Circolare nazionale Marzo 2024
LETTERA CIRCOLARE DI MARZO 2024
“Restiamo umani”: questa è la profetica, grande intuizione di Vittorio Arrigoni, assassinato il 15 aprile 2011. Lui si confrontava ogni giorno con il Male, condividendo la vita dei palestinesi a Gaza.
Sappiamo che oggi nel mondo ci sono molte situazioni di guerra, ma ci sembra che ciò che sta accadendo a Gaza riassuma in qualche modo “in diretta” quanto di male e di efferatezza può albergare nel cuore e nella mente umana.
Sui libri di storia abbiamo letto degli stermini del colonialismo europeo/occidentale, dell’estrema violenza delle guerre del secolo scorso, per parlare solo di quelle, fino all’ indicibile vicenda della Shoah. Oggi, invece, siamo diretti testimoni di un genocidio e questo ci fa stare male per il senso di impotenza. È difficile, infatti, far emergere il desiderio di pace a cui la maggior parte dell’umanità aspira. In molti chiedono pace, ma si arriva addirittura ad usare selvaggiamente il manganello contro qualche gruppo di ragazzi e ragazze, ancora adolescenti, nel tentativo di soffocare queste voci.
Di fronte a tutto questo ci è sembrata una crepa in cui scoprire vita la lettera degli ebrei e delle ebree italiani, apparsa su “Avvenire” del 12 febbraio scorso. (vedi https://www.avvenire.it/mondo/pagine/ebrei-per-la-pace).
Quegli uomini e quelle donne si sono riuniti, hanno messo in comune i propri sentimenti, nominandoli con franchezza per quelli che erano. Hanno riconosciuto che molti israeliani ed ebrei sono incapaci di cogliere “la drammaticità del presente e le conseguenze per il futuro”. Soprattutto hanno sentito la sofferenza delle vittime, di tutte le vittime. È questo che li ha spinti a prendere parola, anche se erano molto pochi. Hanno affermato che fare memoria della Shoah serve a far sì che ciò non si ripeta non solo nei confronti degli ebrei, ma nei confronti di tutti. Diceva Primo Levi che “ciò che è accaduto può ritornare…” E nella lettera è scritto senza mezzi termini che “aver subito un genocidio non fornisce nessun vaccino capace di renderci esenti da sentimenti di indifferenza verso il dolore degli altri, di disumanizzazione e violenza sui più deboli”.
Per contrastare l’odio e l’antisemitismo hanno compreso che l’unica strada possibile è quella di interrogarsi profondamente per “aprire un dialogo di pace costruendo ponti” anche se le posizioni sembrano distanti. Per questo dicono di non condividere le indicazioni dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, dove si dice che ogni critica alle politiche di Israele è una forma di antisemitismo.
Rompere il silenzio di fronte all’orrore e già un modo per coltivare la speranza.
Amici israeliani ci dicevano che in questo momento di grande buio l’unica cosa che vedono possibile è stare insieme in silenzio, arabi ed ebrei, poi forse sarà possibile parlarsi e alla fine anche abbracciarsi: così ci hanno detto testualmente. Per ora questo è il loro orizzonte: per la grande sofferenza che stanno vivendo non hanno trovato altro modo di resistere, perché in questo momento non riescono a immaginare uno sbocco dopo tanta violenza.
Questi amici fanno parte del movimento di cittadini israeliani ebrei e palestinesi STANDING TOGETHER, “Stare Insieme” (www.standing-together.org/en). “Standing Together” è minoritario in Israele, ma sta crescendo – ci hanno detto – e organizza marce e manifestazioni in tutto il paese per chiedere pace, uguaglianza di diritti, giustizia sociale e climatica.
Purtroppo le istituzioni e i governi europei stanno orientandosi sempre di più verso l’dea che è necessario armarsi per risolvere i conflitti e regolare i rapporti tra gli stati. Sono impressionanti le cifre che si spendono per gli armamenti a discapito di investimenti in servizi e welfare, mentre i poveri sono in costante aumento in Europa e nel mondo.
L’articolo 11 della nostra Costituzione, la promozione della pace che l’Europa aveva messo tra i suoi principi sembrano ormai archeologia, cosa del passato.
Ma, come ci hanno suggerito al tempo della dittatura argentina le Madres de Plaza de Mayo, la lotta per la vita sconfigge la morte. Sappiamo che il loro marciare ogni giovedì, sfidando il potere, aveva questo significato: “la vida venciendo a la muerte”. E’ lo stesso grido, possiamo permetterci di dire, con cui si conclude la lettera citata degli ebrei e delle ebree italiani: “Vogliamo preservare il nostro essere umani…”.
Sono più o meno le stesse parole di Vittorio Arrigoni. Parole che avevamo fatto stampare anche sulle nostre borsette di tela in occasione di uno degli ultimi convegni, come un invito e un proposito da diffondere.
Preservare l’umanità è profezia perché dice che il Male non ha l’ultima parola. Ma preservare l’umanità è anche fare Politica, è credere possibile un mondo più giusto e finalmente in pace.
Maria e Gianni
Rete di Verona, 5 marzo 2023