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Circolare nazionale Settembre 2022 a cura della Segreteria Laboratorio.
Questa lettera è volutamente costellata di tanti nomi con l’unico scopo di trasmettere il senso della coralità del lavoro ed invitare ad ogni persona che lo desideri a rilevarne una parte ed andare avanti.
Nella semplicità.
Abbiamo chiamato “Segreteria Laboratorio” il tentativo di rispondere all’assenza di candidature per la segreteria della Rete alla fine del biennio 2018- 2020 ( si era proposta solo Caterina lanciando insieme l’idea di un “viaggio con le Reti”).
Da parte di Antonio Vermigli, Lucia Capriglione, Nadia Zamberlan e Caterina Perata, che lanciarono l’idea nel settembre 2020 a Sezano, non c’era una premeditazione di cambiamenti epocali, piuttosto ricerca.
Marta Bergamin, preziosa tesoriera, era dimissionaria ma in attesa di una sostituzione continuò a coprire l’incarico, gli altrettanto preziosi Marco Lacchin, Marco Zamberlan e Gigi Bolognini rinnovarono la disponibilità per i verbali e la parte informatica, Presto Paolo Guglielminetti, Maria Rita Vella e Nadia Zamberlan formarono il gruppo Progetti.
Laboratorio è stato fino a qui.
Laboratorio per cercare di attraversare il momento storico.
Pandemia e la necessità di forti prese di posizione individuali su novità come il green pass, grave crisi politica ed economica che ha toccato da vicino molti membri della stessa Rete, una guerra vicina che ha ridisegnato la geopolitica e per finire le imminenti elezioni politiche in Italia che ci chiamano ancora una volta a rispondere sempre e comunque guardando agli Ultimi.
Ma è inutile ricordare cos’è stato il biennio 2020-2022 sotto i punti di vista a chi, come noi della Rete, ha cercato di viverlo in consapevolezza e nel confronto sincero.
Per la parte strettamente logistica sono stati organizzati i coordinamenti nelle nuove forme “a distanza” o “mista”, le assemblee di bilancio, la divisione delle circolari, i bilanci stessi , i versamenti e le revisioni dei progetti.
E poi qualche novità:
Germana Signa ed Enrico Vallarino sono subentrati a Marta Bergamin nel servizio di tesoreria, Maria Rita Vella ha curato un certosino lavoro di “Storia dei progetti”, Caterina Perata ha iniziato le prime tappe del “viaggio con le Reti”, è stato organizzato un fine settimana a Rimini corto come un seminario ma con l’intensità di un convegno in cui sono stati incontrati “ a distanza” tanti testimoni e referenti delle operazioni.
Altre proposte come il “forum visioni”, le “circolari circolanti”, la “griglia di condivisione delle attività delle Reti” hanno avuto poco riscontro ma è sempre importante proporre idee nuove senza curarsi della possibile accoglienza.
La parte principale dell’attività è però quella in corso : rileggere in questomomento storico l’essere Rete nella sua essenza ed i criteri che individuano
le operazioni.
Dopo confronti attraverso lettere e discussioni durante i coordinamenti si è istituito un gruppo di lavoro che ha condiviso un primo documento il quale sarà discusso tra qualche giorno nel coordinamento…due anni dopo l’inizio di questo esperimento.
Alleghiamo alcuni scritti che possano aiutare a rileggere il percorso.
Crediamo che la Rete sia davvero ancora capace di cambiare per andare avanti e continuare questo laboratorio può essere un modo.
Chi se la sente?
La segreteria laboratorio

Settembre 2022
Carissima, carissimo,
la Madre Terra la (Pacha Mama), il creato e le sue creature gridano per la condizione in cui versa la Casa Comune. In balia dei nostri eccessi consumistici, essa geme e ci implora di fermare i nostri abusi e la sua depauperazione. Molte specie si stanno estinguendo ma gridano anche gli uomini e in particolare i Popoli nativi e i più poveri, esposti alla crisi climatica: sono già 90 milioni i profughi climatici. Soffrono l’impatto con la siccità, inondazioni, uragani e ondate di caldo sempre più intense e frequenti.
Urge cambiare, modificare gli stili di vita, lo stato della Casa comune merita la medesima attenzione di altre sfide globali quali le gravi crisi sanitarie e i molteplici conflitti bellici ancora esistenti.
Piangiamo ogni giorno per gli incendi, lo scioglimento dei ghiacci, la siccità; ma siamo disposti a chiedere con forza alla politica una cambiamento radicale. Penso alla gestione dei rifiuti fortemente in mano mafiosa, lo dimostrano i continui incendi di milioni di tonnellate di rifiuti stipate stipati in grandi magazzini o il loro trasferimento in Africa corrompendo sistemi locali. Quando comprenderemo che il futuro dipende principalmente da noi?
Urge una coscienza critica, una coscienza che si fa realmente critica di quella mentalità che noi chiamiamo buon senso che è gestito da chi ha in mano le leggi del potere e dell’informazione, per cui i buon senso -che non interroga, che non indigna- diventa tenere le cose come sono a vantaggio di chi ha, la stragrande minoranza dell’umanità: noi!
La coscienza critica, invece, sta nel mettere in crisi questo tipo di struttura di potere e guardare alla realtà di come vengono divisi i beni della Madre Terra, chi ne usufruisce e chi li agogna. Oggi viviamo nella ragionevolezza della politica, l’attuale campagna elettorale ce lo dimostra in modo chiaro, quali sono i problemi: il prezzo del gas, l’inflazione, i sussidi, la diminuzione delle tasse, le bollette… tutto a salvaguardia del mondo dei potenti e per chi è già nel benessere, ma la vera politica è quella di orientare il mondo a vantaggio delle donne e degli uomini concreti, degli impoveriti (nessuno nasce povero, è questo sistema che poi lo crea), dell’indifeso.
Oggi è follia il mantenimento del mondo a vantaggio dei potenti: l’unica possibilità rimastaci è quella di lavorare per un mondo che sia a misura di uomo. In questo senso penso alla follia della pace. Possiamo anche chiamarla utopia, nel senso che è una cosa grande e difficile che forse non riusciremo a pieno a realizzare, ma che per questo siamo chiamati a realizzarla  giorno dopo giorno.
Penso a papa Francesco, grande contestatore di fatti concreti, penso alla Laudato Si con la proposta dell’ ecologia integrale, alle sue prese di posizioni su tutte le guerre, al suo continuo richiamo alla riscoperta del Vangelo, troppo spesso lasciato ad impolverarsi nei cassetti delle scrivanie, urge renderlo vivo, facendoci impegnare tutti, credenti e non credenti alla creazione della pazzia di un mondo migliore, di vita e di libertà per tutti, per esorcizzare la presunta ragionevolezza che ci viene insegnata dai potenti e dai ricchi, e che preparerebbe invece la follia della distruzione umana.
Viviamo in un mondo organizzato secondo lo scambio di favori. Chi vuole funzionare nella società moderna, deve entrare in una rete di vari rapporti in cui si deve sempre dare qualcosa per guadagnare qualcos’altro di nostro interesse. Sembra una cosa normale; partendo dall’educazione in famiglia fino ai rapporti commerciali. Ma, d’altro lato, sappiamo bene che nei rapporti umani non basta solamente il conto di guadagni e di perdite. Ciò che veramente conta tra gli uomini sono i rapporti non stimabili con prezzi e favori.  Quindi, ci sono due misure, due modi di relazionarsi con le persone. Potrebbero essere definiti uno “commerciale” e l’altro “disinteressato”. Il primo è rappresentato dal circolo continuo e sempre più radicato nella rete dei favori. Le persone sono viste come risorse potenziali di favori: più qualcuno è potente, più persone cercano di relazionarsi con lui. Non importa la qualità umana di questa persona, ma solamente i favori che può offrire. Questa è la logica, in vari contesti sociali le persone vengono classificate a seconda del loro potenziale di offrire favori. Il primo posto a nozze o a qualsiasi banchetto di solito viene riservato a qualcuno di importante, a cui dobbiamo (o potremmo dovere) molto. La vergogna dell’ultimo posto significa semplicemente che in un gruppo abbiamo una posizione misera. Non significhiamo niente.  Quindi non possiamo offrire molto, allora non possiamo sperare di molti favori. Le configurazioni sociali esprimono proprio queste differenze essenziali tra le persone. Non tutti siamo uguali. Sono quindi due le logiche: quella dello scambio e la prospettiva disinteressata. Non possiamo evitare la prima, che dovrebbe essere gestita bene, con tanta prudenza, umiltà e sensibilità, rispettando la misura umana, la seconda è quella della creazione della fraternità. 
Antonio

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