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Al termine del mandato biennale di Segreteria, abbiamo cercato di fare un breve bilancio del nostro servizio reso tirando le fila del tragitto percorso e di ciò che, in qualche modo, è rimasto in sospeso. Analogamente a quando accaduto quest’anno, anche noi, nel Giugno 2016, siamo stati nominati in contumacia. Auguriamo alla Nuova Segreteria che le analogie continuino perché seppur impegnativa la nostra esperienza è stata positiva. Ci siamo conosciuti, confrontati ed insieme siamo cresciuti facendo tesoro delle peculiarità di ciascuno sperimentando un circuito di affetti profondissimi che va ben oltre la funzione del mandato specifico.

Un testimone raccolto, in un momento particolare della storia della Rete. La dipartita di Ettore e dei tanti amici/amiche ci consegnano una non facile eredità. La sfida di restare “Nel vento della Storia camminando le strade degli esodi dei popoli”.

Il filo conduttore di questi due anni di cammino potrebbe riassumersi, in estrema sintesi, nel tentativo di: “Ridefinire un noi (associativo), capace di dare continuità a quella grande intuizione di Solidarietà che attinge la sua linfa vitale dall’alterità, dai sofferenti, dai popoli oppressi ma pieni di speranza “.

Usando narrazione e memoria siamo partiti dalle radici della Rete per riscoprire e rinnovare l’adesione a quei valori riconosciuti come irrinunciabili, cercando poi di contestualizzarli nella nostra contemporaneità. Un esempio, per meglio spiegarsi. Data per assodata l’adesione al valore restituzione, ci sembra importante riflettere se nell’attuale situazione socio – economica l’unica declinazione possibile, sia davvero soltanto l’autotassazione? L’analisi del presente non può prescindere da uno sguardo al futuro. Individuando le nuove sfide ed i nuovi attori. Immaginando e disegnando nuove strade. In questo caso l’esempio più significativo emerso ci pare la necessità di confronto con le nuove generazioni. Non per esigenze di proselitismo ma piuttosto per una fame di giustizia verticale, una sorta di restituzione generazionale. Nell’ipotesi di un percorso che mettesse a disposizione la nostra ricerca, le nostre consapevolezze come occasione di esperienza e relazione con “l’altro da sé ”.

Per far ciò, oltre agli abituali coordinamenti, si sono resi necessari dei momenti di incontro capaci di coinvolgere in maniera più allargata gli aderenti alla Rete. Ecco allora i Seminari Macro Regionali, il Seminario Nazionale di Brescia fino alle ultime recenti esperienze di Trevi con il Seminario Giovani ed il Convegno Nazionale dal titolo: “La solidarietà non è reato: Resistiamo umani”.

Questa frase, ci pare contenga contemporaneamente il punto di arrivo del nostro tragitto ed una proposta di riflessione per il cammino prossimo venturo.

La necessità di esprimere che la solidarietà non sia e non potrà mai esser un reato inquadra bene il clima in cui siamo chiamati ad operare. A ciò è strettamente legato il concetto di resistenza che segue perché con molta chiarezza dobbiamo riconoscere il nostro presente come un tempo di Resilienza. Cronaca ed esternazioni politiche, se fosse necessario, sono lì a ricordacelo. In questa eclissi dei diritti resta assolutamente necessario conservare tenacemente accesa la fiaccola del Restare Umani.

Perché una flebile luce può significare speranza ed appartenenza, per tutti coloro che, nel mezzo di questo crescente, disumano oscurantismo, si sentano profondamente alieni.

Non siamo mai stati neutrali. Abbiamo scelto con Chi camminare tra coloro che detengono il potere economico-finanziario, culturale, politico, religioso e color che ne sono vittime. In questo momento, è però assolutamente necessario, rendere evidente per Chi ci siamo schierati. Non solo a livello personale o di azioni locali ma fornendo un segno significativo ed inequivocabile a livello nazionale. In grado di rappresentare la Rete Radiè Resch tutta.

Nella mailing list si è acceso un interessante scambio di opinioni a proposito dell’esperienza di Riace. Quale significanza può avere una adesione della nostra piccole Rete? Certo abbiamo forze ed energie sempre più ridotte. Con tale realtà dobbiamo fare i conti, ma questo non può essere la ragione che frusta immaginazione e inventiva per la ricerca di nuove soluzioni.

Dovremo certo approfondire le collaborazioni con le altre realtà che hanno percorsi e temi comuni ai nostri. Nel dopo Convegno, abbiamo ricevuto numerosi attestati di stima da parte di diverse associazioni che sono rimaste colpite dal clima e dallo stile con cui i lavori si sono svolti. Cominciare con loro, ad esempio, non dovrebbe esser difficile.

Per concludere, dovremo affinare la comunicazione facendo diventare nostri quei linguaggi che sempre più persone usano e comprendono. In un generale “collasso della parola e della complessità ” al pari della testimonianza diventa necessario investire sul sito, sui social e su tutti quegli strumenti che possono, in tal senso, risultare utili.

Genova pare il palcoscenico adatto per le rappresentazioni tragiche e simboliche della nostra contemporaneità. E’ accaduto nel Luglio del 2001, con il G8 e la morte di Carlo Giuliani. Accade oggi, nell’Agosto del 2018 con il crollo del ponte Morandi. Una icona drammatica del livello di noncuranza e di indifferenza raggiunta. Risultato di una incuria strutturale, certo, ma primariamente politica. Quel ponte spezzato è il vallo tra popolo e rappresentanza, tra il potere ed il diritto. E’ la crudele, palese immagine della “mancanza di cura”.

Forse dovremmo semplicemente tornare a prenderci cura.
Del proprio lavoro. Del privato e del pubblico.
Del Presente e del Futuro.
Della Vita e della sua fragilità.
Della Natura e del Creato.

Promuovere un programma essenziale, il cui semplice testo sotto cui raccoglierci, potrebbe suonare così: “Torniamo ad occuparci e preoccuparci delle persone e delle cose”

Perché l’essenza dell’essere umano sta nella capacità di prendersi cura. Ed è forse questo il modo più pieno per riuscire a Resistere umani.
Angelo, Monica e Pier

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