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Care e cari,la sera di venerdì 1 dicembre, come già annunciato, abbiamo fatto un incontro sul viaggio della rete di Verona in Ghana. E’ stata una serata partecipata (quasi una cinquantina i presenti) e coinvolgente. Alla nostra narrazione, corredata da slides che illustravano le fasi del viaggio e gli incontri fatti, si è aggiunto l’interessante contributo della giornalista Antonella Sinopoli. E’ una donna che ha scelto di vivere in Ghana e che tiene un blog (ghanaway.net, in italiano) e dirige una testata giornalistica on line, Voci Globali (https://vociglobali.it/), che si occupa di diritti umani. Con questi mezzi fa un’interessante controinformazione rispetto ai tanti luoghi comuni detti e scritti sull’Africa. Terremo i contatti anche con lei e sarà un utile confronto per il nostro progetto contro l’abbandono scolastico ad Adjumako.

Torniamo ad aggiornarvi sulla Palestina. Proprio in queste ore, con il riconoscimento di Gerusalemme capitale israeliana, il presidente Trump soffia sul fuoco dei fraintendimenti storici e della prepotenza armata. E, come noi, molte associazioni si stanno muovendo per non fare passare sotto silenzio l’accordo economico-politico che farà partire il Giro d’Italia 2018 proprio nello stato di Israele. Ciò comporta un ulteriore riconoscimento internazionale per un governo che pratica l’apartheid e che è stato più volte condannato per il mancato rispetto dei diritti umani verso milioni di Palestinesi. Netanyahu ha anche invitato papa Francesco per la partenza del giro, nel prossimo maggio. A tale proposito, nella scorsa riunione di rete di novembre, alcuni di noi hanno proposto di scrivere una lettera al papa. L’abbiamo scritta e spedita, raccogliendo le firme di chi era presente o, comunque, di chi incontriamo più spesso. Per noi di Verona, il prossimo appuntamento sui temi della Palestina sarà lunedì 18 dicembre a Sezano alle 20,45. Ci fa piacere che il Monastero del Bene Comune mantenga un’attenzione forte sulle sorti di questa terra. In un momento in cui le cattive notizie sono sempre più frequenti da tutto il Medio Oriente, è fondamentale essere informati e capire quello che possiamo fare concretamente.

A livello nazionale, la ReteRR sta preparando il Convegno biennale del prossimo anno. Lo terremo ancora a Trevi nei giorni 13, 14 e 15 aprile 2018. Sappiamo che ci può essere qualche difficoltà per raggiungere l’hotel, ma la storica sede di Rimini (hotel Punta Nord) ha cambiato destinazione d’uso. Quindi si conferma la sede di Trevi, dove per altro, a prezzi accessibili, siamo stati accolti con disponibilità e cordialità nel 2016 e dove gli spazi sono numerosi. Il Convegno avrà come titolo “La solidarietà non è reato: resistiamo umani”. Sempre più spesso vediamo che si vorrebbe far passare l’idea che la solidarietà può essere un reato. Non è la prima volta che succede nella storia. Anche ai tempi del nazismo, come ci ha ben ricordato Ercole Ongaro, chi aiutava gli ebrei a sottrarsi alla persecuzione, veniva perseguito e condannato. Giornalisti, giuristi e i nostri “testimoni” ci aiuteranno ad approfondire questo tema. Contemporaneamente al Convegno si sta organizzando anche un Seminario Giovani dal titolo “E se io fossi al tuo posto?”. Il Seminario, pensato per giovani dai 16 ai 25 anni, avrà un suo percorso autonomo, anche se poi ci sarà un momento di sintesi in comune con il Convegno. Il coordinamento ha chiesto che ogni rete locale si impegni a invitare giovani della propria zona perché è importante che i giovani colgano occasioni come questa per riflettere sui rapporti nord sud, sulla situazione dei migranti, sul diritto a cercare una vita migliore per ogni persona. Sicuramente ciò comporterà uno sforzo economico maggiore e non sappiamo come le nostre modeste riserve potranno fare fronte alle spese per i relatori invitati e per gli ospiti (soprattutto i giovani) che avranno difficoltà a pagare viaggio e albergo. Il coordinamento propone perciò che si costituisca una “voce di cassa” apposita: chi può versare una cifra extra, anche modesta, la depositi sul nostro conto locale con la causale: per il nostro prossimo convegno.

Infine qualche notizia “interna”. Dino ha chiesto di essere sostituito nell’incarico di rappresentante legale dell’associazione. Nell’incontro del 7 novembre è stato deciso che questo ruolo lo avrà Maria Picotti. Come sapete, si tratta solo di un’indicazione burocratica richiesta dalla nuova regolamentazione sulle associazioni; per il resto tutto rimarrà come prima. Cercheremo solo di fare circolari sempre più collegiali, a partire da questa. Concludiamo augurandovi un Natale sereno insieme alle vostre famiglie e che il nuovo anno rinnovi in ciascuno e ciascuna di noi l’impegno a dare il proprio contributo per la pace e la giustizia qui nella realtà in cui viviamo e là dove lavorano i nostri referenti nel mondo.
Maria, Gianni, Silvana, Dino, Laura, Gianco, Francesca, Roberto.

Care amiche e cari amici della Rete trentina, a conclusione di questo 2017, che come tutti gli anni ha portato con sé cose positive e cose negative, vorrei soffermarmi su qualche elemento di speranza, con l’augurio che nel 2018 l’impegno di tutti noi insieme possa migliorare un po’ il mondo in cui viviamo. Vorrei ancora una volta parlare del progetto che la Rete trentina sta seguendo, il Progetto Profughi, che si sta modificando progressivamente in base all’evoluzione della situazione. In particolare come Rete abbiamo cercato di inserirci in un contesto più ampio, anzi ci siamo fatti promotori di un coordinamento tra varie realtà che in Trentino si occupano di accoglienza, denominato Oltre l’Accoglienza (in sigla OLA). Ci sono già dei primi risultati, che riguardano la messa in rete di informazioni, buone pratiche, conoscenze, esperienze. Negli ultimi tempi ci siamo occupati soprattutto di senzatetto, persone che in inverno rischiano molto a causa del freddo. E fra i senzatetto ci sono molti migranti, che dormono all’addiaccio o in ripari di fortuna. Ci sono state delle iniziative del pubblico e del privato per dare risposte al problema, ma sono ancora insufficienti. L’impegno di OLA è di approfondire il problema e di cercare insieme possibili soluzioni. La sensibilità verso questi temi si sta ampliando, anche se non dobbiamo nasconderci che il 2018 sarà un anno di elezioni, sia a livello regionale che nazionale. E questo non favorirà certo il confronto sereno e costruttivo, ma, al contrario, è prevedibile che i toni del dibattito si accendano e che ancora una volta il tema delle migrazioni, che è uno dei più delicati non solo in Italia, diventi un campo di battaglia per le posizioni più estremiste. Ma mi sono imposto di portare elementi di speranza e tra questi vi segnalo l’iniziativa della parrocchia di S. Antonio a Trento, dove è attivo un folto gruppo di volontari che seguono vari immigrati, profughi e richiedenti asilo. In questa parrocchia si è tentato di allargare la riflessione e si è cercato di coinvolgere tutti i partecipanti alla Messa affinché accogliessero la proposta di visitare la Residenza Fersina, una delle strutture di Trento in cui sono ospitati i richiedenti asilo. Un laico ne ha parlato in occasione della Messa festiva del 17 dicembre, lanciando l’invito, e la domenica successiva altri due laici hanno riferito in chiesa sull’esito positivo della visita, alla quale aveva preso parte un gruppo di parrocchiani, dimostrando così un’attenzione che ai migranti infonde coraggio, agli operatori e ai volontari esprime riconoscimento. “Non è un Hotel a cinque stelle la Residenza Fersina, come pensano alcuni – hanno detto i due laici in chiesa – è lo sforzo della comunità trentina per la prima accoglienza dei rifugiati. Sono persone in attesa, lontane dalla propria terra e dai propri cari, senza un lavoro che dà sicurezza. Non portano solo problemi, portano anche un contributo di creatività e resistenza. Il loro sacrificio insegna a noi ad avere pazienza e tenacia nel perseguire l’obbiettivo di una società più giusta e in pace. Superare i nostri pregiudizi è difficile, ma necessario”. E con questo messaggio, auguro a tutti un Anno Nuovo ricco di speranza.
Fulvio Gardumi
NB. SE QUALCUNO FOSSE INTERESSATO A PARTECIPARE ALLE ATTIVITA’ DI OLTRE L’ACCOGLIENZA ME LO FACCIA SAPERE. IL PROSSIMO INCONTRO E’ MARTEDI’ 9 GENNAIO ORE 20.30 ORATORIO S.ANTONIO VIA S.ANTONIO TRENTO

Lettera Natale 2017

Carissima, carissimo, quest’anno in particolare mi appare chiaro quanto questo Natale sia dalla parte degli impoveriti. Ognuno di noi sa quanto abbiamo oggi bisogno di creare momenti di incontro e di amicizia, di solidarietà e di aiuto concreto nei confronti di chi si ritrova impastoiato in qualsiasi tipo di povertà, da quella che costringe a indossare vestiti laceri e sporchi, a dormire sotto i ponti e dentro cartoni. E quella ancor più spietata che degenera in emarginazione e solitudine, in delusione e disperazione, in rabbia e violenza. Quella delle centinaia di milioni di uomini e donne che nel Sud del mondo soffrono perennemente la fame e l’esclusione. Conosciamo tante storie con cui siamo in contatto e con cui abbiamo creato una relazione di solidarietà, che ci descrivono, purtroppo quanto la povertà sia profonda. Questi amici ci interpellano ogni giorno con i loro volti segnati dal dolore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalle torture e dalla prigionia, dalla guerra, dalla privazione delle libertà e della dignità, dall’ignoranza e dall’analfabetismo, dall’emergenza sanitaria alla mancanza di lavoro, dalle tratte e dalle schiavitù, dall’esilio e dalla miseria, dalla migrazione forzata. Questa povertà ha il volto di donne, di uomini e bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro. In questi giorni sto accompagnando Aleida Guevara, la figlia del Che, in giro per l’Italia per ricordare a 50 anni del suo assassinio i valori per cui ha vissuto, lottato e morto. Aleida insiste sull’importanza della ricerca dell’unione tra coloro che credono e lottano per un mondo migliore, fondamentale è la scuola, la cultura, solo un uomo e una donna colti possono essere rivoluzionari e perseverare in questo cammino, l’importanza che alle parole, ai proclami, i politici e non solo, debbano seguire i fatti! La solidarietà non è dare il superfluo ma condividere con chi non ha. È Natale, noi credenti siamo chiamati a rispondere al suo messaggio, lo dimostra il richiamo dei Salmi, l’esortazione ad amare con i fatti e non a parole come evidenziano le lettere di Giacomo e di Giovanni, la rievocazione dello stile di vita solidale delle prime comunità descritte negli Atti degli Apostoli, l’eco del discorso della montagna, all’insegnamento di San Giovanni Crisostomo sulla sacralità del povero e all’esempio di San Francesco d’Assisi. Credo che la povertà sia l’atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera come obiettivo di vita e condizione per la felicità, è il metro che ci permette di valutare l’uso corretto dei beni materiali, e anche di vivere non egoistico e possessivo i legami e gli affetti.

La decisione di Trump di dare a Gerusalemme l’investitura di capitale di Israele liquidando la soluzione dei due Stati in Palestina non a caso segue di pochi mesi la legge di “sanatoria” con cui la Knesset aveva “regolarizzato” gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania espropriando i terreni privati palestinesi su cui le case erano state costruite. Dunque tutto era già consumato; Trump non ha fatto una cosa che era già avvenuta, però ha messo fine a una speranza che aveva permesso ai palestinesi di sopravvivere nella sciagura e a Israele di adagiarsi in relativa sicurezza sul risultato già raggiunto. Perciò è stata una decisione assai grave. Essa non solo riconosce Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele, cosa che in se stessa sarebbe del tutto legittima se riguardasse la parte israeliana della città dove già hanno sede il governo e la Knesset, ma suggella l’occupazione militare della parte di Gerusalemme conquistata nel 1967 che, secondo il diritto internazionale, è un territorio occupato di cui non è lecito mutare lo status; al contrario la decisione di Trump legittima l’annessione, che di fatto è annessione ad Israele di tutta la Palestina, cioè anche della Palestina palestinese ed araba la cui esatta definizione è “Territori occupati” e che avrebbe dovuto essere, secondo gli impegni internazionali sempre ripetuti in questi sessant’anni, il territorio dello Stato palestinese. Trump ha detto di mantenere l’opzione a favore dei due Stati in Palestina, ebraico l’uno, arabo-palestinese l’altro, ma di fatto ha sotterrato questa ipotesi e lasciato quindi tragicamente insoluta la questione del popolo palestinese, per il quale non è pensata ormai da nessuno altra sorte che quella di una minoranza non riconosciuta e discriminata all’interno dell’unico Stato di Israele, che la Knesset sta definendo per legge come uno “Stato per gli ebrei”, nel quale ai soli ebrei è riconosciuto il diritto all’autodeterminazione. In questo Natale sono convinto che sia giunto il momento di riagganciare il piacere di vivere, di esserci, di crescere, liberandosi della preoccupazione infantile di avere a tutti i costi l’approvazione degli altri. La crisi economica che stiamo attraversando ci chiama a fidarci di più delle nostre intuizioni, imparare a convivere con lo smarrimento del presente, al rimettere al centro il piacere di vivere, ritrovando in tal modo il senso della meraviglia verso la vita, la gioia della conquista e il fascino del mistero.
Questo è l’augurio per il prossimo Natale.
Antonio

NATALE
Ma quando facevo il pastore allora ero certo del tuo Natale.
I campi bianchi di brina, i campi rotti al gracidio dei corvi
nel mio Friuli sotto la montagna,
erano il giusto spazio alla calata
delle genti favolose.
I tronchi degli alberi parevano creature piene di ferite;
mia madre era parente della Vergine,
tutta in faccende finalmente serena.
Io portavo le pecore fino al sagrato e sapevo d’essere uomo vero
del tuo regale presepio.

p. David Maria Turoldo

Ciao a tutte a e tutti, Buone Feste. Siamo nel periodo, cosiddetto, delle festività di fine anno. Luci e addobbi in tutte le strade, vetrine che richiamano all’acquisto di regali. Luci e “feste” che fanno dimenticare il vero Natale.
Molti anni fa, una “rivoluzione” aveva tentato di dare il giusto senso al Natale. Prendiamo a prestito una bella espressione di Ettore Masina “Tra il tutto che nessuno farà ed il nulla che si continua a fare, il poco è rivoluzionario”, per dirvi che le rivoluzioni non sono finite o, per dirla in altro modo, “la resistenza non va in ferie”. Riprendiamo allora un vecchio articolo tratto da “Com nuovi tempi” del 28 dicembre 1980 che parlava della rivoluzione nicaraguense che meglio spiega il messaggio che vi proponiamo:
“Nel desiderio di recuperare il vero significato popolare e cristiano delle feste natalizie, il governo di ricostruzione nazionale del Nicaragua ha emesso un decreto che proibisce la pubblicità che utilizza a fini commerciali il Natale e qualsiasi riferimento alla nascita di Cristo. Il decreto inviato al consiglio di stato per l’approvazione, suona così:
“La Giunta di Governo di ricostruzione nazionale della repubblica del Nicaragua considerando:
a) che per la prima volta nella sua storia il Nicaragua è libero e che è urgente riscattare le feste natalizie dal carattere puramente commerciale e mercantilistico che hanno avuto in passato;
b) che, nell’ambito del cambiamento delle strutture fondamentali effettuato dalla nostra rivoluzione, le feste natalizie debbono ricuperare il loro vero significato popolare e cristiano;
decreta che
Art. 1. E’ proibito ogni tipo di annuncio o promozione commerciale – per via di stampa, di televisione, di radio o di qualsiasi altro mezzo – che utilizzi o invochi il natale o qualsiasi rapporto con la data della nascita di Cristo allo scopo di incentivare la vendita di articoli o servizi.
Art. 2. Le imprese commerciali, le agenzie di pubblicità e i mezzi di diffusione che violino l’art, 1 dovranno pagare una multa equivalente al quadruplo della pubblicità contrattata, nonché a dieci il premio pubblicizzato come stimolo promozionale. Le multe e i premi in questione saranno devolute al Ministero del benessere sociale che le applicherà a beneficio dei programmi per l’infanzia.
Art. 3. L’applicazione del presente decreto è affidata alla direzione dei mezzi di comunicazione, presso il Ministero della cultura.
Art. 4. L’applicazione del presente decreto non comporta nessun pregiudizio della pubblicità e propaganda normale delle imprese.”

Notizie
Convegno nazionale 2018
Si sta preparando il Convegno biennale del prossimo anno, si terrà ancora a Trevi nei giorni 13, 14 e 15 aprile 2018.
Il Convegno avrà come titolo “La solidarietà non è reato: resistiamo umani”. Sempre più spesso vediamo che si vorrebbe far passare l’idea che la solidarietà può essere un reato. Non è la prima volta che succede nella storia. Anche ai tempi del nazismo, come ci ha ben ricordato Ercole Ongaro, chi aiutava gli ebrei a sottrarsi alla persecuzione, veniva perseguito e condannato; giornalisti, giuristi e i nostri “testimoni” ci aiuteranno ad approfondire questo tema.
Contemporaneamente al Convegno si sta organizzando anche un Seminario Giovani dal titolo “E se io fossi al tuo posto?”. Il Seminario, pensato per giovani dai 16 ai 25 anni, avrà un suo percorso autonomo, anche se poi ci sarà un momento di sintesi in comune.

Non camminare dietro a me, potrei non condurti. Non camminare dietro a me, potrei non condurti. Non camminarmi davanti, potrei non seguirti. Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico.(Albert Camus)

Cari amici e care amiche, con la circolare di Dicembre vi parlerò dell’Amicizia. Dell’amicizia tra la Rete Radié Resch e la Mesa Campesina. All’inizio, nel lontano 2006 era l’adesione convinta ad un progetto per la sua valenza “politica”: la lotta dei campesinos criollos e Mapuche per il riconoscimento del diritto alla terra, nella lontana Patagonia, in un’ Argentina tra le prime vittime di una globalizzazione economica iniqua. Poi sono diventate “persone”, “storie”, “volti”, che abbiamo conosciuto attraverso relazioni, documentazione, comunicazioni e foto, la visita di Viviana qui, i miei viaggi lì ed il viaggio di gruppo organizzato da Fernanda nel 2014. Persone, storie e volti  che abbiamo imparato a stimare, ammirare ed amare. P. Marcelo Melani, vescovo della diocesi di Neuquen, Viviana e P. José Maria, della parrocchia di Loncopué, coraggiosi figli di una Chiesa locale povera accanto ai poveri ed alle loro attese di liberazione, ispiratori e coordinatori della Mesa Campesina; Mariela,l’agronoma che si è fatta tramite con le istituzioni agricole ed ha anche lavorato con la gente su tanti aspetti della vita campesina (ricordiamo, in particolare il lavoro sulle sementi e la sovranità alimentare), Christian e German, i due giovani avvocati che si sono fatti carico di tutti gli aspetti legali; Maria Rosa, che ha animato le lotte contro la miniera di rame a cielo aperto, Marcela che sta diventando medico per essere utile alla comunità, Susana che vive con il suo piccolo Julian sperduta nelle Ande con il padre, che ha dovuto ingiustamente pagare con la galera il reclamo del loro pezzo di terra; Hernan e Flavio, che hanno organizzato il silos per la conservazione e la distribuzione comunitaria dei foraggi, e tanti altri…volti di…. Gente semplice, campesinos e Mapuche, che vivono di piccola pastorizia, ai margini della società e che hanno avuto il coraggio (a volte pagato con una violenta repressione) di mettersi insieme e lottare per il proprio diritto alla terra e ad una terra non contaminata, unendosi anche alle istanze di liberazione di altri movimenti popolari locali e nazionali. Per loro è stato ed è un lungo e difficile cammino comunitario di coscientizzazione e liberazione, in mezzo a tante difficoltà, anche interne; ma finalmente, grazie alla Mesa non si sono più sentiti soli. Le manifestazioni per la terra, la presentazione di proposte di legge, le giornate di formazione sull’ambiente, il giornalino della Mesa, le lotte ed il referendum popolare comunale per fermare l’istallazione di una miniera di rame a cielo aperto (clamorosamente vinto), le lotte per la proroga della legge di riconoscimento dei territori delle comunità indigene (anch’essa con esito positivo)…, sono stati i momenti più significativi del cammino fatto in questi anni. E noi, li abbiamo sostenuti ed accompagnati non solo con le necessarie risorse economiche, ma anche con l’affetto e la condivisione profonda. E se all’inizio essi pensavano di essere oggetto di beneficenza di ricchi signori del Nord del mondo, con stupore e gioia hanno poi trovato compagni di strada con cui condividere la lotta e la speranza di un mondo distinto. Oggi, al termine del 2°progetto (iniziato nel 2014), gli amici della Mesa Campesina si congedano. Non presenteranno un nuovo progetto. Ritengono di dover proseguire da soli, dando la possibilità ad altri di poter usufruire delle risorse della Rete Radié Resch.…. “Finisce un progetto economico, ma Mai la nostra amicizia ed il nostro affetto”-dice Viviana nella sua ultima recente lettera, che abbiamo letto con commozione e gratitudine e che ora vogliamo condividere anche con tutti voi.

Loncopué  27 ottobre 2017

Hola, amiga! 

Che gioia ricevere la tua e-mail, Maria Rita!… e quello che hai voluto condividere del tuo viaggio in Ghana. Immagino il dolore e la sofferenza di questo Popolo… Tempo fa stavo guardando tutto il lavoro schiavo dei bambini per estrarre il Coltan e come vengono utilizzati per meschini interessi. Noi qui stiamo bene, con molto lavoro ed anche molte situazioni dolorose che riguardano  il popolo Mapuche e gli altri popoli originari… Qualcosa ti avrà raccontato Fernanda… ci sono molte informazioni nel mio facebook ed in quello di Endepa, però ricordo che non hai facebookSe in futuro avrai watsapp nel tuo cellulare, avvisami perché attraverso watsapp ti posso mandare molti audio e documenti. E’ un tempo molto triste nel nostro paese, a volte mi sento sconcertata!! Quello che mi preoccupa e mi duole é come la gente si lascia manipolare ed é spuntato un razzismo ed una xenofobia tanto grande nei confronti dei Mapuche che mi costa crederlo!!Come ciliegina sulla torta, la sparizione di Santiago Maldonado che dava solidarietà alle rivendicazioni Mapuche. Dopo  71 giorni senza sue notizie, Egli è stato ritrovato morto nel fiume…. con seri e fondati sospetti del coinvolgimento della Gendarmeria, coordinata dalla Ministra della Sicurezza del Governo… Grazie a Dio che continuano ad esserci persone tanto care che non abbassano le braccia nell’impegno in difesa della Vita… In mezzo a tanto egoismo, mancanza di solidarietà, disprezzo… ci sono Amici come voi che ci incoraggiano e ci accompagnano. Grazie per il Comunicato di appoggio che ci avete mandato quando sembrava difficile che riuscisse la Proroga della Legge 26160 per il Rilevamento territoriale delle Comunità Indigene… Dopo l’approvazione dei Senatori, abbiamo fiducia che anche i Deputati l’approveranno. Rispetto ai Campesinos, allevatori, sta terminando il tempo dei parti. In alcune zone si sono avute perdite a causa sia della siccità che di forti temporali- però, come sempre dice la gente campesina, ci sono anni in cui Dio dà di più  ed anni in cui non si ottiene tanto…Alcune organizzazioni, come “Quine Newen” si fanno più forti, con molto lavoro e responsabilità. Altre vanno avanti più lentamente, ma vogliono ugualmente camminare.Rispetto al progetto della Mesa Campesina, già abbiamo finito di utilizzare l’ultimo contributo ricevuto l’anno passato. Se Dio vuole spero di potere inviare la relazione ed  il rendiconto in questi giorni. L’anno passato abbiamo discusso coi delegati che partecipano alla Mesa circa il termine del contributo economico. Abbiamo solo parole di ringraziamento per tutto il tempo che ci avete accompagnato e sostenuto economicamente.Ora abbiamo  la sfida di assumere l’impegno di continuare a cercare- tra tutti- la maniera di sostenere spazi di formazione ed organizzazione che mancano e che dobbiamo fortificare.Però non vi presenteremo un nuovo progetto economico perché é già ora che voi possiate appoggiare un altro progetto, che lo facciate con un’altre organizzazione che ancora non ha potuto avere l’opportunità che abbiamo avuto noi in tutti questi anni.Naturalmente se  il ” progetto economico” termina, però MAI la nostra amicizia ed il nostro affetto.Inoltre, abbiamo sufficiente confidenza ed affetto per rivolgerci a voi per qualsiasi necessità urgente che dovessimo avere e che necessiterebbe che ci diate una “manina”.Volevo raccontarti che é venuto a visitarci Tommaso, un giovane italiano del Nord i cui genitori hanno sempre collaborato con la Rete (anche se non vi fanno parte), tramite una coppia della Rete comunicarono con Fernanda ed ella mi avvisò ed il giovane é stato qui con noi per una settimana (da poco é andato a Temuco). Bel ragazzo, fraterno, semplice che ha voluto condividere alcuni giorni con mapuche e campesinos… Abbiamo cercato di renderlo partecipe più che possibile delle nostre attività, quantunque la gente aveva molto lavoro a causa dei parti.Se ne é andato molto contento ed emozionato per quello che ha condiviso! Bene, Maria Rita, mi congedo. Ti mando un grande abbraccio, saluti alla famiglia e agli amici della Rete. Saluti da Padre José Maria e vi ricordiamo nelle preghiere. Che Tatita Dios  ti benedica ed accompagni

Vivi 

Maria Rita (ReteNoto)
BUON NATALE!

Un antropologo propose un gioco ad alcuni bambini di una tribù africana. Mise un cesto di frutta vicino ad un albero e disse ai bambini che chi sarebbe arrivato prima avrebbe vinto tutta la frutta. Quando gli fu dato il segnale per partire, tutti i bambini si presero per mano e si misero a correre insieme, dopodiché, una volta preso il cesto si sedettero e si godettero insieme il premio. Quando fu chiesto ai bambini perché avessero voluto correre insieme, visto che uno solo avrebbe potuto prendersi tutta la frutta, risposero “Ubuntu: come potrebbe uno essere felice se tutti gli altri sono tristi?”.
(“Ubuntu” nella cultura africana sub-sahariana vuol dire “Io sono perché noi siamo”).

Carissime/i, da tanto tempo, da tanti anni adoperiamo questa comunicazione mensile per trasmettervi notizie, inviti della Rete in generale e, in particolare, del nostro gruppo. Il riassunto dell’ultimo incontro, a cura di Maria Rosa e Sandra, mette assieme una bella “storia” e anticipa le date del Convegno del 2018. Come sempre, i nostri amici Haitiani ci aggiornano sull’attività nelle varie comunità e sulle scuole. Sabato 25 e domenica 26 novembre a Pescia, ci sarà il Coordinamento che, come potete vedere nell’odg allegato, definirà il programma del prossimo Convegno Nazionale. Ricordiamo che ai Coordinamenti tutti possono partecipare.

Riassunto serata
Nell’incontro di Rete di Lunedì 23 ottobre a casa di Gianna e Elvio, si è fatto il punto sulla situazione ad Haiti e celebrato il primo anniversario della morte di Gianna. E’ stato un momento di ricordo collettivo, insieme a molti della sua famiglia. Per ricordare il suo affetto e l’attenzione per ogni persona che incontrava, vicina o lontana, sono stati raccolti in un libretto testimonianze di vita, scritti e pensieri che Gianna ci ha lasciato. Il libretto è a disposizione di chi lo desidera. (*) A Souprann dove si trova il Centro professionale, il 23 luglio sono stati consegnati i diplomi a 13 donne. In questa occasione la scuola è stata intitolata ufficialmente a Giovanna Mocellin. Scrive Willot: “Si tratta di una scuola professionale fondata da Dadoue Printemps nel villaggio di Souprann, una, per dare alle donne contadine l’opportunità di apprendere un mestiere che rappresenta un aspetto importante nella loro lotta per l’emancipazione sociale ed economica. Il giorno della consegna dei diplomi abbiamo fatto una presentazione di Gianna, della sua vita e del suo impegno per cambiare la vita dei bambini e delle donne di Haiti e di tutto il mondo. Abbiamo anche detto che Gianna era una sarta. Per celebrare la sua vita e onorare la sua memoria, abbiamo intitolato ufficialmente questa piccola scuola professionale “Centro professionale Giovanna Mocellin”. In questa occasione, 13 donne che hanno perseverato nello studio per tre anni hanno ricevuto il loro diploma”. Questa scuola era stata gravemente danneggiata, ma la solidarietà ha permesso di rimettere in sesto il tetto distrutto dalla violenza degli uragani; per fortuna Haiti è stata risparmiata dall’ultimo uragano Irma. In agosto si è concluso il quarto seminario sulla salute, centrato sulla potabilizzazione dell’acqua. Altre notizie: il Convegno Nazionale si terrà il 13-14-15 aprile 2018 a Trevi sul tema “Cosa significa essere solidali oggi”. Il prossimo convegno avrà una novità perché, in contemporanea, si svolgerà il seminario giovani.

A cura della rete di Udine

Grado (GO), 16 ottobre 2017. Trecento cittadini in Consiglio comunale si ribellano di fronte alla Giunta comunale: rifiutano l’accoglienza di 18 migranti nella frazione di Fossalon, 18 migranti su una popolazione residente di 8.251 unità (dati 2016). Quando si parla di migrazione sulla stampa, in dibattiti televisivi, nelle aule della politica il termine “invasione” sembra ormai d’obbligo, corroborato da immagini e filmati. Ma cosa sono 18 persone su 8.251? Grado, la cosiddetta “isola d’oro”, è stata “invasa” da 18 migranti? Nel solo primo semestre 2017, Grado ha visto incrementare le presenze di turisti fino a 425.442 unità (+24.3%): di fronte a queste capacità ricettive, benché stagionali ovviamente, ci si spaventa per 18 migranti? In Italia nel 2016 hanno ottenuto il permesso di soggiorno per asilo politico o protezione umanitaria 155.177 persone e gli arrivi in totale sono stati 181.000. La popolazione italiana nello stesso anno ammontava a 60,7 milioni. Siamo stati “invasi” da 155.177 persone? Siamo stati invasi da 181.000 persone? Accogliere questi esseri umani solitamente sprovvisti di tutto ciò che consente la sopravvivenza è un problema che va affrontato seriamente, ma la distorta percezione del fenomeno apre la strada ad egoismi, violenze, manifestazioni razziste che rivelano anche l’indifferenza nei confronti delle sofferenze di queste persone e la mancanza di conoscenza delle situazioni da cui cercano disperatamente di fuggire. Quanti si preoccupano di cercare informazioni sui loro paesi di provenienza e su ciò che in essi accade, di conoscerne le vicende, come facciamo abitualmente con i nostri parenti (che poi, da un punto di vista puramente biologico, lo sono veramente)? La crisi economica ha sicuramente segnato anche ampie fasce della nostra popolazione. Ma pare che nell’immaginario collettivo stia scomparendo l’esperienza diretta o indiretta delle sofferenze della guerra, della fame, delle persecuzioni. La mancanza di esperienza o di qualcuno che ce la racconti fa la differenza. Quando hai vissuto, visto o sentito, il rapporto con l’altro si modifica. Quando hai sentito il racconto delle loro fughe rocambolesche nascosti sotto i camion, stipati in navi che spesso affondano consegnando al mare i loro corpi, delle botte, delle sevizie, degli abusi sessuali, forse, a quel punto, il termine “invasione” suona solo come una parola ridicola, nemmeno confortata dai numeri.

L’esperienza fa la differenza.

Studenti di età da 16 a 19 anni di alcuni istituti scolastici di 4 comuni friulani da settembre 2017 a settembre 2018 sono impegnati nel progetto CROSSROADS. Il progetto mira a diffondere la cultura dell’accoglienza partendo dalla storia locale come trampolino per acquisire un punto di vista ampio e la capacità di entrare in empatia con il diverso. Il progetto promuove i valori di appartenenza alla Comunità Europea, creando le basi per l’acquisizione di una cittadinanza attiva attraverso la conoscenza del vissuto dei cittadini di ieri, oggi e domani. Gli obiettivi specifici sono:
– creare, attraverso la simulazione, le condizioni affinché i partecipanti sperimentino il vissuto di chi scappa da condizioni di guerra e povertà;
– comprendere come gli atteggiamenti davanti a situazioni di pericolo e difficoltà siano comuni a tutti gli esseri umani;
– capire attraverso le storie raccontate da immigrati attualmente residenti sul nostro territorio quali sono state le paure e i pericoli che hanno corso per arrivare nel nostro paese;
– avere uno sguardo più ampio sul nostro passato e presente di emigranti raccogliendo le storie di chi ha abbandonato la propria terra;
– realizzare come sogni, paure e speranze uniscano le persone che a fatica lasciano la propria terra.
Il progetto CROSSROADS si sviluppa in 4 fasi e vede impegnati studenti e migranti supportati da volontari, insegnanti e psicologhe esperte. La 1^ fase è stata già realizzata e consisteva in una simulazione che ha visto impegnati studenti e migranti a ruolo invertito. I ragazzi sapevano che avrebbero fatto un’esperienza con dei migranti o sui migranti, ma non sapevano che sarebbero stati protagonisti della refugees simulation, mentre le famiglie erano state avvertite. Gli studenti nel ruolo di migranti hanno attuato una improvvisa fuga all’alba da un paese in guerra. Hanno affrontato l’inizio di un viaggio che li ha coinvolti come gruppo e come singoli in scelte e difficoltà da superare per arrivare in un luogo sicuro. Hanno sperimentato ostacoli e fatiche nel trovarsi improvvisamente a contrattare con persone senza scrupoli (ruolo svolto dai migranti) per attraversare un confine o per avere un pasto caldo, vivendo lo sforzo e la paura del non comprendere la lingua di chi sta contrattando sulla loro vita. Hanno toccato con mano, seppur per breve tempo, la fatica fisica e la solidarietà (o meno) all’interno del proprio gruppo e l’importanza del contatto umano con persone incontrate durante il cammino. Gli effetti della simulazione sono stati eclatanti e drammatici per l’intensità delle emozioni vissute dai partecipanti: chi ha ringraziato, chi ha affermato che gli è stata cambiata la vita, chi ha detto che finalmente ha capito, chi è scoppiato in lacrime … Ovviamente quanto vissuto è stato elaborato con il supporto delle psicologhe coinvolte nel progetto nel corso di due giornate di debriefing. Il progetto continuerà per la realizzazione delle altre fasi. Siamo convinti che dopo un’esperienza di questo tipo i migranti non verranno più visti come esseri pericolosi ma semplicemente per quello che sono: persone che affrontano grandi difficoltà, grandi sofferenze e grandi paure.

Nel gruppo di Torino della Rete Radiè Resh da tempo l’interesse ruota intorno al disagio che sentiamo di fronte ai pregiudizi che riguardano il mondo dei migranti. Sul bus, nella sala d’attesa del medico, al mercato, al lavoro, spesso anche tra parenti e amici ci è capitato di frequente di sentire un grande risentimento nei confronti dei migranti, vissuti come persone che vengono a toglierci qualcosa: il lavoro, le case, i soldi che altrimenti dovrebbero andare ai poveri italiani che faticano a sbarcare il lunario, la sicurezza in strada, il nostro modo di concepire e di organizzare la vita dal punto di vista sociale e religioso. Ancora più forte percepiamo la nostra difficoltà e impreparazione a rispondere a tali affermazioni con argomenti esposti con sicurezza e determinazione. Pensando a un modo per ribattere a difesa di queste persone che arrivano con un bagaglio di sofferenza incredibile, con vissuti di esistenze in pericolo e che certo faticano a sentirsi un pericolo per gli altri, siamo approdati alla mostra dei Saveriani, ( missionari laici che si ispirano alla spiritualità di San Guido Conforti), “Le mille e una rotta, popoli in movimento” che è stata esposta anche nell’ultimo convegno nazionale. Questa ha una parte iniziale nella quale si parla delle “male lingue” e cioè dei diversi pregiudizi rispetto ai migranti (es. ci rubano il lavoro, portano malattie…) che agiscono come delle spade che feriscono e allontanano. Contemporaneamente questi pregiudizi vengono smontati con dei dati oggettivi e così, avendo la mente più libera da pensieri ostili, si può passare alla parte delle storie personali. Qui avviene l’incontro con la narrazione di storie di singole persone che riportano la loro esperienza. E qui che i migranti diventano ”umani”, con un nome, una vita, dei sentimenti con i quali ci si può anche immedesimare empaticamente. La mostra prevede anche uno spazio dove vengono presentati dati sulla presenza dei migranti nei vari paesi del mondo ed in particolare in Europa, una puntualizzazione sulle varie parole che vengono usate per definirli e una riflessione sui motivi che spingono a intraprendere il viaggio (si parte per sogno o per bisogno?). Un altro spazio prevede l’esposizione di una barca (come simbolo della traversata del Mediterraneo) dove sono esposti gli oggetti personali ritrovati dalla Questura di Salerno proprio sui barconi. Si tratta, insieme alla narrazione delle storie, della parte più emotiva e forte della mostra. Abbiamo scelto di coinvolgere in questo lavoro la scuola (la Rete di scuole del Canavese) formando dei ragazzi delle superiori e di terza media che faranno da guide presentando la mostra. Essa sarà aperta sia alle scolaresche, a partire dalla quarta elementare, che alla cittadinanza. Nell’organizzazione abbiamo coinvolto tutta una serie di associazioni ed enti del territorio (alcune fondate e gestite da migranti e dai loro figli) creando il Tavolo MigrAzione. Questo ha permesso di conoscere e mettere in contatto le varie realtà del territorio del Canavese (una zona in provincia di Torino che si estende fino a Ivrea, ai confini con la Valle D’Aosta) che con progetti diversi già si stavano occupando si questo tema. Ora queste diverse realtà collaboreranno per questa mostra mettendo ciascuna del tempo, delle persone che si occuperanno di fare le guide (oltre agli studenti o affiancandoli) e di sorvegliare la struttura, dei soldi per finanziare tre eventi collaterali (due spettacoli serali più un intervento del senegalese Mohamed Ba nelle scuole). A questo si aggiunge la collaborazione del Comune di Rivarolo Canavese che ha messo a disposizione Villa Vallero, un ampio spazio dove collocare la mostra e l’oratorio di San Michele che offre gratuitamente il teatro parrocchiale per gli spettacoli. Questo naturalmente potrebbe essere l’inizio di una collaborazione costante nel tempo e ci impegneremo affinchè le conoscenze avviate vengano mantenute per l’avvio di altri progetti in comune. L’obiettivo che ci poniamo con la realizzazione di questa mostra, oltrechè una autoformazione del nostro gruppo, è di provare a smontare i pregiudizi e avvicinare le persone all’ascolto dell’altro. Questo ci sembra importante per “avvicinare” le persone alla tematica dell’immigrazione creando possibilmente un clima più accogliente e meno giudicante. La mostra si terrà a Rivarolo Canavese presso Villa Vallero, dal 21 al 29 ottobre 2017. Se qualcuno di voi volesse visitare la mostra, non esitate a contattarci!

Prima di concludere vogliamo ricordare con affetto e gratitudine Agnese Anissa Manca. Docente di lingua araba ha insegnato e vissuto in diverse parti del mondo attuando diversi progetti di solidarietà. Negli ultimi anni ha svolto un lavoro di volontariato nei campi profughi palestinesi in favore dei bambini feriti di Gaza e della popolazione carceraria. Il suo impegno lavorativo e di volontariato ha sempre mirato alla condivisione di ideali e culture a favore di un mondo amico e solidale. Per tutti è stata un esempio di praticità: ha vissuto cercando di realizzare i suoi ideali in modo concreto, nella vita di tutti i giorni. Grazie Anissa per il tuo impegno e per il tuo amore per la vita.
Il gruppo Rete Radiè Resh di Torino

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