Confine greco-turco
Far west tra Grecia e Turchia
Tra i soldati di leva in Grecia, dove c’è ancora il servizio militare obbligatorio di 9 mesi, esiste una rete contro guerra e nazionalismo. Si chiama Spartakos e può contare sul supporto esterno di un comitato di solidarietà composto da civili. Sono loro che si occupano di diffondere le denunce che vengono da dentro l’esercito.
Cosa fa l’esercito greco sul confine con la Turchia?
«A dicembre il governo ha varato una legge che gli attribuisce all’esercito compiti di sicurezza interna, funzioni di polizia –spiega Giansandro Merli sul Manifesto-. Adesso durante uno sciopero, ad esempio, potrebbe essere ordinato all’esercito di scendere in strada. Questa è la logica della legge, ma finora è stata applicata solo lungo le frontiere. I genitori di alcuni militari ci hanno detto che ormai li addestrano ad ammanettare i migranti ed effettuare i respingimenti illegali».
Sono state trasferite alla frontiere turca alcune unità speciali dell’esercito, unità d’assalto. Ma peggio, «Poi ci sono dei «club» di ex soldati, ufficiali di riserva, pensionati, persone che hanno finito la leva. Sono estremisti di destra, militaristi, nazionalisti autorizzati a portare armi. E ancora, c’è la Guardia nazionale [in greco: Εθνοφυλακή, ndt], cioè corpi di volontari armati, che fanno parte dell’esercito e si trovano nelle zone di frontiera.
Diverse denunce affermano che questi gruppi fanno «lavoro sporco»: danno la caccia ai rifugiati, li picchiano, li arrestano, li torturano, li respingono.
Il governo (bugiardo) nega…
Ci sono video che mostrano gli spari sia delle unità speciali, che delle milizie di civili. «Oltre a tutto ciò, il 4° Corpo Militare sta facendo nella zona esercitazioni con carri armati e artiglieria». L’esercito greco non combatte più così dalla Seconda guerra mondiale. Con lo stato di emergenza sul confine ha trasformato i rifugiati in invasori, una «minaccia asimmetrica». Quindi l’esercito greco affronta il nemico invasore ed effettua deterrenza con tutti i mezzi a disposizione.
Nello Scavo, di Avvenire, da Kastanies , confine Greci Turchia. «Si parla di diversi feriti e di un altro rifugiato ucciso da colpi partiti dal versante greco. Atene smentisce. Ankara conferma, ma non mostra le prove».
Dinos Theoharidis non è un poliziotto, ma il capo delle squadre anti-migranti. Si presenta così: «Siamo dei patrioti, come Salvini lo è in Italia».
«E’ il ‘colonnello’ di Alba Dorata. Che non è solo la formazione politica di estrema destra. È anche il vessillo intorno al quale si riuniscono le ronde dei paramilitari in tuta nera». «Come faccio a catturare i migranti? Ho i miei metodi», risponde mentre un ufficiale di polizia passa a salutarlo con gli ossequi che si devono a un rispettato veterano. C’è da prenderlo sul serio. Per quindici anni Dinos è stato un operativo nei corpi speciali dell’Esercito di Atene. E per un un soffio non è entrato nel Parlamento greco, ‘anche se adesso è qui che c’è più bisogno, tra la mia gente, non ad Atene’».
Paramilitari di estrema destra a caccia di profughi
«Passare sarà quasi più pericoloso che tentare l’attraversamento in barca dalle spiagge turche a quelle di Lesbo, dove ancora ieri ci sono state tensioni. –la cronaca dell’orrore Nello Scavo-. E i profughi che si accalcano dietro il reticolato non sanno quando Erdogan li lascerà partire ancora una volta. Soprattutto non sanno che una volta superato il confine, ad attenderli ci saranno le mute di xenofobi agli ordini di un veterano».
Da Remocontro.it