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Ciao. Vi offriamo una storia di collaborazione tra il “qui” e il “là”. Economicamente si è conclusa da molti anni. Ma i semi portano frutto.

Lasciamo a Dino la presentazione della lettera allegata e facciamo a tutte e a tutti un sacco di auguri per il nuovo anno.

Maria e Gianni

Ida Pierotti è stata la fondatrice, col marito Miguel Reyes Santana, di un Centro Sociale in una baraccopoli a Sud Ovest di Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana. L’appoggio a questo progetto è stato dato dalla rete di Verona, verso la fine degli anni ’80.

Ora Miguel è morto e Ida è tornata a Santo Domingo, anche per accettare l’eredità della pensione che il marito le ha lasciato. Naturalmente, è stata invitata a visitare il Centro, che intanto è diventato un’istituzione della Repubblica Dominicana, finanziato dallo Stato, con molti corsi professionali e con molte iniziative rivolte agli abitanti della zona.

     Miguel era un esule politico. Dopo essere rimasto ferito in un fallito tentativo rivoluzionario nel suo paese, si era rifugiato in Italia. Qui aveva ripreso gli studi fino a laurearsi in Scienze Politiche, e aveva conosciuto e sposato Ida Pierotti, allora impiegata all’Università Cattolica.

Quando per lui è stato possibile rientrare nella Repubblica Dominicana, sono partiti insieme con un progetto di socializzazione e promozione sociale per una zona poverissima, El Abanico. (il Ventaglio), così chiamata perché è una zona bersagliata da forti venti.

     Il progetto era stato presentato a Ettore Masina, e lui, affidandolo alla rete di Verona, l’aveva dedicato alla memoria della mamma di Silvana, Nelda Spaziani Valpiana. Nelda era figlia di un martire del nazifascismo, morto a Mauthausen, e quindi nella scelta del nome dell’operazione, si sottolineavano la solidarietà e la resistenza.

     Il Centro Valpiana diventò un centro di scolarità e il luogo del coordinamento per tutte le iniziative che servivano a quel quartiere. Fu l’occasione per ritrovarsi e creare coesione tra tutte le persone più disponibili a impegnarsi.

     Noi della Rete di Verona siamo stati ben lieti di sostenere questo progetto, e nell’estate del 1990 Silvana ed io siamo andati a Santo Domingo, ospiti di Ida e Miguel che ci fecero conoscere il neonato Centro Valpiana e tutta l’isola. Miguel e Ida vennero, poi, al Convegno della Rete dedicato al 500° Anniversario della “scoperta dell’America” e una delegazione del Centro venne in Italia qualche anno dopo. Li ospitai io, nella scuola dove ero preside, e dove c’erano dei corsi professionali che potevano essere un utile modello anche per loro.

            Il Centro Valpiana divenne poi un ente di aiuto e sostegno alle varie iniziative locali, finanziato dallo Stato, e sta ancora funzionando regolarmente, proseguendo quanto iniziato più di 30 anni fa.

            Per noi è stata una grande occasione di collaborazione e dialogo con altre realtà: li abbiamo seguiti con interesse, finanziati, per quanto possibile, e abbiamo contribuito al loro successo.

            Ida ce ne ha dato un resoconto. La sua lettera, che alleghiamo, è l’occasione per apprezzare quanto si è potuto realizzare con tanti anni di lavoro. Siamo confortati dal vedere i frutti che sono maturati dalla nostra piccola autotassazione, e dalla nostra relazione con loro.

Dino con Silvana, dicembre 2022

 

Carissimi amici della Rete,

sono sempre rimasta legata a tutti voi, attraverso il prezioso rapporto con Silvana e Dino.

Dopo 20 anni, sono tornata a Santo Domingo, dove ho trascorso una parte indimenticabile della mia vita e dove, grazie a voi, io e Miguel abbiamo potuto realizzare il Centro Comunitario Nelda Valpiana.

Avevo lasciato Santo Domingo dopo 15 anni di servizio e l’ho fatto solo quando ho avuto la certezza che l’”operazione Valpiana” era ormai una realtà, della cui gestione si faceva carico pienamente la gente del Barrio El Abanico, con la sua Assemblea, la Giunta Direttiva e un programma tecnico/sociale sostenibile.

In questi anni ho seguito da lontano lo sviluppo del Centro, come avrebbe detto Ettore Masina: “vedendo la barca allontanarsi come un’opera finita e rimanendo con gli strumenti in mano e nella mente per crearne un’altra”. Per me, tante altre storie sono seguite al Centro Valpiana, storie di un’altra parte di vita in cui le difficoltà si sono alternate alle soddisfazioni. Sono stata a vario titolo operatrice in Angola, Guatemala, Nicaragua, Mexico, Cuba, Haiti, Argentina, Colombia. Tutto ciò mi ha dato gli strumenti necessari per mettermi, 10 anni fa, a disposizione dei rifugiati, qui in Italia, a Verona.

Ora sono tornata a Santo Domingo perché a febbraio 2022 Miguel, il mio marito, è morto. Mi ha lasciato in dono metà della sua pensione di professore universitario (l’altra metà è destinata alla figlia minore), e questo mi permetterà di sopravvivere un po’ meglio, alla mia tenera età di 77 anni. Infatti, nonostante la nascita della sua seconda figlia, che Miguel ebbe 15 anni fa con un’altra donna, non ci siamo mai separati. Anzi, l’ho supportato durante la sua lunga malattia ed abbiamo continuato a volerci bene, come due persone che, all’insegna della solidarietà, hanno fatto un lungo e proficuo percorso insieme.

Vi racconto in breve di questo mio viaggio per certi versi surreale.

La famiglia di Miguel al completo è venuta a prendermi all’aeroporto e una nipote mi ha ospitato nel suo appartamento di Santo Domingo. Appena depositata la valigia sono stata oggetto delle loro attenzioni: il fratello i nipoti e la cognata mi hanno subito rimproverato di non aver mai rivendicato per me e per Miguel la proprietà del Centro Valpiana! Questa non me lo aspettavo! Pur nello stato di stanchezza del viaggio ho cercato di spiegare loro ciò che ho sempre dato per scontato: la solidarietà.

Purtroppo, è stato subito evidente che il mondo ideale che vivevamo con Miguel, non esisteva più. Le grandi trasformazioni di questo paese, quasi in aperta concorrenza con Miami, sono l’emblema del sopravvento dei soldi su tutti i valori sociali e morali che pure avevamo conosciuto. Todo cambia……

Il giorno seguente al mio arrivo ho chiesto alla famiglia di accompagnarmi sulla tomba di Miguel. Attraversando il traffico della grande città mi guardavo intorno, senza riconoscere nulla. Alla fine, siamo arrivati in un posto pieno di gente e sono rimasta stupefatta nel vedere i visi sorridenti di tutti i miei accompagnatori: mi avevano preparato una sorpresa! Mi sono trovata improvvisamente davanti al Centro Valpiana, senza essermene resa conto, a causa dei cambiamenti del barrio Abanico. Accompagnata dalle luci dei negozi, dalla gente, dal chiasso sono entrata nel Centro. Che sorpresa! Un via vai di giovani, che si spostavano per andare nelle aule, mentre io venivo letteralmente trasportata nella sede centrale, per il “benvenuto” istituzionale.

Sono stata oggetto di attenzioni e di complimenti da parte di gente che conoscevo, da parte di quelli che non ricordavo e da parte di facce giovani e nuove. Il direttore ha fatto un discorso elogiando la nostra opera, ricordando Miguel e riservando un saluto speciale alla famiglia della signora Valpiana, sottolineandone lo spirito accogliente e antifascista. Hanno intitolato la Biblioteca del Centro a Nelda Valpiana con il nome e la foto sull’ingresso. Tra le varie persone che mi circondavano, una di esse in particolare mi ha reso felice: Ruth, una ragazza che venne da noi per cambiare la sua vita. Era, e lo è ancora, bellissima. A quell’epoca faceva la prostituta e viveva sola con due bambine piccole. Con l’accoglienza nel Centro ce l’ha fatta, ed ora è una donna che ha preso molto sul serio il suo ruolo nella Giunta Direttiva del Centro.

Il Centro è solido e “sostenibile” e l’attuale direzione sta facendo un buon lavoro mantenendo le convenzioni che firmammo all’epoca con gli enti governativi per l’istruzione e la salute. Nel Centro funzionano i laboratori di formazione in: Farmacia, Alimentazione, Estetica, Cucito, Elettricità, Computer, Falegnameria, Massoterapia, Contabilità, oltre a una scuola elementare e una superiore. Inoltre, funziona un Centro Medico per la popolazione del barrio. Mi hanno fatto notare il campo da gioco illuminato e in piena attività, che a suo tempo facemmo costruire e che io neppure ricordavo.

Non so come chiamare l’emozione che provavo in quel momento. Ma ricordo che quando lasciai il Centro, nel lontano 2000, ero appagata e quasi sicura della sua futura autonomia. Soprattutto, già si vedeva che le persone del barrio si sarebbero organizzate, per metter a frutto la loro volontà e capacità.

Questa prima visita è stata molto ricca di soddisfazione.

Ma la sorpresa più grande è arrivata due giorni dopo, quando sono stata convocata di nuovo nel Centro dalla “vecchia guardia”… E in questa occasione sì, l’emozione è stata forte quando ho abbracciato le compagne e i compagni con cui abbiamo fatto le prime esperienze sin dalla costruzione del Centro: Hilda, Douglas, Anselmo, Xiomara, Angela Maria, Ramona, Xilenia, Virginia, Magaly… Alcuni di loro lavorano ancora nel Centro, ma la maggior parte vive in un’altra zona della città; hanno voluto essere presenti per testimoniare l’affetto e la validità di certi valori. Mancavano alcuni: Federico, artigiano elettricista, morto in un incidente; Domingo Matìas, diventato vice ministro, ed Higinio Baez, eletto deputato al Parlamento, che hanno mandato i loro saluti. Durante la riunione, ricca di spunti e ricordi felici, è entrata una video-chiamata dal Canada: era Pipin, l’allievo ebanista che, come lui stesso ha dichiarato, ha avuto successo in Canada con il laboratorio di ebanisteria. Là ha potuto assumere altri ragazzi dominicani, e tra le lacrime (non solo sue) ha ringraziato il Centro Valpiana per la formazione ricevuta. Ma ci ha tenuto a precisare che oggi è diventato l’imprenditore che è, non solo per la formazione tecnica ricevuta, ma soprattutto per la formazione umana che il Centro Valpiana gli ha dato.

In effetti, con questa seconda visita al Centro, ho ritrovato lo spirito solidale e comunitario che ci permise di realizzare tante attività.

Ida Pierotti

Ottobre 2022

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