divenuto icona dell’accoglienza in quanto condannato per il «reato di solidarietà». Ulivi, coltivazioni a terrazza, terra strappata alla montagna, al corso del fiume Roya. Dopo aver percorso a piedi un sentiero tortuoso, ci ritroviamo in un campo con tende e caravan, allestito per l’ospitalità dei migranti di passaggio. C’è chi fa lezione di francese, chi cucina, chi lava i panni. Circolano in libertà persone ed animali. Seduti sotto una tettoia all’aperto, Cedric ci riceve. L’approccio non è facile. Persona ruvida, appare molto abbottonato, quasi restio. Capiamo che la telefonata di Don Rito Alvarez, il parroco di Ventimiglia, è stata determinante. Ci sta studiando. Spieghiamo il motivo della visita e lo invitiamo a Trevi. Declina. La recente condanna non gli permette di uscire dalla Francia. Quel confine, a pochi chilometri di distanza da qui, chiude anche Lui. Cerchiamo di approfondire la scelta del tema del convegno. Traducendogli il titolo, ci sorride : “la questione non è così semplice ”. Il clima si riscalda ed il suo racconto parte.
Al primo fermo, nonostante trasportasse con il proprio furgone tre clandestini eritrei (quindi in flagranza di reato) gli è stata riconosciuta “l’immunità per scopi umanitari”. Nessuno di loro aveva pagato e quindi lui non poteva essere configurato come passeur. Dopo che la sua attività, oltre che umanitaria, è diventata politica, le cose sono mutate. Alcune interviste pubblicate su numerose riviste (tra cui il New York Times) rendono evidente il vuoto di uno stato che, dopo aver chiuso le frontiere, si disinteressa completamente del problema. Da quel momento “tolleranza zero”. Ne seguono controlli ripetuti ed un monitoraggio costante della zona intorno alla sua casa. Cedric si assume la piena responsabilità dei fatti contestati e continua ad accogliere tutti coloro che lo raggiungono. Il tam tam tra i migranti è efficace. Arrivano da soli. Decide di interrompere l’iniziale attività e rientrare nella “legalità” per non mettere più a rischio la sorte dei migranti. Insieme all’associazione Roya citoyenne raccoglie le loro generalità, compila le domande di richiesta d’asilo e le consegna ufficialmente alla gendarmerie. Attualmente se le autorità francesi sorprendono un migrante oltreconfine, in una fascia di circa 20 km, questo viene automaticamente caricato e rispedito con il treno in Italia. Minori compresi !!!! Nessun documento è valido. Anzi sovente questi, quando esistono, vengono stracciati (1). “Per dare evidenza di ciò cerchiamo di fotografare i documenti prima che vengano distrutti. Ora chi compie un reato non siamo noi ma lo stato francese con la complicità di quello italiano“. Monsieur Herrou si definisce un whistleblower (2): “Mi sono messo nell’illegalità perché lo stato si è messo nell’illegalità. Bisogna rimettere al centro di tutto gli esseri umani. Dobbiamo impegnarci in quanto cittadini per fare in modo che ogni casa diventi uno spazio politico”.
L’analisi di Cedric Herrou và oltre. Ed è molto lucida. Il fenomeno dei migranti disvela il fallimento di tutti i nostri modelli di riferimento. Certo quello del neo-liberismo ma anche gli aspetti culturali più profondi. Filosofici e morali. La Libertè, Egalitè, Fraternitè viene regolarmente disattesa. Per una Europa che si fregia di essere depositaria di una tradizione e di un alto senso civile evidenziare tutto ciò non è sopportabile. Ed il sistema reagisce di conseguenza.
Verso il Convegno. Numerosi gli spunti di riflessioni. Ne evidenziamo alcuni:
– Le azioni umanitarie sono tollerate, anzi sovente incoraggiate in quanto vanno a coprire le responsabilità ed i buchi istituzionali. Diverso è se all’operazione umanitaria si associa l’azione politica che quelle responsabilità mette in evidenza.
– Le dichiarazioni dei diritti dell’uomo, fiore all’occhiello del pensiero europeo, si sgretolano di fronte al fenomeno migratorio e lasciano il posto a muri, paure e alle pericolose derive nazionaliste ( e razziste ) a cui stiamo assistendo.
– Le testimonianze di Padre Zerai e di Cedric Herrou mettono sempre più in luce il bisogno istituzionale di allineare le operazioni umanitarie. La criminalizzazione della solidarietà viene attuata soprattutto in quelle zone critiche di intervento che sono il limes europeo, mare, terra o montagna che sia (3). Qui gli “occhi ed orecchie ” non conformi sono scomodi ed i whistleblower sgraditi. Perciò si è scelto di esternalizzare la frontiere, finanziando interventi come quelli in Libia e Niger. Delocalizziamo il “nostro lavoro sporco” in luoghi poco accessibili ai riflettori mediatici e comunque soggetti a facili amnesie
– L’entrata in vigore della riforma del terzo settore del 1° Gennaio 2018 ( comprensivo di una richiesta di adeguamento dello statuto associativo alla normativa) non rischia di estendere quell’allineamento istituzionale a tutto il territorio nazionale ?
La solidarietà espressa dalla Rete è sempre stata “libera ” da vincoli istituzionali. L’autotassazione, oltre che testimonianza di una scelta personale dei propri aderenti, ha sempre garantito una autonomia da fondi ( e quindi vincoli ) governativi. Inoltre nel nostro recente percorso in cui ci siamo interrogati su Quale solidarietà dovesse esprimere la Rete, l’azione politica è stata confermata come prassi irrinunciabile. Se tali sono i principi che ci animano dovremo anche valutare le conseguenze delle scelte che effettueremo. Sia come singoli aderenti sia come associazione in toto.
Abitare la frontiera, vuol dire abitare la marginalità. Non solo come mero fatto fisico ma come condizione esistenziale. Apre inedite prospettive a chi crede nell’uomo. Ancora di più. Rappresenta il luogo propizio a cogliere il kairòs del nostro tempo. Perciò Ventimiglia è solo un esempio. Uno dei luoghi simbolo di confine in cui le contraddizioni si palesano. Laddove certo, il fenomeno della migrazione mette a nudo la profonda crisi dei nostri modelli, economici e culturali. Ma contemporaneamente rivela quotidiane scelte personali profondamente solidali. Un laboratorio ricco di attività e di creatività incredibili. Da un versante e dall’altro. Per il lato francese, Vi abbiamo scritto di Cedric Herrou. Per il lato italiano, ascolteremo al Convegno Don Rito Alvarez. Insieme agli altri testimoni e relatori scelti. Ed a noi stessi.
Ci informeremo, ci confronteremo e ci formeremo ……. per riempirci di quella indispensabile speranza necessaria a continuare il lavoro nel nostro locale. Ri-incontrarci sarà, al solito, un piacere. Vi aspettiamo !!
La segreteria
Angelo (Ciprari), Monica (Armetta) e Pier (Pertino)
(1) Comportamenti palesemente illegali per la stessa normativa francese e contrari all’articolo 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
(2) Persona che lavorando all’interno di un’organizzazione, di un’azienda, (in questo caso di uno stato) si trova ad essere testimone di un comportamento irregolare, illegale, potenzialmente dannoso per la collettività e decide di segnalarlo all’autorità giudiziaria o all’attenzione dei media, per porre fine a quel comportamento
(3) E’ interessante sottolineare che la cultura di chi vive in mare ed in montagna contenga profondamente radicato
il concetto di soccorso ed aiuto a chiunque sia in difficoltà. Senza distinzione alcuna.
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