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Rete di Quarrata Marzo 2023

Carissima, carissimo
alcune settimane si è celebrata la giornata sul cibo, secondo l’indagine, gettiamo in media 524,1 grammi pro capite a settimana, ovvero circa 75 grammi di cibo al giorno e 27,253 kg annui: ca il 12% in meno rispetto alla medesima indagine del 2022 (595,3 grammi settimanali). Un dato che si accentua a sud (+ 8% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 38% rispetto alla media italiana). Nella hit degli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (24 grammi settimanali), quotidianamente quindi gettiamo circa 3,4 grammi di frutta al giorno e 2,3 di pane: in un anno poco più e poco meno di 1 kg pro capite; nella hit anche insalata, verdure, aglio e cipolle. Uno spreco di cibo che secondo l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore di Spreco Zero, vale complessivamente 6,48 miliardi € solo nelle nostre case. Nel 2022 sono andate sprecate invece nella filiera italiana oltre 4 milioni di tonnellate di cibo (per la precisione 4.240340 tonnellate), per un valore complessivo nella filiera italiana dello spreco di € 9.301.215.981. Uno spreco del cibo di filiera che pesa al 26% in agricoltura, al 28% nell’industria e all’8% nella distribuzione.
Di fronte a ciò il nostro problema più grande non è economico, non è politico, non è ideologico né religioso. Il nostro problema più grande è la mancanza di sensibilità per i nostri simili. Non sentiamo il loro grido di dolore, non vediamo la mano tesa che aspetta del cibo, non vediamo nemmeno i loro occhi supplicanti. Passiamo oltre le sofferenze che vediamo nella strada, come biblicamente hanno fatto il levita e il sacerdote nella parabola del buon samaritano. C’è voluto un samaritano disprezzato per interrompere il suo viaggio, averne compassione, guarire le sue ferite e portarlo all’osteria, lasciando tutto pagato e se ne aveva ancora bisogno, avrebbe pagato al suo ritorno. Chi è qui il prossimo, chiese il Maestro: è sempre e unicamente  il fratello ferito che ha bisogno di un altro fratello che lo aiuti.
Il nostro problema più grande non è economico, non è politico, non è ideologico né religioso. Il nostro problema più grande è la mancanza di sensibilità per gli schiavizzati, per gli impoveriti”. Perchè non sentiamo il loro grido di dolore, non vediamo la mano tesa che aspetta del cibo, non vediamo nemmeno i loro occhi supplicanti.
Noi cristiani oggi siamo solo cristiani culturali che non hanno imparato nulla del Gesù storico che è sempre stato dalla parte della vita, dei poveri, dei ciechi, degli zoppi e dei disprezzati. Ecco perché c’è così tanta disuguaglianza sociale, la più grande del mondo. Perché manca la sensibilità, la solidarietà, il senso umano, quello di trattare umanamente un altro essere umano, suo fratello e sua sorella.
Oggi si dice che il sale non è salutare e viene considerato nocivo per la salute dell’uomo. L’espressione “essere sale” assume quindi una connotazione non del tutto positiva. Non c’è da stupirsi: in tempi in cui l’indolenza e la futilità la fanno da padrone, è preferibile non essere espressivi, non avere gusto – per non rischiare di incorrere in un rifiuto. Evitando di esporci il più possibile, alla lunga le nostre qualità si affievoliscono. Non solo non entrano in conflitto con gli altri, ma sono anche facili da modellare a seconda delle esigenze di questi ultimi sentendoci continuamente autoassolti.
Lo stesso vale per quanto riguarda la luce; averla in modo così facile, spesso schiacciando un semplice pulsante di uno dei numerosi dispositivi di cui disponiamo, non ci rende realmente consapevoli di questo bagno di luce in cui siamo continuamente immersi. Proprio per questo la luminosità della notte può essere equiparata a quella del giorno e spesso ci troviamo a viverla come se fosse tale. La presenza costante di luce o di qualche oggetto luminoso intorno a noi ci dà un senso di sicurezza, ma allo stesso tempo raccoglie e danneggia anche l’intimità. Di conseguenza, a volte preferiamo fuggire dalla luce, ridurla, in modo da creare uno stato d’animo di cui l’oscurità è una componente frequente.
Come possiamo praticare e comprendere la forza di queste due cose di cui spesso non ci rendiamo conto dell’importanza che hanno per ognuno di noi, l’essere il sale della terra e la luce del mondo?La risposta si pone su due livelli. Sul primo si può notare che oggi questo grido è decisamente fuori luogo. Non piace a molte persone e ambienti perché disturba la pace e i loro interessi. Per molte delle forze che operano nel mondo, la mancanza di gusto e l’eccesso di luce sono molto vantaggiosi perché confondono, deviano e fanno si che possano prosperare il loro interessi.
In Italia i clochard sono 96 mila secondo l’ultima rilevazione Istat. Nell’immaginario collettivo i clochard sembrano individui senza volto né identità. In Italia sono morti di freddo 28 senza fissa dimora in tre settimane. Il 2023 è iniziato con una strage di innocenti ai margini della società. In questa sconvolgente si succedono tragedie sconosciute al mondo come quella di Younous Gueye Cherif, 52 anni, ucciso a Milano dalle temperature killer della notte gelida. Di lui tutto ciò che resta è un giaciglio di cartoni e coperte. A pochi passi dalla stazione percorsa ogni giorno da migliaia di pendolari. Fuori dal dormitorio del mezzanino di Milano Centrale sono decine i clochard che rischiano la vita. A soccorrerli sono gruppi solidali di volontari come i City Angels. Altri due senzatetto che si riparavano in strada come Younous sono morti nei giorni precedenti. In 22 giorni del nuovo anno le vittime di questa strage silente sono 28 in tutta Italia di cui 9 in Lombardia).
E’ stato necessario il viaggio di papa Francesco perchè i media dedicassero qualche attenzione per il Congo, dove migliaia di bambini sono sfruttati nelle miniere a cui si dedicano  40.000 bambini e adolescenti. Si dice che per ogni chilogrammo di coltan estratto nella Repubblica Democratica del Congo (RdC) muoiano due persone. E secondo uno studio dell’Institut d’études de sécurité dell’ottobre 2021, all’estrazione della maggior parte del coltan congolese si dedicano oltre quarantamila bambini e adolescenti. Il sottosuolo congolese è ricco di diamanti (la RdC è al quarto posto al mondo per quantitativi di diamanti estratti), oro (sedicesimo posto), ma ancor più significativa è la presenza di cobalto, rame e coltan, tre minerali sempre più importanti per i processi di produzione tecnologica. Ciononostante, la Repubblica Democratica del Congo è tra le cinque nazioni più povere del mondo secondo i dati UNDP: nel 2021 il 64 per cento circa della popolazione, poco meno di 60 milioni di persone, viveva con meno di 2,15 dollari al giorno. D’altronde, in buona parte proprio a causa di queste immense ricchezze del sottosuolo, è dal 1994 che quasi senza sosta il Paese è scosso da guerre civili e feroci conflitti con Stati confinanti, costati milioni di morti.
«Questo Paese immenso e pieno di vita, questo diaframma d’Africa, colpito dalla violenza come da un pugno nello stomaco, sembra da tempo senza respiro» ha detto papa Francesco al suo arrivo il 31 gennaio a Kinshasa; aggiungendo poi che «si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono straniero ai suoi abitanti. Il veleno dell’avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati».
Un dramma generato dall’avidità «davanti al quale il mondo economicamente più progredito chiude spesso gli occhi, le orecchie e la bocca. Ma questo Paese e questo Continente meritano di essere rispettati e ascoltati, meritano spazio e attenzione». Un gesto forte come un viaggio di una delle poche voci forti che si levano contro le ingiustizie e lo sfruttamento dei più deboli, nella speranza che le luci sul Congo non si spengano ancora una volta subito dopo.
Antonio
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