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Cari e care,
ci facciamo vivi per augurarci reciprocamente il meglio possibile per le prossime feste.
Ma cominciamo con riferirvi innanzitutto del Seminario del 13 e 14 novembre.
Come ricorderete, era stato deciso per ripensare insieme il nostro lungo cammino. Ci eravamo dati come titolo IL SOGNO DELLA RETE: UN LEGAME CON IL FUTURO
Ed è stato realmente un momento molto partecipato, sia per l’interesse dell’argomento, sia per la gioia di potersi rivedere dopo tanto tempo. Si erano iscritte al Seminario più di 70 persone e quindi anche i momenti di confronto sono risultati molto vivaci e ricchi di spunti.
I relatori in parte sono stati presenti e in parte hanno mandato il loro contributo videoregistrato. Già questa è stata per noi una bella novità, rispetto alla difficile organizzazione dei precedenti convegni. Come vedrete, per esempio, è stato sempre presente come osservatore Filomeno Lopes, giornalista originario della Guinea Bissau. Ma abbiamo avuto contributi importanti in videoconferenza da Haiti, dal Brasile, dal Cile e dall’Africa.
Tutti i relatori hanno sottolineato l’importanza di restare fedeli ai valori portanti della Rete, piccola realtà che non ha ceduto alla tentazione di diventare una struttura burocraticamente organizzata. Ci hanno invitato, anzi, a ritornare alle fonti senza cedere alla paura o alla nostalgia, ma ricercando ancora una volta in esse la spinta di quell’utopia mobilizzatrice che ha sempre accompagnato il cammino della Rete, ancora oggi convinta che un altro mondo è possibile.
Di seguito il link che contiene il materiale del Seminario, dove potete scegliere anche i singoli interventi che vi interessa ascoltare

Seminario di Rimini – Novembre 2021

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Intanto gli eventi si accavallano e non possiamo tacere sull’ipocrisia dell’Europa che da una parte condanna il regime della Bielorussia che usa i migranti come arma di ricatto, ma dall’altra non si assume la responsabilità di corrette politiche di accoglienza, né al confine polacco (si tratta di alcune migliaia di persone), né sulle coste francesi della Manica, né ai confini orientali, dove la polizia croata mette in atto respingimenti del tutto illegali, infliggendo vere e proprie torture anche a ragazzi minorenni. Nel frattempo, si rinnovano gli accordi con la Libia, finanziando la guardia costiera perché possa riportare nelle terribili prigioni di quel paese chi tenta di attraversare il Mediterraneo.
Di fronte a questo “naufragio di civiltà”, come l’ha definito papa Francesco nel suo ultimo viaggio a Lesbo, crediamo che più che mai oggi sia necessario testimoniare con le proprie scelte di vita la solidarietà, consapevoli al contempo della portata politica del proprio agire.
Anche qui in Italia denunciamo che si cerca di intimidire chi fa solidarietà: la più nota vicenda è quella di Mimmo Lucano; ma continua il tentativo di mettere sotto accusa le ONG che operano i salvataggi in mare. Quest’anno, inoltre, un’anziana coppia di Trieste (Fornasir Franchi) è stata denunciata e ha subito perquisizioni al proprio domicilio. Hanno fondato un’associazione che si dedica ad assistere chi arriva stremato e disperato a Trieste. La loro prima attività è proprio il curare e il fasciare i loro piedi feriti.
Vediamo alzarsi, dunque, sempre nuovi muri materiali e sempre nuove barriere economico-politiche, ma sappiamo che per la nostra salvezza e per quella del pianeta c’è una sola possibilità: “uscirne insieme”. Questa è l’utopia verso cui ancora una volta ci spinge la Rete.

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Per quanto riguarda i nostri progetti, sono appena arrivate dal Ghana le foto che testimoniano che, ad Adjumako, i lavori di costruzione del blocco mensa e servizi per la scuola stanno andando avanti molto bene, tanto che si è arrivati al tetto.
In memoria di Emilio Butturini abbiamo raccolto, come rete locale e con le offerte di amici di altre reti, 3300 euro. Inoltre, 470 euro sono stati versati da amici di Emilio e di Paola, che frequentavano, insieme a loro, uno stesso gruppo biblico.
Questi contributi sono stati suddivisi tra i due progetti che sosteniamo come rete di Verona:
il microcredito in Guatemala e il diritto allo studio delle ragazze in Ghana.

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Infine, stiamo aspettando che suor Alicia dalla Palestina possa trovare una data possibile per un incontro on-line. Speriamo così di vederci presto anche tra noi, almeno su zoom, per farci gli auguri di buone feste insieme a lei.
Anche Emma, la nostra referente in Ghana si è resa disponibile per inviarci un video sull’andamento del progetto. Questo video probabilmente sarà pronto all’inizio del prossimo anno e sarà un altro motivo di sentirci e ritrovarci.

Un caro saluto e un augurio affettuoso a tutti e a tutte.

Maria e Gianni

Verona, 13 dicembre 2021

 

Circolare Nazionale Rete Radiè Resch
Dicembre 2021
Il seminario di Rimini (13-14 novembre 2021) è stata un’occasione per respirare l’aria pura che scaturisce dalla storia della Rete. Abbiamo ripercorso il suo cammino guidati da alcuni testimoni, lasciandoci interpellare dagli interrogativi del nostro presente.
Il quadro che ne è emerso richiama fortemente le radici. Secondo Ercole Ongaro la Rete nasce da un incontro (quello fra Masina e Gauthier) ed è terreno di incontri. Uno spazio di amicizia e di condivisione in cui i poveri diventano parte attiva del loro cammino di speranza. Negli anni sono cambiati alcuni riferimenti, ma è ancora forte la fedeltà ad una struttura organizzativa leggera, basata integralmente sul volontariato. La lettera appassionata di Carla Grandi ne è testimonianza preziosa e richiamo profetico. Come mette in evidenza Matteo Mennini, la Rete non si è mai trasformata in una associazione strutturata, inevitabilmente ancorata a figure professionali che fanno dell’impegno associativo il loro “mestiere” e ne condizionano l’evoluzione, nel bene e nel male.
Questa scelta di leggerezza organizzativa corre alcuni rischi inevitabili, il principale è quello della scarsa visibilità, che rasenta, nei momenti difficili, l’inconsistenza. Una limitazione percepita e vissuta da molti aderenti, di fronte alle grandi scelte che a volte la politica pare esigere. Più recentemente le casistiche definite dalla legge sulle organizzazioni di volontariato hanno suscitato un ampio dibattito, concluso tuttavia con soluzioni ancora provvisorie, a tratti carenti di chiarezza nella formulazione fin qui accettata.
Ci sarà ancora la Rete in un futuro ormai prossimo, quando le energie di alcuni grandi appassionati trascinatori potranno venire meno?
Filomeno Lopes ci invita ad accettare la ciclicità di ogni esperienza umana. Anche il tramonto può essere visto senza paura e senza nostalgia. La lotta alla globalizzazione dell’indifferenza ha un senso che va al di là del presente e si proietta nel futuro (oltre i figli, verso i nipoti). L’ascolto degli oppressi ha in sé un momento di riconciliazione con la propria storia, anche con una storia coloniale che gli italiani hanno spesso negato.
La continuità e la durata sono oggi fuori moda. La velocità della nostra comunicazione ci porta ad esigere i risultati di ogni nostro impegno. Il finanziamento tramite autotassazione invece, con la sua lentezza e con la sua esiguità (rispetto alle possibilità operative di organizzazioni no-profit che accedono a fondi pubblici e si danno una organizzazione manageriale), pare provenire da un’altra storia, fatta di testimonianza individuale più che di risultati visibili.
Inoltre il modello assembleare del coordinamento, che induce a prendere decisioni in modo lento e sempre provvisorio, stride fortemente con i modelli comunicativi in cui prevalgono lo slogan immaginifico e la sintesi autoritaria. E tuttavia questa fatica non è inutile. Nel coordinamento si mette in pratica l’esigenza di cogliere la dimensione strutturale e la valenza politica delle idee, nel confronto anche dialettico con altre prospettive convergenti. Stedile ci ha ricordato come i movimenti siano essenziali alla crescita della società: la politica da sola non basta, senza un humus sociale ed organizzativo carico di visioni innovative e di speranze che stimolino all’impegno disinteressato.
Gli schemi economici mondiali stanno cambiando rapidamente, a volte disorientando coloro che erano legati ad alcune abitudini di scontro ideologico (ad esempio: capitalismo di modello nord americano contrapposto al cosiddetto “terzo mondo”). Così la Cina, oggetto dell’intervento di Pietro Masina e di gran parte dell’opuscolo di Pier Paolo Pertino, sta diventando la maggiore potenza economica mondiale con caratteristiche nuove ed in parte inesplorate. In particolare Masina ha segnalato le forme di rivalsa verso le potenze europee che nell’Ottocento hanno imposto all’impero cinese la sudditanza economica. Da questo contrasto è nato uno stato a parole comunista, ma impregnato di legalismo formalista confuciano (che ignora i modelli occidentali di creazione del consenso), con una organizzazione fortemente verticistica del potere politico e con un sistemaeconomico che accetta tutte le logiche capitalistiche (Cina membro del WTO dal 1997). Masina ha accennato anche al timore atavico dei dirigenti cinesi per le forme di autonomia, che nel passato hanno determinato forme di frammentazione dello stato, timore che si concretizza nell’oggi con la repressione delle minoranze (gli uiguri turcofoni del Xinjiang, i tibetani, ma anche gli studenti delle grandi città costiere che vorrebbero spazi di libertà) e con la gestione autoritaria e spersonalizzante dell’emigrazione interna.
La riflessione di Antonio Olivieri, animatore dell’associazione “Verso il Kurdistan”, ci ha aiutato a leggere il complicato mosaico medio-orientale da un’altra prospettiva, quella di una identità etnico- linguistica dispersa fra cinque diversi stati e perennemente alla ricerca di qualche forma di autonomia (oggi particolarmente difficile in un’area egemonizzata dalle mire espansionistiche del governo turco guidato da Erdogan). Antonio ci ha parlato di piccoli progetti di sostegno sanitario e scolastico in zona curda, in cui le donne hanno un ruolo importante (vera eccezione in uno spazio culturale che sembra andare in altre direzioni) e ci ha lasciato nel cuore il saluto tradizionale curdo “ti porto sugli occhi”
Molto ricca è stata la riflessione sulle tradizioni popolari che esprimono lo spirito di un popolo. Così
abbiamo attraversato con lo sguardo i simboli della cultura Mapuche sempre a rischio di ghettizzazione e di emarginazione nel difficile incontro con la situazione politica cilena (la bandiera “cosmica”, l’albero sacro, il gioco collettivo del palin, la casa comunitaria). Dal filmato su Haiti abbiamo imparato a conoscere il “konbit”, termine haitiano-creolo che designa una forma tradizionale di lavoro comunitario, ritmato da canti, che valorizza l’aiuto reciproco nella preparazione dei campi.
Secondo Masina occorre fare però attenzione agli approcci idealizzanti a questi simboli identitari. La
ricerca dell’identità è anche una radice di tutti i nazionalismi. In tutte le tradizioni popolari ci sono meccanismi di esclusione e spesso riti ancestrali giustificano un ruolo marginale delle donne.
Da questo punto di vista Joao Pedro Stedile ci ricorda, fra le altre cose, la necessità di una attenta analisi di classe dei movimenti popolari, citando il pensiero di Gramsci.
Un discorso a parte merita la ricerca di un incontro con i giovani, a lungo discusso negli incontri di coordinamento e tema di iniziative importanti, come i seminari e i viaggi. Con efficacia e semplicità i giovani presenti ci hanno ricordato l’inutilità di catalogazioni collettive, che non appartengono agli individui concreti. I giovani sono molto diversi fra di loro, a volte distanti dagli schemi riassuntivi con cui proviamo ad incontrarli. La Rete è spesso in difficoltà con il loro modo di comunicare perché usa un linguaggio prevalentemente verbale, mentre le nuove generazioni si muovono con più agilità e partecipazione nel mondo delle immagini, in particolare quelle ricche di emozioni.
Fra i messaggi ripetuti nella comunicazione giornalistica di questi giorni emerge l’appello a “salvare
il Natale”. Naturalmente è l’invito legittimo alla prudenza contrapposto ai comportamenti che possano espandere il contagio, ma questa “salvezza” è spesso connessa alle stime sui consumi previsti (per lo più dai centri studi delle associazioni dei commercianti). Insomma dobbiamo “salvare” 14 miliardi di euro di spesa, sulla base dell’ultima previsione che ho letto per l’Italia. Difficile non fare il collegamento. E per noi difficile non pensare alle centinaia di persone che sono state respinte a colpi di acqua gelata nelle foreste della Bielorussia. O di quelle lasciate alla deriva nel cuore del Mediterraneo.
Il nostro augurio è quello di “salvare il Natale” nello spirito di questa storia della Rete. Una storia che
ha un percorso diverso rispetto alla logica che comunemente ci viene proposta come normale. Una storia che abbraccia tutte le profezie di questo tempo difficile. E getta un ponte fra tutte le persone che le condividono. Vi portiamo sugli occhi!
Il gruppo della Rete di Casale Monferrato

Seminario nazionale della Rete Radié Resch – Rimini 13-14 Novembre 2021

IL SOGNO DELLA RETE: UN LEGAME CON IL FUTURO

SINTESI:

Introduzione di Lucia Capriglione

Presenta Filomeno Lopes, originario della Guinea Bissau, in Italia dal 1986, lettore di notiziari in lingua portoghese presso la radio vaticana, laureato presso la Gregoriana, giornalista e autore di libri sulla differenza culturale.

Compito di Filomeno: ascolto e relazione finale

Maria Picotti legge la lettera inviata da Carla Grandi

Video di Matteo Mennini

La Rete non è diventata FBO, è rimasta fedele alle sue radici (nello stesso periodo Focsiv e Mani Tese si sono “professionalizzate”

Il tema delle fondamenta nel rapporto con la terra e con la storia: le lettere di Masina

La nostra coscienza e la nostra discendenza

  • Bisogno di riconciliazione (con la nostra storia e con la nostra fede)
  • Assunzione delle violenze del sistema (le cause strutturali)
  • L’ascolto degli oppressi

Ercole Ongaro

La Rete nasce da un incontro (Masina e Gauthier). Incontro come valore fondante

  • Una condivisione continuativa: l’autotassazione
  • La libertà organizzativa dei gruppi e l’assenza di istituzionalizzazione. I gruppi hanno la libertà e la leggerezza dei movimenti spontanei.
  • I momenti comuni del seminario e del convegno biennale.

La valenza politica: innescare forme di cambiamento in cui i poveri fossero parte attiva

Mettersi periodicamente in discussione

Luci e ombre: nascita e morte di tanti gruppi locali

  • Non siamo attraenti in una società che predilige la breve durata
  • Siamo carenti di visibilità e di efficienza (ma può essere un valore)

Una associazione vive se c’è chi la fa vivere. Il mondo si è evoluto in modo diverso

Filomeno Lopes

Rileggere la Rete senza paura e senza nostalgia. Quando è buio non temere di tornare indietro. La sfida intergenerazionale: nel discorso non è ancora uscita la parola futuro. Nella mia cultura il futuro sono i nipoti, più che i figli. Il rito di iniziazione (in Mali?).

La Rete nasce da un incontro per ricordare che la vita sono gli altri

Contro la globalizzazione dell’indifferenza

  • Il peso della storia: l’assunzione delle responsabilità coloniali (tra parentesi: l’Italia fa più fatica a riconoscersi come potenza coloniale)
  • L’ascolto degli oppressi come strumento di riconciliazione: la parola è vita ed è come il sangue o l’acqua, non si può raccogliere una volta emessa.

Pietro Masina (associato di Storia e istituzioni dell’Asia a Napoli, già ricercatore di Fondazione Rothschild, esperto di sud-est asiatico, in particolare di Vietnam)

La Cina è un paese emergente (supererà l’economia USA entro 10 anni, già oggi molti indici sono superiori), con venature di revanchismo rispetto alla sconfitta militare e alla penetrazione commerciale imposta a partire da fine ‘700 (guerra dell’oppio 1839-1842)

  • Il governo di Pechino viene riconosciuto dall’ONU solo nel 1971 (in precedenza la Cina era Taiwan)
  • L’egemonia cinese ignora il modello occidentale della creazione del consenso
  • Il sud-est asiatico come luogo di confronto fra le due egemonie

Il timore del gruppo dirigente cinese: la frammentazione, gli autonomismi e i conflitti interni (la memoria storica degli “stati combattenti”, V-III sec. a.C.)

  • La questione del Tibet e la rivolta del 1959 (fomentata dalla CIA)
  • Le popolazioni turcofone (uiguri) nel Xinjiang
  • La repressione dei movimenti millenaristi, come il Falun Gong

Il confucianesimo di Meng-Tzu (370-289): l’animo umano è fondamentalmente buono, ma deve essere educato. In seguito prevale la tesi della cattiveria umana che necessita di norme, su queste basi si è fondata la riunificazione della Cina su base legalistica durante la dinastia Qing.

Sesto plenum del PCC, Xi Jing Ping proclamato “grande leader” per la terza volta, sulle orme di Mao e di Deng. Nella sua relazione si vanta di aver sottratto alla povertà 850 milioni di persone (100 milioni durante il suo mandato). Fra gli obiettivi l’aumento dei salari e la delocalizzazione, mantenendo le produzioni di maggior valore aggiunto.

  • Dal 1997 la Cina fa parte del WTO, in pratica accetta la logica del capitalismo
  • La povertà assoluta si è ridotta, ma è aumentata la disuguaglianza
  • Migrazione interna non permanente di lavoratori molto giovani

Nel dibattito intervengono:

Gianni Pettenella: la tensione politica locale

Paolo Guglielminetti: valore dei progetti; relazioni con associazioni giovanili

Caterina Perata: difficoltà nell’incontrare i giovani, hanno linguaggi propri

Laura (Torino): i giovani si esprimono con le immagini dei social più che con le parole

Lucia Capriglione: si trasmette con la testimonianza; il web crea situazioni-bolla

Pier Pertino: far conoscere un diverso modo di incontrare la realtà

Nadia Zamberlan: i giovani sono molto diversi fra loro, non è possibile parlare a tutti

Ludovica (Celle): le esperienze hanno sempre funzionato, manca la continuità

Antonio Vermigli: i problemi hanno un perché, gli impoveriti della storia

Sergio (Quarrata): essere di esempio, sentirsi responsabili

Pietro Masina: i giovani sono bravi a trovare risposte, occorre insegnare a fare le domande giuste. Dare un senso è il compito della Rete

mattina 14 novembre

Testimonianze a partire da alcuni interrogativi: la Rete è mai stata colonialista?

Video del collettivo SE a partire dal progetto in Repubblica Centrafricana

Intervista a Richard Kitienge, riportata da Nadia

  • La profondità del “senso delle cose” come identità culturale resiliente alle mutazioni della “agency”

Video di Josè Nain sulla situazione dei Mapuche in Cile

  • Gli accordi con la corona spagnola (i trattati che preservavano l’autonomia mapuche)
  • Le forme di identità attraverso la festa e i simboli cosmici (la bandiera “cosmica” dei Mapuche, l’albero sacro, il gioco collettivo del palin, la casa comunitaria)

La situazione di Haiti (da un filmato)

Discussione sul “konbit”, termine haitiano-creolo per indicare una forma tradizionale di lavoro cooperativo comunitario, ritmato da canti, tramite il quale tutti le persone di una comunità si aiutano reciprocamente a preparare i loro campi.

Antonio Olivieri, Associazione “Verso il Kurdistan”

Come è nata l’associazione: Incontro con Ocalan e con Dino Frisullo (che per la sua solidarietà aveva sperimentato le carceri turche)

  • 40 milioni di abitanti sparsi in 5-6 stati. Unica cultura medio-orientale che offra uno spazio significativo alle donne
  • La richiesta dei curdi non è più indipendenza politica, ma autonomia reale e riconoscimento della lingua
  • Il ruolo del colonialismo: ad esempio il confine turco-siriano corrisponde al tracciato della ferrovia Konya-Bagdad, costruita dai tedeschi. Cizre è un nodo strategico di questa ferrovia e spiega i bombardamenti ai danni di questa città abitata da curdi (uno dei progetti dell’associazione riguarda proprio Cizre, oggi semi-distrutta e sotto il controllo delle truppe turche)
  • Altri progetti: adozione a distanza di famiglie di detenuti politici
    • Progetto Berfin (bucaneve) per il sostegno scolastico delle ragazze
    • Ospedale nel territorio degli Yazidi

Per concludere un saluto curdo: “ti porto sugli occhi” (“ser cha ua”)

La lotta dei braccianti di Castelnuovo Scrivia

Problema locale di sfruttamento di braccianti marocchini, uso del caporalato da parte della proprietà, presidio di 74 giorni con tenda ai bordi della strada.

  • ma anche problema strutturale: riguarda l’intera filiera agro-alimentare

Il problema dell’emergenza abitativa (pur in presenza di case confiscate alla mafia, in questo momento inutilizzate)

Antonio Vermigli

Il movimento Sem Terra, intervento di Joao Pedro Stèdile (in portoghese)

Dall’accampamento all’assentamento (organizzazione più stabile di occupazione della terra, con produzioni agricole e sistema di vendita al dettaglio a costi accessibili per le popolazioni più povere)

  • La scuola del movimento Sem Terra
  • La politica da sola non basta: i movimenti popolari sono essenziali alla crescita della società, perché arricchiscono il dibattito di idee.
  • I “santi” di riferimento: Antonio Gramsci e papa Francesco

Pietro Masina

Occorre fare attenzione ed evitare idealizzazioni, la ricerca di una identità non ha sempre un valore positivo, talvolta è alla radice dei nazionalismi. In tutte le tradizioni popolari ci sono meccanismi di esclusione (spesso di marginalizzazione delle donne). Incontrare le comunità locali spesso significa incontrare i capi (maschi) della tribù dominante. Stedile ci ricorda che dobbiamo anche fare un’analisi di classe dei movimenti popolari.

Filomeno Lopes, conclusioni in due riprese, intervallate da un dibattito

Le grandi sfide sono oggi quelle delle idee. Le identità tradizionali che sono sopravvissute hanno accettato la sfida del confronto con le idee dei colonizzatori ed hanno assorbito una parte della cultura occidentale, mettendosi in dialogo/contrapposizione.

  • Abbiamo troppa fretta di parlare
  • Sentirsi parte integrante di quello che si sta dicendo
  • Desidera il benessere del tuo vicino prima che i suoi lamenti ti impediscano di dormire” (proverbio dei Bambara del Mali)
  • La mano che riceve sta sempre sotto
  • La luna cala e cresce: una civiltà non può essere sempre crescente. Così anche i movimenti come la Rete. Occorre accettare la ciclicità
  • La cultura occidentale è stata grande quando ha avuto un sogno
  • Gli europei bianchi sono gli unici a ritenersi nella storia: importanza di proporre diversamente la storia a scuola.

Al dibattito hanno offerto un contributo (difficile da sintetizzare in poche righe):

Monica Armetta, Paolo Guglielminetti, Fabiano Ramin, Teresa Gavazza

Caterina Perata, Antonio Vermigli, Giovanni Esposito (per voce di Marco Zamberlan)

Ercole Ongaro, Maria Picotti, Pier Pertino, Clotilde Masina

 

MATERIALI:

Come si specchiano nell’oggi e nel domani i valori fondanti della Rete?

Carla Grandi   Lettera

Ercole Ongaro   Relazione

Matteo Mennini   Video

Filomeno Lopez   Video

 

Visione della realtà globale e nuove frontiere geopolitiche

Pietro Masina   Video

Colonialismo e de-colonialismo

Caterina Perata   Video

Josè Nain   Video

Situazione di Haiti   Video

 

Ascolto dei movimenti

VideoAntonio Olivieri   Relazione

Josè Pedro Stèdile    Video     Traduzione

 

Conclusioni a cura di Filomeno Lopes

Audio parte 1

Audio parte 2

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