Varese: progetto di assistenza sanitaria per immigrati
Sanità di Frontiera è un’esperienza di volontariato attiva a Varese dal marzo 2009. E’ un progetto di assistenza sanitaria rivolto esclusivamente a cittadini Stranieri extracomunitari “Temporaneamente Presenti” in Italia (STP) ed alle persone senza fissa dimora, “perdute” al Servizio Sanitario Nazionale.
L’ ambulatorio è nato dall’impegno di un gruppo di volontari, professionisti della salute e non che, con il sostegno di parecchie Associazioni varesine, hanno dato vita ad un esperimento di libera e gratuita assistenza sanitaria ambulatoriale, avvalendosi dei provvedimenti della legge Bossi- Fini. In un ambulatorio idoneo, allestito presso la sede provinciale Acli di Varese, i volontari due volte la settimana offrono una completa assistenza sanitaria di base, forniscono a chi ha difficoltà con la lingua o problemi di autonomia un orientamento o un accompagnamento ai servizi sanitari specialistici, offrono consulenza psicologica e, verificate le necessarie condizioni sanitarie, fanno proposta alla ASST di eventuale rilascio/rinnovo del codice STP, che permette agli stranieri “irregolari” di ricevere le cure necessarie nelle strutture sanitarie pubbliche ed accreditate, “a parità di trattamento coi cittadini italiani”.
E’ UNO STUDENTE egiziano di 27 anni, Patrick George Zaky, iscritto ad un importante master dell’Università di Bologna sullo studio di genere e dei diritti delle donne e collaboratore di una Ong che si occupa di diritti personali fra cui: diritto di parola, di opposizione e di libera religione. Patrick è di religione copta ed ha lavorato nello staff di Khaled Ali, candidato contro Al Sisi alle presidenziali 2018. Khaled è uno studioso, storico e avvocato egiziano impegnato nella difesa dei diritti umani. Patrick, rientrato in Egitto per far visita alla famiglia di origine, non pensava di correre alcun rischio nel tornare a casa, invece il 6 febbraio scorso è stato arrestato all’aeroporto del Cairo riuscendo ad avvertire il padre che non ha avuto più notizie del figlio per giorni finché è riapparso in un’aula di tribunale con evidenti segni di tortura.
I capi di accusa che hanno determinato l’arresto sono i seguenti :
1) false notizie al fine di procurare instabilità nazionale,
2) incitamento alla rivolta contro il regime,
3) incitamento a manifestazioni non autorizzate,
4) uso improprio dei social per danneggiare la sicurezza nazionale,
5) propaganda di gruppi terroristici.
Alcuni media come Amnesty International chiedono attenzione su questa vicenda che non deve essere silenziata in quanto la preoccupazione è che questo sia il risultato che vorrebbe ottenere il governo egiziano per far perdere le tracce di Zaky. Si allunga su di lui lo spettro di Giulio Regeni?
Probabilmente fra Patrick e Giulio ci sono delle situazioni simili. Ambedue studenti universitari all’estero, ambedue frequentatori degli stessi ambienti accademici, ambedue impegnati nel sociale, ambedue critici nei confronti dei sistemi politici polizieschi.
“Fino al gennaio 2016 noi pensavamo che l’Egitto fosse un paese sicuro”, sostiene l’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, affermando che le accuse su Zaky sono pesantissime in quanto contro la sicurezza dello Stato e che il collegamento con Regeni è forte; oltre al fatto che probabilmente Patrick fosse spiato e controllato anche in Italia. Intanto l’Università di Bologna, a differenza di quella inglese di Cambridge che ha fatto finta di non capire quale sorte potesse toccare al nostro Regeni, si è attivata per seguire la vicenda di Zaky costituendo una unità di crisi sulla situazione. Questa adesione dell’università di Bologna potrà aiutare ulteriormente lo studente egiziano. Mi auspico che anche il governo italiano agisca contro quello egiziano con alcuni strumenti che il diritto internazionale gli consente come : richiamare l’ambasciatore italiano, dichiarare l’Egitto paese non sicuro, fare una rogatoria perché la magistratura italiana possa interrogare le persone iscritte nel registro degli indagati, e, perché no, utilizzare strategie commerciali restrittive nei confronti dei prodotti provenienti dall’Egitto.
Penso che il governo italiano debba fare di tutto per ottenere la liberazione di Patrick Zaky, lo dobbiamo a Giulio Regeni.
“La paura ha bussato alla porta il coraggio è andato ad aprire, non c’era nessuno”. M. L. King
Iniziamo con un GRANDE GRAZIE a tutti.
Anche per il 2019, tutti assieme, siamo riusciti a portare a termine la nostra solidarietà in Haiti. I “numeri” li trovate nelle ultime pagine di questa lettera e, in allegato, il resoconto annuale di FDDPA. Durante la loro permanenza, per il Convegno di aprile, avremo la possibilità di incontrare, lo faremo anche con un momento di festa, Martine, Jean e Dieuseul. Con queste prime quattro righe che avete appena letto, avevamo pensato di trovarci con i nostri amici, non solo al Convegno ma, anche come momenti di festa e di ascolto. Purtroppo, non è andata così. Le tante comunicazioni, che seguono, danno l’idea della situazione attuale … leggete. Ci sentiamo di ringraziare Marianita e Francesco, per il grande impegno di tempo e di preoccupazioni, per organizzare il viaggio dei nostri amici Haitiani. E a proposito del Convegno noi abbiamo scritto così alla segreteria e a tutta la lista della Rete:
…
Cari e care, per l’epidemia da coronavirus stiamo vivendo giorni particolari e inaspettati. Siamo tutti e tutte un po’ disorientati e smarriti, di fronte alla nostra fragilità. Noi, della generazione nata nel dopo guerra, ci troviamo per la prima volta a fare i conti con un’emergenza globale così grave. È un tempo sospeso, come dicono tanti, in cui si cerca con fatica di dare un senso alle giornate trascorse forzatamente in casa. Per non parlare della preoccupazione di chi ha genitori anziani o parenti o amici per varie ragioni più esposti di altri al contagio. A questo si aggiunge l’incertezza per il futuro che ci aspetta con una nuova crisi economica. Si fa fatica a immaginare come sarà la ripresa… E allora cosa significa per noi essere Rete in questo momento? Come sapete, purtroppo è stato cancellato anche il Convegno biennale, che è sempre stato tra i momenti forti nel nostro percorso. Per organizzarlo ci eravamo impegnati in una lunga preparazione, durante i coordinamenti, per trovare i contenuti e le forme migliori, per rinnovarne alcuni aspetti, per capire quali testimoni invitare… Pensando a tutto questo, ci è venuto alla mente quello che la Rete ci ha insegnato in tanti anni: guardare “con gli occhi del sud”. Avevamo intitolato così anche il Convegno dei nostri quarant’anni. Che cosa significa allora per noi, oggi, vedere le cose con gli occhi del sud? Siamo rimasti colpiti dai tanti messaggi di affetto e di solidarietà che ci sono arrivati dai referenti dei nostri progetti: da Viviana (era tra i testimoni che dovevano partecipare al Convegno) della Mesa Campesina argentina, che addirittura ci invita a non mandare i soldi perché potrebbero servici qui; dai Sem Terra, dai Mapuche, da Haiti, dal Ghana, con Emma che ci chiede della nostra salute e ci assicura che prega per noi… Eppure il virus si sta diffondendo anche nei loro paesi, dove sono certamente meno attrezzati di noi, per difendersi dalla malattia. Cerchiamo, quindi, di accogliere l’invito che ci viene dai tanti amici e amiche di “là”: conservare, nonostante tutto, lo sguardo prezioso della speranza, la capacità di interessarci anche degli altri e non solo di noi stessi. I loro sguardi e le loro voci sono la denuncia delle politiche neoliberiste che stanno creando diseguaglianze sempre più grandi, tra i pochi che diventano sempre più ricchi e i moltissimi che diventano sempre più poveri. I loro sguardi e le loro voci ci impegnano a restare solidali, anche se restiamo a casa. Il Convegno ci avrebbe invitato a riflettere proprio su questo. I nostri testimoni, infatti, ci avrebbero parlato della loro partecipazione ai movimenti popolari di resistenza a questa economia, che uccide più dei virus. Ci avrebbero parlato delle loro realtà locali e del loro sforzo per cercare di costruire società più giuste e umane. Ed è proprio questa la resistenza che la Rete ci insegna. Infatti, i nostri piccoli progetti hanno lo scopo di stare a fianco e sostenere chi vuole ristabilire giustizia e umanità nelle realtà in cui vive.
Marzo è anche un mese in cui cade l’anniversario della morte di alcune persone che non vogliamo dimenticare. Ci piace ricordarle insieme a voi. Marianela Garcia Villas, membro dell’Associazione Cattolica Universitaria Salvadoregna (ACUS – Asociación Católica Universitaria Salvadoreña), fondò la Commissione per i diritti umani del Salvador e fu collaboratrice di monsignor Óscar Romero. Fu catturata dai militari, il mattino del 12 marzo 1983, in un’area di conflitto dove si era recata per documentare l’uso di armi chimiche, da parte dell’esercito. Dopo 48 ore di torture feroci, morì all’alba del 14 marzo 1983. Rachel Corrie, ragazza statunitense di 24 anni, membro dell’International Solidarity Movement (ISM). Aveva deciso di andare a Rafah, nella striscia di Gaza, durante la seconda Intifada, ad aiutare le famiglie palestinesi. Insieme ad altri internazionali, cercava di fermare le demolizioni e le distruzioni dell’esercito israeliano di case e coltivazioni dei palestinesi. Il 16 marzo 2003 fu travolta e schiacciata a morte, mentre protestava nel tentativo di impedire ad un bulldozer corazzato dell’esercito di distruggere alcune case palestinesi. Ma, in quei giorni, gli occhi del mondo erano puntati su Bush e Saddam, accusato di sviluppare chissà quali armi chimiche. La seconda guerra del Golfo, scoppiata dopo poche ore, fece sparire completamente dall’attenzione internazionale il gesto eroico e la morte di Rachel Corrie. E non possiamo infine non ricordare, insieme a molti altri della Rete RR, mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, assassinato mentre celebrava l’Eucarestia, il 24 marzo 1980. Di lui più volte abbiamo parlato nella nostra associazione e, nel 40° anniversario del suo martirio, il Convegno l’avrebbe giustamente ricordato. Ne facciamo invece una memoria privata, ma non meno importante e significativa. Forse vale la pena di dare un’occhiata su Google, per rivedere i volti di queste persone e riviverne la storia. A noi pare importante ricordare che sono state persone capaci di dare la loro vita, per essere state coerenti fino in fondo con le loro scelte, anche se non erano nate per fare i “supereroi”. Che ci siano di esempio, nel nostro quotidiano, tanto più in questi giorni faticosi. Infine, vorremmo accompagnare i nostri auguri di Buona Pasqua con alcuni versi tratti dalla poesia di Mariangela Gualtieri Nove marzo duemilaventi
…. Guardare bene una faccia. Cantare piano piano perché un bambino dorma. Per la prima volta stringere con la mano un’altra mano, sentire forte l’intesa. Che siamo insieme. Un organismo solo. Tutta la specie la portiamo in noi. Dentro noi la salviamo.
A quella stretta di un palmo col palmo di qualcuno a quel semplice atto che ci è interdetto ora – noi torneremo con una comprensione dilatata. Saremo qui, più attenti credo. Più delicata la nostra mano starà dentro il fare della vita. Adesso lo sappiamo quanto è triste stare lontani un metro.
Cosa hanno in comune il Presidente degli Stati Uniti ed una ragazzina svedese di 17 anni? Perché una parte non secondaria della battaglia per la salvezza del pianeta passa dal loro scontro? Sono realmente interlocutori?
E’ abbastanza agevole dare risposta all’ultima domanda: sì, Greta Thunberg e Donald Trump sono sicuramente interlocutori. Lo sono perché i media danno voce al loro confronto; lo sono, soprattut-to, perché Trump ha riconosciuto la giovane svedese come tale.
Quando, infatti, nei propri tweet, più volte l’ha attaccata, facendo mostra della propria consueta ar-roganza e fornendole l’occasione per replicare, ne ha, di fatto, riconosciuto il ruolo. Grave errore, che conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, la totale incapacità di analisi politica dell’uomo e del suo staff, abilissimi a manipolare il consenso interno, ma incapaci di leggere la realtà al di fuori dei rapporti di forza, economici e militari.
E’ anche vero che il futuro del nostro pianeta passa, in parte, dal loro scontro, soprattutto alla luce del significato simbolico che essi assumono. In una parola, non conta tanto chi siano, quanto cosa rappre-sentano.
Il Presidente degli Stati Uniti è, a buon diritto, considerato l’uomo più potente della terra. Maschio, adulto, titolare di un importantissimo ruolo istituzionale. Greta Thunberg è una totale outsider: fem-mina, adolescente, priva di qualsiasi potere formale. Anche il fatto che sia affetta dalla sindrome di Asperger la rende, almeno nell’immaginario comune, particolarmente vulnerabile: non a caso, un altro raffinato maître à penser,come il vice-premier ungherese Gergely Gulya l’ha definita “una bambina malata”.
Eppure, a ben pensarci, sono assolutamente speculari.
Trump, come acutamente osserva la Segreteria nella scorsa circolare, costituisce l’ultimo frutto, il più avvelenato, del capitalismo arrembante, insensibile a qualsiasi argomento che non sia il profitto im-mediato. Ha costruito il proprio potere economico sulla totale mancanza di scrupoli ed il proprio po-tere politico sul sovvertimento delle regole democratiche. Greta rappresenta il suo esatto opposto: la ragazzina che non conta nulla ma il cui grido “Ci avete rubato il futuro!”, ha fatto il giro del mondo.
Trump rappresenta l’ultima degenerazione del modello neoliberista, che vede il proprio faro nella ri-cerca del profitto e piega ogni risorsa ambientale e ogni modello economico ai propri fini. Greta, at-traverso il proprio allarme per il futuro del pianeta, ci getta in faccia l’inderogabile necessità di supe-rare quel modello. Il solo fatto che le manifestazioni da lei organizzate si tengano, tutte, di venerdì’, giorno lavorativo e produttivo, costituisce già, a suo modo, una sfida. Questa la ragione per cui il Presidente degli Stati Uniti si preoccupa di una ragazzina.
L’economia (o, almeno, un certo modo di intenderla), contro l’ecologia.
Una sfida impari? Vediamo.
Una delle radici del modello neoliberista risiede nel fatto che tende a favorire un numero sempre più limitato di persone. Le disuguaglianze sociali aumentano, la ricchezza si concentra nelle mani di po-chi, la classe media si impoverisce o scompare, i lavoratori sono sempre più sfruttati, i cambiamenti climatici privano enormi masse anche dei minimi mezzi di sussistenza. Anche le tutele fornite ai cit-tadini dai sistemi democratici, dove esistono, si sfaldano di fronte allo strapotere delle multinazio-nali e dei gruppo di pressione. La stessa democrazia è in crisi. La protesta viene astutamente incanala-ta in manifestazione razziste e xenofobe.
Il potere si concentra sempre più nelle mani di pochi, una specie di club esclusivo che governa i de-stini del mondo. Il prezzo di tutto ciò è sempre la progressiva perdita del senso della realtà. Poche persone, nei loro rifugi dorati, che neppure più comprendono le esigenze e le aspirazioni dei propri simili. Né è emblema il pervicace rifiuto di Trump di riconoscere l’esistenza di ciò che è, ormai, sotto gli occhi di tutti: il cambiamento climatico, le sue cause e le sue drammatiche conseguenze. Trump è, a suo modo, sincero: non vuole vedere, perché non può vedere.
Ma il genere umano mostra tracce di resilienza: contro un potere maschio che si fonda sulla forza economica, politica e militare, sta nascendo una resistenza femmina che ne mostra tutti i limiti, nello sfruttamento della persona umana e nella scellerata dissipazione delle risorse ambientali, per loro natura limitate. E sono pronto a scommettere che, in questo momento, in molte parti del mondo stanno nascendo altre realtà completamente diverse ma, al contempo, molto simili nella loro identità profonda: lo testimonia anche la recente polemica sulla censura cui sono state sottoposte, a Davos, altre attiviste che, a differenza di Greta, hanno l’ulteriore difetto di non appartenere neppure alla cultura occidentale.
Come sempre in questi casi, la sfida sarà, per tutti questi ragazzi, quella di passare dalla protesta e dal rifiuto ad una proposta concreta e organizzata. Già ci hanno insegnato che gli schemi della politica novecentesca, a tutti noi così cari, sono superati dai fatti: speriamo trovino – e in fretta – il loro modo di fare politica, senza perdere la loro identità giovane e femminile.
“L’uomo che non è capace di sognare è un povero diavolo. L’uomo che è capace di sognare e di trasformare i sogni in realtà è un rivoluzionario. L’uomo che è capace di amare e di fare dell’amore uno strumento di cambiamento è anch’egli un rivoluzionario. Il rivoluzionario quindi è un sognatore, è un amante e un poeta, perché non si può essere rivoluzionari senza lacrime negli occhi e senza tenerezza nelle mani”. Thomas Borge
A tutti/e buona primavera, arrivata in anticipo. Di seguito trovate l’ultima comunicazione da Haiti. Oltre alle drammatiche notizie che sta attraversando il Paese, Jean ci ha inviato il resoconto economico che, riassuntivamente, assieme al ns bilancio, pubblicheremo nelle prossime lettere mensili. Per il momento diamo la notizia che i nostri amici haitiani saranno presenti al Convegno di aprile a Rimini e per alcuni giorni avremo la possibilità di incontrarli come Rete locale. Questa nostra lettera continua con la circolare Nazionale e con le prime notizie per partecipare al Convegno.
…
Circolare nazionale di Gennaio 2020 – A cura della Segreteria
Care amiche e cari amici della Rete,
E’ appena arrivato il nuovo anno, e non c’è modo migliore per accoglierlo che rinnovare impegno e speranze verso un mondo finalmente giusto e fraterno.
Si avvicina la data del nostro Convegno nazionale (Rimini, 17-18-19 aprile) e negli ultimi mesi, tra scambi di e-mail e Coordinamenti, abbiamo dibattuto molto sui suoi possibili temi, relatori, testimoni e modalità. Come Segreteria abbiamo pensato di scrivere la prima circolare dell’anno per aggiornarvi su questo intenso, appassionato e vivace dibattito, in modo che anche chi non può partecipare ai coordinamenti sia al corrente delle idee e delle proposte che daranno vita all’incontro nazionale di aprile. Indubbiamente e come sempre, sarà occasione preziosa per ascoltare le testimonianze dirette di protagonisti delle lotte di liberazione, vicine e lontane, per confrontarci fra di noi e con loro sul senso del nostro impegno comune, alimentando la speranza e ritrovando motivazioni per un rinnovato slancio.
A proposito di confronto, una delle novità principali del prossimo Convegno vorrebbe essere un pomeriggio dedicato allo scambio fra reti locali, in cui condividere esperienze, idee, riflessioni, iniziative e azioni concrete in modo da favorire un confronto utile sia per conoscersi meglio sia per diffondere nuove buone pratiche.
Per quanto riguarda invece il tema centrale del Convegno, sono emerse diverse proposte ed idee, che dovrebbero trovare una sintesi nel Coordinamento di fine gennaio. Inizialmente si era pensato di puntare sui cambiamenti climatici e sulle loro conseguenze, in particolare per quel che riguarda le popolazioni del Sud del mondo. Si è poi proposto di ampliare il discorso alle cause generali dei cambiamenti climatici, che sono ancora una volta da ricercare nell’ingordigia di un capitalismo arrembante, insensibile a qualsiasi argomento che non sia il profitto immediato. Da più parti è anche emerso il tema della crisi della democrazia, ostaggio di una politica corsara, che alimenta paure ed odio, si nutre d’inganni e disprezza la verità ed il sapere. A livello internazionale basta pensare a Trump, alla vicenda della Brexit, alle preoccupanti involuzioni di alcuni paesi dell’Est Europa, per non parlare della Turchia, del Brasile di Bolsonaro, del Cile … Ma basta guardare anche in Italia, per capire come la democrazia sia sempre più debole e a rischio. Un segnale di ribellione a questa involuzione generale della politica sono i movimenti di protesta che stanno infiammando le piazze di tutto il mondo, sia per rivendicare il ritorno ad un sistema democratico là dove questo è gravemente compromesso, sia per chiedere l’avvento della democrazia in paesi dove non c’è mai stata o manca da troppo tempo. Dal Cile ad Haiti, dall’Iran al Libano, da Hong Kong alla Bolivia, dall’Algeria alla stessa Francia, i popoli sono in rivolta, ma anche i movimenti giovanili dei Friday for Future stanno protestando nelle piazze di tutto il mondo contro il sistema economico e politico che ignora il riscaldamento globale e le sue conseguenze per la sopravvivenza della vita sul pianeta.
Anche in questo caso si è cercato di risalire alle cause della degenerazione della politica a livello mondiale e si è individuato un denominatore comune nel modello neoliberista, che negli ultimi 40 anni ha dominato il mondo. Secondo Joseph Stiglitz, Nobel per l’economia 2001, questo modello ha aumentato le diseguaglianze, ha svuotato le democrazie e sta distruggendo il pianeta.
Per questo l’orientamento prevalente per la scelta del tema del prossimo Convegno è proprio la crisi del neoliberismo, che nelle società più giovani si manifesta nei movimenti di rivolta e in quelle più vecchie nell’egoismo delle politiche sovraniste, razziste e xenofobe.
Naturalmente questo tema potrà essere declinato in vari modi e con diverse sottolineature: saranno i relatori e soprattutto i testimoni che verranno a Rimini in rappresentanza dei nostri progetti a farci un quadro delle varie situazioni e ad offrirci, in un confronto propositivo, possibili alternative e visioni di speranza per il futuro.
Tra queste speranze vorremmo inserire le esperienze delle piccole comunità solidali, che in varie parti del mondo sperimentano modi diversi di realizzare vie alternative all’economia di rapina, cercando di ricucire le lacerazioni dolorose che dividono l’umanità. Vorremmo poterci confrontare con loro e fra di noi per capire come la storia della Rete possa rinnovarsi nella solidarietà e nell’ascolto dei “poveri che fanno la Storia”.
In questo scenario, una parte importante del Convegno pensiamo possa essere realizzata dai giovani. Si sta valutando la fattibilità di una parte del convegno riservata a loro, come è avvenuto negli ultimi convegni, pensando a momenti comuni e altri diversificati. Tra le difficoltà che si sono sempre incontrate in questi casi, una delle principali è la conciliazione della presenza dei giovani al Convegno con i loro impegni scolastici, elemento che impedisce presenze più numerose e complica il lavoro di co-organizzazione. Ci sono però già alcune proposte concrete: una riguarda la presentazione di un video realizzato da un gruppo di giovani africani di Bangui (Repubblica Centrafricana), con l’aiuto di un gruppo di giovani italiani, che affronta temi politici, ecologici, sociali e che potrebbe costituire una significativa testimonianza dall’Africa. Si sta poi pensando alla realizzazione di un altro video, sempre affidata ai giovani, che dovrebbe essere utilizzato come introduzione generale al Convegno. Altre idee sono al vaglio della Commissione Giovani e se nelle varie reti locali ci sono proposte in merito sono le benvenute.
In ogni caso, l’ascolto dei testimoni sarà l’elemento centrale del Convegno, come è sempre avvenuto nella storia della Rete. Sono loro a portarci punti di vista diversi, a darci informazioni di prima mano, e non manipolate, sulle situazioni di conflitto che stanno vivendo, sulle conseguenze dei cambiamenti climatici, sulle disuguaglianze crescenti, sulle modalità peculiari con cui attuano forme di resistenza al modello economico imperante. Sta a noi, in umile ascolto, l’intelligenza di trovare denominatori comuni e interdipendenze e di trarre, se possibile, alcune indicazioni.
Come sempre al Convegno è prevista la presenza di banchetti per la presentazione e vendita di prodotti artigianali provenienti dai progetti delle singole reti. Anche quest’anno chiediamo a tutte le reti che intendono essere presenti con il loro materiale di segnalarlo per tempo alla Segreteria, in modo da poter predisporre gli spazi adeguati e organizzare la dislocazione. Allo stesso modo, chiediamo già fin d’ora a tutte le reti locali che intendono presentare interventi al Convegno, nell’apposito spazio previsto per il confronto fra reti, di segnalarlo alla Segreteria, che valuterà le modalità e i tempi più opportuni per organizzare questo momento, che rappresenterebbe una novità rispetto al passato e che potrebbe diventare un momento di confronto utile e significativo.
Sperando di aver tracciato un quadro sufficientemente rappresentativo del dibattito in corso all’interno della Rete, ci auguriamo che anche il prossimo Convegno nazionale sia molto partecipato e possa dare a ciascuna rete e a ciascuno di noi singolarmente l’occasione per un incontro di amicizia e di confronto e possa essere uno stimolo per infondere nuovi motivi di speranza.
La Segreteria
Maria Angela, Maria Cristina, Fulvio
Peccato che tutti quelli che saprebbero governare il paese siano già occupati a guidare taxi e tagliare capelli. George Bums
Anno nuovo, vita nuova.
E’ il tradizionale slogan che da sempre ripetiamo ad ogni inizio dell’anno. Ma, se stiamo alle cronache e agli avvenimenti, molto preoccupanti, di questo inizio di anno non possiamo che affermare: tutto come prima. Alcune nostre iniziative ci ricordano che questo è l’anno del Convegno Nazionale a Rimini nel prossimo aprile. Questo 2020 ci ricorda il 10° anniversario del tremendo terremoto in Haiti (12 gennaio), il 10° anniversario dell’uccisione della Daduoe (24 aprile). Per tutto questo vi invitiamo a leggere con attenzione le “notizie importanti” che trovate qui sotto. Per l’incontro del 2 febbraio.
Notizie importanti:
1) Carta e penna per annotare e ricordarsi che: domenica 2 febbraio ore 16.00 dai Comboniani – sala Comboni – incontro con LUCIA CAPUZZI, giornalista e inviata del quotidiano Avvenire, attualmente al lavoro in Haiti e autrice dell’articolo che segue. Inoltreremo un avviso-invito da divulgare.
2) Coordinamento nazionale: Care amiche e cari amici della Rete, vi inviamo l’Ordine del Giorno del prossimo Coordinamento, che si terrà a Rimini all’Hotel Continental, viale Vespucci 40, sabato 25 e domenica 26 gennaio. Con l’occasione sollecitiamo anche chi non ha ancora inviato la propria adesione a farlo entro il 15 gennaio
ODG COORDINAMENTO RIMINI: ore 14.30: relazione tesoriera su bilancio 2019
Ore 15.30: Convegno Rete 2020: temi, titolo, relatori, testimoni
Ore 17.00: pausa
Ore 17.30: convegno Rete 2020, programma, organizzazione, chi fa che cosa
Ore 19.30: cena
Ore 21.00: Convegno Rete 2020, ripresa dibattito
Domenica 26 gennaio: ore 9.00: Convegno Rete 2029
Ore 10.00: presentazione Nuovi progetti
Ore 11.00: pausa
Ore 11.30: prossime circolari e località/date prossimi coordinamenti
Ore 12.00: aggiornamenti, varie ed eventuali
Ore 13.00: pranzo
Nei prossimi giorni la Commissione Convegno invierà a tutti una sintesi delle proposte finora condivise, su cui ci confronteremo a Rimini, cercando di arrivare a conclusioni altrettanto condivise.
Cari saluti a tutte e tutti
La Segreteria Maria Angela Abbadessa, Maria Cristina Angeletti, Fulvio Gardumi
mercoledì 8 gennaio 2020
Post terremoto. Haiti, le promesse tradite dagli aiuti esteri
Lucia Capuzzi, inviata di Avvenire ad Haiti
…
Questo sito web utilizza cookie tecnici e di terze parti. I cookie sono normalmente utilizzati per consentire il corretto funzionamento del sito (cookie tecnici), per generare report sull’utilizzo della navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare adeguatamente i nostri servizi / prodotti (cookie di profilazione). Possiamo utilizzare direttamente i cookie tecnici, ma hai facoltà di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti a offrirti un’esperienza migliore. Cliccando sul pulsante di seguito, acconsenti all’utilizzo dei cookie di terze parti utilizzo in conformità alla nostra informativa sulla privacy e cookie policy. Il consenso può essere revocato in qualsiasi momento. Informazioni