Rete di Macerata Febbraio 2020
Lettera di febbraio 2020 Rete di Macerata
M. Cristina Angeletti
PATRICK ZAKY
E’ UNO STUDENTE egiziano di 27 anni, Patrick George Zaky, iscritto ad un importante master dell’Università di Bologna sullo studio di genere e dei diritti delle donne e collaboratore di una Ong che si occupa di diritti personali fra cui: diritto di parola, di opposizione e di libera religione. Patrick è di religione copta ed ha lavorato nello staff di Khaled Ali, candidato contro Al Sisi alle presidenziali 2018. Khaled è uno studioso, storico e avvocato egiziano impegnato nella difesa dei diritti umani. Patrick, rientrato in Egitto per far visita alla famiglia di origine, non pensava di correre alcun rischio nel tornare a casa, invece il 6 febbraio scorso è stato arrestato all’aeroporto del Cairo riuscendo ad avvertire il padre che non ha avuto più notizie del figlio per giorni finché è riapparso in un’aula di tribunale con evidenti segni di tortura.
I capi di accusa che hanno determinato l’arresto sono i seguenti :
1) false notizie al fine di procurare instabilità nazionale,
2) incitamento alla rivolta contro il regime,
3) incitamento a manifestazioni non autorizzate,
4) uso improprio dei social per danneggiare la sicurezza nazionale,
5) propaganda di gruppi terroristici.
Alcuni media come Amnesty International chiedono attenzione su questa vicenda che non deve essere silenziata in quanto la preoccupazione è che questo sia il risultato che vorrebbe ottenere il governo egiziano per far perdere le tracce di Zaky. Si allunga su di lui lo spettro di Giulio Regeni?
Probabilmente fra Patrick e Giulio ci sono delle situazioni simili. Ambedue studenti universitari all’estero, ambedue frequentatori degli stessi ambienti accademici, ambedue impegnati nel sociale, ambedue critici nei confronti dei sistemi politici polizieschi.
“Fino al gennaio 2016 noi pensavamo che l’Egitto fosse un paese sicuro”, sostiene l’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, affermando che le accuse su Zaky sono pesantissime in quanto contro la sicurezza dello Stato e che il collegamento con Regeni è forte; oltre al fatto che probabilmente Patrick fosse spiato e controllato anche in Italia. Intanto l’Università di Bologna, a differenza di quella inglese di Cambridge che ha fatto finta di non capire quale sorte potesse toccare al nostro Regeni, si è attivata per seguire la vicenda di Zaky costituendo una unità di crisi sulla situazione. Questa adesione dell’università di Bologna potrà aiutare ulteriormente lo studente egiziano. Mi auspico che anche il governo italiano agisca contro quello egiziano con alcuni strumenti che il diritto internazionale gli consente come : richiamare l’ambasciatore italiano, dichiarare l’Egitto paese non sicuro, fare una rogatoria perché la magistratura italiana possa interrogare le persone iscritte nel registro degli indagati, e, perché no, utilizzare strategie commerciali restrittive nei confronti dei prodotti provenienti dall’Egitto.
Penso che il governo italiano debba fare di tutto per ottenere la liberazione di Patrick Zaky, lo dobbiamo a Giulio Regeni.