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Rete di Verona Settembre 2020

Cari e care, come abbiamo anticipato, siamo stati al coordinamento nazionale Rete RR che si è svolto a Sezano. Della Rete di Verona abbiamo partecipato in otto, anche se non tutti contemporaneamente. Il dibattito sul nuovo “modello” di segreteria è stato interessante e molto partecipato. Ne è nata l’idea di una segreteria diffusa, nel senso di richiedere a tutti le reti una maggiore partecipazione nella gestione degli aspetti organizzativi e di coordinamento. Ma l’aspetto più importante su cui ci si è confrontati è stata la proposta di realizzare un vero e proprio viaggio tra le Reti e con le Reti per incontrare i vari gruppi e poter così avere una fotografia di ciò che realmente è la Rete oggi. Il coordinamento si è trovato d’accordo su questa proposta perché è importante vedere in profondità che cosa siamo e come stiamo operando per immaginare il possibile futuro della Rete stessa. In questo senso i quattro che si sono offerti di prendere in mano la segreteria), parlano della nuova segreteria come di una “segreteria laboratorio” cioè una segreteria che procede passo-passo senza paura di porsi domande di fronte alla realtà in continuo cambiamento. Una delle novità, per esempio, è che Nadia della Rete di Torino, è una giovane che accetta di fare quest’esperienza e che certamente ci aiuterà a vedere con occhi diversi e a trovare modi di comunicazione più vicini ai giovani. A questo proposito è stato più volte sottolineato che ciò che importa non è riprodurre all’infinito il modello di Rete portato avanti fino ad oggi, ma trasmettere i valori fondanti della Rete, in particolare il modo con cui la Rete ha saputo ascoltare le voci e spesso il grido di dolore dei popoli oppressi del Sud del mondo, senza pretendere di imporre il suo punto di vista, ma lasciandosi guidare da loro; il modo con cui si è assunta la responsabilità di fare contro-informazione (vedi, per esempio, Palestina, Mapuche, Africa), consapevole della valenza politica del sua agire, ogni volta che ha denunciato le ingiustizie causate dal modello di sviluppo imposto dai paesi del Nord del mondo. Ora molte cose sono cambiate, ma restano, anzi, aumentano in modo esponenziale ingiustizie e disuguaglianze; il Sud è arrivato in mezzo a noi con il dramma dei migranti che è sotto gli occhi di tutti. Per questo, ciò che la Rete ci ha spinto a fare nel passato deve spingerci a continuare nella solidarietà, seppure con linguaggi e modalità diversi. La segreteria laboratorio ci stimola ancora una volta a metterci in un atteggiamento di ricerca: probabilmente proprio questo lasciarsi portare dal “vento della storia” ha permesso alla Rete di sopravvivere fino ad ora. Sempre per parlare di nuovi linguaggi è stato presentato il Forum Visioni, cioè uno strumento semplice, una volta presa la mano, per dare spazio al confronto tra noi, senza intasare la mailing list, alla condivisione di piccoli progetti concreti e a percorsi che le reti locali hanno messo in piedi o stanno progettando, soprattutto per sottolineare le esperienze positive, e sono tante, in cui sono coinvolte. Per permettere a tutti e tutte di usufruire di questo strumento, il prossimo coordinamento nazionale che si terrà a Rimini il 21 e 22 novembre affronterà il tema di come diffondere e dare indicazioni pratiche sul forum, in modo che sia accessibile anche a chi non ha dimestichezza con i mezzi informatici.

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Passando al nostro progetto in Ghana, desideriamo condividere con voi qualche foto che ci è arrivata da Adjumako, il villaggio dove stiamo portando avanti il progetto “Maame Adjeiba” . Come sapete, il progetto è nato per promuovere l’inclusione scolastica di ragazze provenienti da famiglie che non hanno la possibilità di sostenere le spese per la scuola delle loro figlie. E’ ormai da cinque anni che il progetto va avanti con successo, tanto che altre famiglie in difficoltà economiche hanno chiesto che ne possano far parte anche i figli maschi. Ci sembra importante sottolineare che questo progetto sta stimolando la gente di Adjumako a sentirsi più responsabile di se stessa e a provare a fare da sola. Del resto, questo è lo scopo principale della solidarietà come l’ha sempre intesa la Rete: stimolare il più possibile le comunità a fare da sé. Le foto che alleghiamo si riferiscono alla costruzione del sistema fognario che la gente di Adjumako si sta costruendo autonomamente.
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Da ultimo, un accenno sulla Palestina che appare solo sullo sfondo dei vari trattati tra Israele e i paesi Arabi del Golfo. In realtà la pandemia non ha fatto altro che aggravare la situazione di sofferenza della gente che da troppi anni vive sotto occupazione. Per questo, anche quest’anno, vorremo organizzare almeno uno o due incontri pubblici perché l’ingiustizia e i soprusi subiti dal popolo palestinese non vengano dimenticati: il nostro impegno di contro-informazione è iniziato proprio là. Per riprendere i nostri incontri dopo l’estate e confrontarci sui punti che abbiamo toccato, ci troveremo martedì 6 ottobre alle 21 in una sala della parrocchia di s. Luca, sufficientemente grande per rispettare le norme anti Covid (l’entrata della sala è dal portico attiguo alla chiesa).

Un caro saluto a tutti e tutte
Maria Picotti

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