Home2021 (Page 3)

Lettera Febbraio 2021

Carissima, carissimo,
venerdì 22 gennaio è entrato in vigore il Trattato per la proibizione delle armi nucleari TPAN.
Si tratta del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che vieta esplicitamente questi ordigni, il cui utilizzo ha un impatto indiscriminato, colpisce in breve tempo una grande quantità di persone e provoca danni all’ambiente di lunghissima durata.
“Incoraggio vivamente tutti gli Stati e tutte le persone a lavorare con determinazione per promuovere le condizioni necessarie per un mondo senza armi nucleari, contribuendo all’avanzamento della pace e della cooperazione multilaterale di cui oggi l’umanità ha tanto bisogno”. (papa Francesco)
L’entrata in vigore del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari è un punto di partenza. L’obiettivo finale è liberare l’umanità dall’incubo atomico, smantellare tutte le testate, rendere immorale e illegale il loro possesso. Ci sono 15000 ordigni negli arsenali nucleari, ognuno almeno 10 volte più potente delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Un pericolo costante che minaccia la vita del pianeta.

Il Trattato proibisce agli stati di sviluppare, testare, produrre, realizzare, trasferire, possedere, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti atomici, o anche solo permettere alle testate di stazionare sul proprio territorio e di assistere, incoraggiare o indurre altri paesi ad essere coinvolti in tali attività proibite. Le Nazioni che già possiedono armi di questo tipo e che aderiscono al Trattato, devono impegnarsi a distruggere i propri arsenali in accordo con un piano definito e legalmente vincolante; le nazioni, come l’Italia, che ospitano armi atomiche sul proprio territorio dovranno rimuoverle entro una data stabilita.I 50 stati che hanno già adottato il Trattato sono i pionieri di un accordo che deve diventare globale. Sono solo 6 gli stati europei che l’hanno finora approvato e ratificato: Austria, Irlanda, Malta, San Marino, Liechtenstein, Città del Vaticano. Nessuna delle potenze nucleari, Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, Israele, India, Pakistan e Corea del Nord, l’ha firmato. Ora vogliamo che anche il nostro paese, l’Italia, si assuma le proprie responsabilità, prendendo una posizione non subalterna alla potenza atomica americana, e si aggiunga agli Stati che hanno ratificato il Trattato. Sono 13.400 le testate atomiche esistenti nel mondo, in continua modernizzazione e con costi da capogiro: 140.000 dollari al minuto per un totale di oltre 70 miliardi di dollari solo nel 2019. «Se si calcolano anche i costi indiretti come i danni ad ambiente e salute o la difesa missilistica per proteggere le testate nucleari, il costo supera i 100 miliardi l’anno. Cifre enormi e in costante crescita. Insopportabili e vergognose di fronte all’emergenza sanitaria, economica e sociale dovute alla pandemia oltre che alle cifre attuali della povertà e del sottosviluppo». Purtroppo l’Italia e i paesi della NATO non hanno sottoscritto il TPAN, mentre il Vaticano lo ha fatto. Preoccupa la presenza di 40 bombe nucleari nelle basi di Ghedi e di Aviano che saranno presto sostituite con le più moderne e letali B61-12. Queste bombe atomiche di nuova generazione saranno montate sui nuovi cacciabombardieri F35, dal costo di 150 milioni di euro l’uno, proprio quelli che l’Italia si appresta ad acquistare in numero di 90 per un costo totale di 14 miliardi!
Non è uno spreco di risorse oltre che un rischio permanente per il nostro Paese? Urge abolire tutte le bombe atomiche.

A parte i vaccini che giungono molto più lentamente di quanto sarebbe necessario, questo momento non permette ancora che la gente si riunisca domenica 14 febbraio per il prossimo Carnevale e per San Valentino, come invece desidererebbe la maggior parte. Su questa base l’ONU considera il 14 febbraio come “il giorno dell’amicizia”.
Oggi viviamo immersi in un mondo virtuale dove le reti sociali ci classificano in gruppi. Basta un clic per avere un amico virtuale, mentre là fuori, nel mondo reale, non può essere così.
Quanto siano vere le parole scritte da Saint Exupéry: “Gli amici non si trovano come i prodotti nei negozi. Non ci sono negozi di amici. Affinché le persone diventino amiche serve tempo e gratuità”.

Per la nostra epoca rappresenta una grande sfida valorizzare le relazioni personali e approfondirle allo stesso tempo, ed è ciò che Papa Francesco nella sua recente enciclica Fratelli Tutti definisce come “amicizia sociale”.
Alcuni gruppi di giovani parlano di “socializzare l’amore”.
Indipendentemente dalle diverse forme ed espressioni che assume, qualsiasi forma di amore ha lo stesso DNA. Sia l’amore di madre, tra fratelli, fra innamorati o amici, tutto l’amore deriva dalla stessa fonte. Si tratta dell’intelligenza amorosa, presente nell’universo e che attua in tutte le persone ed in ogni essere vivente. Le religioni e le tradizioni spirituali la associano a Dio. La tradizione giudaica insegna che nel momento della creazione del mondo, la luce divina si diffuse come fiamme d’amore in tutto l’universo.
Al ricevere queste scintille di Amore così grande, fonte di tutto l’amore, tutti gli esseri viventi vennero divinizzati. Fra loro, ogni essere umano è chiamato a coltivare e a sviluppare questa fiamma affinché non si spenga. Le relazioni familiari, la partecipazione comunitaria e i rapporti di amicizia e di amore coniugale sono strumenti per la piena realizzazione di questa vocazione all’amore.
L’amore coniugale ha una dimensione più esclusiva. L’amore nell’amicizia è più aperto, gratuito ed incondizionato. Per questo mistici di diverse religioni considerano l’amicizia come il segnale per eccellenza dell’amore divino nel mondo. Amare è la nostra vocazione. Tutti gli esseri umani sono chiamati a vivere questo cammino. Siamo felici quando ci sentiamo parte di esso e lasciamo che sia l’amore a guidarci.
Tutte le forme di amore sono assunte nella nostra interiorità che si manifesta in ogni e qualsiasi amore umano.
Pertanto l’Amore ci esorta ad essere sempre più capaci di un amore gratuito e più generoso. Si tratta di amare anche chi non ama, di portare amore dove non c’è amore, in modo incondizionato e senza limiti. Come ribadisce, per chi è credente di qualsiasi fede, la 1a lettera di Giovanni: “Dio è amore; e chi dimora nell’amore dimora in Dio e Dio in lui.” (1 Giovanni 4, 16)

Urge di fronte a ciò più che mai in questo tempo di Pandemia nel quale aumenta la sofferenza riconoscere a tutti gli esseri umani in fuga da fame e guerre, da devastazioni e dittature, il diritto di giungere in salvo nel nostro paese e nel nostro continente in modo legale e sicuro, ove necessario mettendo a disposizione adeguati mezzi di trasporto pubblici e gratuiti; è l’unico modo per far cessare la strage degli innocenti nel Mediterraneo ed annientare le mafie schiaviste dei trafficanti di esseri umani.
Urge abolire la schiavitù e l’apartheid in Italia; riconoscendo a tutti gli esseri umani che in Italia si trovano tutti i diritti sociali, civili e politici, compreso il diritto di voto: la democrazia si regge sul principio “una persona, un voto”: un Paese in cui un decimo degli effettivi abitanti è privato di fondamentali diritti non è più una democrazia.
Urge abrogare tutte le disposizioni razziste ed incostituzionali che scellerati e dementi governi razzisti hanno nel corso degli anni imposto nel nostro paese; si torni al rispetto della legalità costituzionale, si torni al rispetto del diritto internazionale, si torni al rispetto dei diritti umani di tutti gli esseri umani.
Urge formare tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine, alla conoscenza e all’uso delle risorse della nonviolenza; poiché’ compito delle forze dell’ordine è proteggere la vita e i diritti di tutti gli esseri umani, la conoscenza della nonviolenza è la più importante risorsa di cui hanno bisogno.
Urge comprendere che siamo una sola umanità in un unico mondo vivente e salvare le vite è il primo dovere di ogni donna e uomo libero.
Urge amore e solidarietà per gli impoveriti del sistema e la loro inclusione nella comunità, nel rispetto delle differenze, ciò si pone come una dimensione umana e politica.
Oxfam pubblica il rapporto “Time to care”, le vite dei super-ricchi oggi dipendono dal violento sfruttamento di donne, uomini e bambini.
La ricchezza di 2.153 miliardari è oggi pari a quella del 60% di tutta la popolazione mondiale, che senso ha?

CIRCOLARE NAZIONALE FEBBRAIO 2021
PANDEMIA E SOLIDARIETA’
In questi giorni, la pandemia da COVID-19 “compie un anno”: i primi allarmi sulla diffusione del
virus in Europa risalgono, infatti, a fine gennaio 2020. Solo molto più tardi, avremmo appreso che il
virus era già tra noi, almeno dall’autunno precedente.
Dell’impatto sanitario, economico e sociale della pandemia in Europa, sappiamo pressoché tutto.
Molto meno, di cosa sia accaduto nel sud del mondo.
Un’interessante chiave di lettura può essere fornita dai contatti telefonici che la Rete di Varese ha
avuto, durante tutta la pandemia, con Darìa Tacachiri, infermiera laureata, referente locale del pro-
getto socio-sanitario in corso a Cochabamba (Bolivia). Sede dell’operazione è il Barrio I° de Mayo,
un quartiere periferico di 15.000 – 20.000 abitanti, nato spontaneamente alcuni anni fa, a causa del-
l’inurbamento di famiglie di campesinos e minatori e formato da baracche in lamiera e mattoni crudi,
spesso con pavimento in terra battuta, sparse sulle pendici della montagna che sovrasta la città.
Il progetto si struttura in gruppi organizzati di donne, che si incontrano regolarmente in 2-3 piccole
sedi, prese in affitto. Nelle riunioni, si affrontano i temi dell’igiene domestica e della prevenzione
delle malattie infettive, dell’igiene sessuale, del ruolo sociale della donna, dell’educazione dei figli.
Sono attivi percorsi di alfabetizzazione, una scuola di cucito ed una di cucina.
************
In Bolivia non esiste una sanità pubblica, per cui i dati forniti sulla diffusione del contagio e sul nume-
ro delle vittime nel Paese, non possono considerarsi attendibili. Infatti, solo i ricchi hanno avuto ac-
cesso alle cure, sia domiciliari che ospedaliere, e sono stati censiti. La popolazione del Barrio, invece,
si è ammalata, si è curata e, in alcuni casi, è morta nelle proprie case, senza ricevere alcuna assistenza.
Nessuno sa, quindi, esattamente quanti siano stati i contagiati e quanti i decessi. Quando, ad aprile, a
Cochabamba si contavano ufficialmente 50 nuovi casi al giorno, avrebbero potuto tranquillamente
essere 500 o 5.000.
E’ quasi ovvio, perciò, osservare che uno dei principali effetti della pandemia nel sud del mondo sia
stato quello di acuire le disparità sociali. Anche in Paesi, come la Bolivia, in cui il Governo non ha
negato l’evidenza del contagio, a pagarne principalmente il prezzo sono state le fasce più deboli della
popolazione.
Ci si potrebbe, forse, spingere oltre, affermando che tale situazione ha inciso sulla stessa visibilità dei
ceti disagiati. Come, in passato, essi non erano neppure censiti dall’anagrafe, oggi non entrano nem-
meno a far parte delle statistiche. Dato – questo – particolarmente preoccupante nel Paese andino, in
cui uno dei tratti più significativi della presidenza di Evo Morales (comunque la si voglia giudicare)
è stato proprio quello di risvegliare la consapevolezza e l’autostima nelle popolazioni indigene.
************
Verso la metà dello scorso mese di gennaio, Darìa ci ha riferito di essere in isolamento domiciliare,
perché forse contagiata: aveva manifestato sintomi piuttosto lievi, per cui non si era sottoposta a tam-
pone, a causa del costo. A distanza di una settimana, ci ha “tranquillizzato”: non si trattava di COVID
ma, probabilmente, di dengue.
Ciò marca un’altra notevole differenza, rispetto alla situazione europea: qui il Coronavirus è “il”
problema sanitario, che ha polarizzato l’attenzione di medici, politici e mass-media; là, per quanto
grave, solo uno dei tanti, assieme alla dengue, alla malaria, alla febbre gialla, alla malnutrizione …
Anche le conseguenze sociali delle misure di contenimento hanno avuto risvolti per noi difficilmente
immaginabili. Nel Barrio, infatti, quasi nessuno ha un impiego regolare: tutti gli abitanti, quando la-                                                                                                vorano, svolgono lavori saltuari, a cadenza giornaliera; con quello che giornalmente guadagnano, ac-
quistano cibo ed altri beni di prima necessità. La quarantena ha, perciò, interrotto tale circuito econo-
mico portando, in poche settimane, le famiglie alla fame.
Dopo avere vissuto mesi di angoscia per la tenuta del “nostro” sistema economico, dobbiamo, quindi,
prendere atto che la fragilità del “loro”, non ha saputo (e forse neppure voluto) reggere l’urto della
pandemia, con conseguenti drammatici costi per la popolazione.
Inutile dire che in Bolivia non esistono ammortizzatori sociali.
************
Di fronte a tale situazione, anche la nostra solidarietà (la Rete è l’unica associazione ad operare nel
Barrio) si è dovuta adattare. Le scuole di cucito e di cucina hanno sospeso la propria attività e gli
incontri settimanali delle donne sono stati interrotti, per evitare che gli assembramenti in locali angusti
fossero veicolo di diffusione del virus.
Darìa ha, quindi, chiesto il permesso di utilizzare gran parte del contributo ricevuto nel 2020 per l’ac-
quisto di derrate alimentari, che sono state messe a disposizione delle donne del Barrio, per la prepa-
razione di pane ed altri alimenti, destinati sia al consumo domestico, che alla piccola vendita. Ciò ha
contributo a riavviare un piccolo circuito di economia di sussistenza.
L’emergenza sanitaria ha, quindi, segnato un arretramento negli obbiettivi dell’operazione, che ha
dovuto abbandonare le attività di promozione sociale, a favore di quelle di mera assistenza. Arretra-
mento, probabilmente, inevitabile: è oggettivamente difficile svolgere attività di formazione e co-
scientizzazione, dove manca il cibo.
Unica eccezione, l’alfabetizzazione: non potendo più organizzare riunioni o incontri, essa è stata pro-
seguita casa per casa, fornendo alle madri le conoscenze di base necessarie per consentire ai figli di
connettersi ai programmi scolastici di didattica a distanza, attivi anche in Bolivia. E’, perciò, inte-
ressante notare come, anche in una situazione drammatica, di crisi alimentare, la domanda di istru-
zione non si sia affatto esaurita e siano stati sperimentati nuovi percorsi per soddisfarla.
***********
Difficile, infine, fornire il quadro, speculare, della situazione nel nostro Paese.
L’alta incidenza del contagio in Lombardia e, dall’autunno, nella Provincia di Varese, permette forse
di prendere a campione la nostra realtà locale, per qualche considerazione.
In una prima fase, hanno sicuramente prevalso il ritorno al privato e la paura dell’altro, come poten-
ziale untore. Tensione, sospetto e la tentazione di “mettersi al sicuro”, anche a discapito dei vicini,
hanno caratterizzato i rapporti interpersonali. Nulla di diverso, in fondo, da quanto sta ora accaden-
do, su altra scala, ad esempio nel mercato dei vaccini.
Tutto ciò non ha, però, fermato tutti i percorsi di solidarietà. Da un lato, infatti, domande e bisogni si
sono moltiplicati; dall’altro, molte persone, di varia estrazione, hanno tentato di farvi fronte.
Nel lungo periodo, invece, si è verificato un rimbalzo: prendendo ad esempio la realtà parrocchiale
che, da tempo, collabora con la Rete di Varese (lo scorso luglio era stato organizzato un viaggio per
giovani in Bolivia, purtroppo saltato), si è assistito ad una ventata di generosità, sia in termini di of-
ferte economiche o di beni materiali, sia in termini di disponibilità la lasciarsi coinvolgere personal-
mente in iniziative concrete.
Solo la fine della pandemia dirà se tutto ciò sia dovuto alla semplice mancanza di alternative sul piano
relazionale o possa sfociare in nuove forme di impegno e solidarietà.
Rete di Varese

Gruppo di Macerata lettera di gennaio 2021
ATTACCO ALLA DEMOCRAZIA — TRUMP IL BARBARO

TRUMP, che doveva rappresentare, in quanto presidente, il custode della democrazia statunitense, con i suoi discorsi populisti e antidemocratici ha seminato fake news congiurando contro la democrazia stessa fiaccata da tanta forza manipolatrice. Nonostante la sconfitta alle recenti presidenziali, e anche grazie alla informazione fuorviante di alcuni media e alla sopravalutazione delle aspettative elettorali, ha continuato a fomentare e incitare alla rivolta un gruppo di esaltati che ricordano i barbari del sacco di Roma. I seguaci di Trump si muovono oggi come i visigoti del 410 che saccheggiarono la città eterna senza conoscere e capire la sua storia e la sua civiltà esportata in tutto il mondo allora conosciuto, contribuendo al crollo dell’impero romano d’Occidente. E’ di oggi l’immagine trasmessa dalla televisione dell’energumeno che con un ghigno strappa dal suo piedistallo il leggio al Campidoglio di Washington o delle masnade che con passo strascicato si incamminano nelle sale del Campidoglio chi con il cappellino alla David Crockett, chi con il viso dipinto, chi con il cappello di pelliccia con corna di bufalo, chi vestito da bucaniere, chi con la bandiera dei Confederati……. Mai un tentativo di insurrezione è stato più sbrindellato di questo eppure ha fatto diverse vittime ( dai notiziari si è saputo che cinque persone hanno perso la vita) fra i “selfie da pensionati in gita”. Una mescolanza fra irrealtà, autolesionismo, rabbia, bisogno di svago e delitto. Non penso che l’America di oggi sia la patria della democrazia, forse non lo è mai stata ma è stata la patria di molte menti democratiche come John Fitzgerald Kennedy, Martin Luther King (I have a dream) che hanno mostrato con il sacrificio della loro vita che la via democratica sia l’unica da perseguire. Chi conosce la storia americana sa che l’America non è la Gerusalemme delle libertà e che la sua storia è piena di dolore e sfruttamento: si pensi ai pellirosse dell’Oklahoma, i veri nativi americani, spazzati via dai conquistatori, si pensi alla schiavitù che ha sconvolto la vita di milioni di esseri umani. Nell’ultimo assalto alla democrazia statunitense mi ha colpito soprattutto la manifestazione spettacolare d’ignoranza e mi sono chiesta come mai in una nazione ricca e potente come gli USA si sono potute estendere così grandi sacche di complottisti, fanatici, negazionisti, che dimostrano di non possedere alcuna educazione scientifica, storica e civica. Altre domande che mi sorgono spontanee sono: a quale persona normale, dotata di un minimo buonsenso, può venire in mente di assaltare un palazzo governativo nello stesso modo con cui si va a fare una scampagnata? Fino a che punto alle classi dominanti conviene lasciare proliferare la mancanza di ragionevolezza e razionalità? Forse conviene al capitalismo spinto lasciare che si diffonda largamente una totale mancanza di senso critico, buonsenso, riflessività?
Maria Cristina Angeletti

Rete di Quarrata Lettera – Gennaio 2021

Carissima, carissimo,
abbiamo vissuto il tempo del Natale facendo un regalo ad un bisognoso vicino o lontano a cui nessuno pensa. Non ci siamo lasciati trascinare dal consumismo che da troppo tempo ci ha sequestrato questo evento. Nella mangiatoia c’erano povertà, realtà e l’amore.

All’inizio del nuovo anno siamo chiamati a trovare tempo per chi è solo, per chi soffre, per chi ha bisogno di ascolto e cura. Se troveremo tempo da regalare, saremo meravigliati e felici.

Nessuno nasce povero, né sceglie di esserlo. Poveri si diventa, la povertà è una costruzione sociale. L’esclusione produce impoverimento, frutto di una società che non crede nei diritti alla vita e alla cittadinanza per tutti, né nella responsabilità politica collettiva per garantire tali diritti a tutti gli abitanti della Madre Terra.

I processi d’impoverimento avvengono in società ingiuste. La lotta contro l’impoverimento è anzitutto la lotta contro la ricchezza sproporzionata e predatrice.

Il pianeta degli impoveriti è diventato sempre più popoloso a seguito dell’erosione e della mercificazione dei beni comuni; nel giugno 2011 abbiamo vinto il referendum per la pubblicizzazione dell’acqua a difesa del sistema idrico. Fu una grande partecipazione popolare aver detto no al potere delle multinazionali di impossessarsene ma la riforma è stata dimenticata in Parlamento. Quanti governi sono passati nell’indifferenza totale…

I beni comuni locali sono come evaporati, da ripubblicizzare non astrattamente.

Beni via via esternalizzati e privatizzati, letteralmente evaporati e con loro sembrano anche letteralmente evaporate le basi stesse della coscienza comune e della coesione sociale.

Le politiche di riduzione e eliminazione della povertà perseguite negli ultimi 40 anni sono fallite perché hanno combattuto i sintomi e non i meccanismi che la creavano. Oggi la povertà è una delle forme più avanzate di schiavitù, perché basata sul furto di umanità e di futuro. E’ l’ora di liberare la società dal cancro dell’impoverimento crescente, bisogna mettere fuorilegge molte leggi e istituzioni che determinano e perpetuano i processi di impoverimento.

La crisi pandemica, la crisi ambientale, il terrorismo internazionale sono le inquietudini e le paure di oggi.

Ognuno di noi, immerso nei ritmi frenetici della vita quotidiana, appare dominato dall’indifferenza e dal pregiudizio, e non riesce più ad essere umano. Nella società dell’avere stiamo perdendo la voglia di essere, la voglia di vivere, di amare, di essere solidale, dell’umiltà, dell’amicizia, della tolleranza, la gioia del dare, il reciproco scambio di idee ed emozioni.

Urge unione e solidarietà per guidarci nelle nostre azioni e nelle nostre scelte quotidiane, urge mantenere vivo ogni giorno la memoria storica del nostro passato, che non può e non deve essere dimenticata, diffondendo quanto sappiamo ai più giovani.

Non c’è dubbio che il 2020 sia stato difficile per tutti e tragico per molti. Ora vengono finalmente somministrati i vaccini contro il COVID-19, dandoci la tanto desiderata speranza di un ritorno alla normalità e un felice 2021.Tuttavia mesi di ansia, sconforto e solitudine possono facilmente creare una spirale di negatività da cui è difficile uscire. A volte, quando siamo giù di corda, non abbiamo interesse nel fare qualcosa che, in realtà, potrebbe farci sentire meglio. Per vivere al meglio il 2021 è necessario liberarsi delle abitudini distruttive e recuperare i nostri livelli di energia. In alcuni casi, inizialmente, potrebbe comportare uno sforzo per fare ciò che gradualmente ci fa sentire meglio.

Oggi più che mai, dobbiamo impegnarci con le piccole azioni quotidiane, per creare il mondo che vorremmo, per costruire assieme una realtà diversa, una realtà fraterna. Non sappiamo quale direzione prenderà il mondo ma, se ognuno di noi ogni giorno lavora per la pace, sarà sicuramente un mondo migliore.

La frenesia del nostro tempo ci porta a competere per il nostro unico successo, spesso siamo cavalli col paraocchi, galoppiamo e riusciamo a vedere solamente davanti a noi, e così tralasciamo le difficoltà di chi non rientra nella nostra sfera privata, mentre basta prendersi cura l’uno dell’altro, dedicando un po’ di tempo ad ascoltare qualcuno, convincere chi ci è prossimo a seguire questa strada. Non possiamo aver paura di cambiare alcune nostre piccole abitudine se vogliamo fare qualcosa di veramente grande.

Rete di Quarrata Lettera – Gennaio 2021

Carissima, carissimo,
abbiamo vissuto il tempo del Natale facendo un regalo ad un bisognoso vicino o lontano a cui nessuno pensa. Non ci siamo lasciati trascinare dal consumismo che da troppo tempo ci ha sequestrato questo evento. Nella mangiatoia c’erano povertà, realtà e l’amore.

All’inizio del nuovo anno siamo chiamati a trovare tempo per chi è solo, per chi soffre, per chi ha bisogno di ascolto e cura. Se troveremo tempo da regalare, saremo meravigliati e felici.

Nessuno nasce povero, né sceglie di esserlo. Poveri si diventa, la povertà è una costruzione sociale. L’esclusione produce impoverimento, frutto di una società che non crede nei diritti alla vita e alla cittadinanza per tutti, né nella responsabilità politica collettiva per garantire tali diritti a tutti gli abitanti della Madre Terra.

I processi d’impoverimento avvengono in società ingiuste. La lotta contro l’impoverimento è anzitutto la lotta contro la ricchezza sproporzionata e predatrice.

Il pianeta degli impoveriti è diventato sempre più popoloso a seguito dell’erosione e della mercificazione dei beni comuni; nel giugno 2011 abbiamo vinto il referendum per la pubblicizzazione dell’acqua a difesa del sistema idrico. Fu una grande partecipazione popolare aver detto no al potere delle multinazionali di impossessarsene ma la riforma è stata dimenticata in Parlamento. Quanti governi sono passati nell’indifferenza totale…

I beni comuni locali sono come evaporati, da ripubblicizzare non astrattamente.

Beni via via esternalizzati e privatizzati, letteralmente evaporati e con loro sembrano anche letteralmente evaporate le basi stesse della coscienza comune e della coesione sociale.

Le politiche di riduzione e eliminazione della povertà perseguite negli ultimi 40 anni sono fallite perché hanno combattuto i sintomi e non i meccanismi che la creavano. Oggi la povertà è una delle forme più avanzate di schiavitù, perché basata sul furto di umanità e di futuro. E’ l’ora di liberare la società dal cancro dell’impoverimento crescente, bisogna mettere fuorilegge molte leggi e istituzioni che determinano e perpetuano i processi di impoverimento.

La crisi pandemica, la crisi ambientale, il terrorismo internazionale sono le inquietudini e le paure di oggi.

Ognuno di noi, immerso nei ritmi frenetici della vita quotidiana, appare dominato dall’indifferenza e dal pregiudizio, e non riesce più ad essere umano. Nella società dell’avere stiamo perdendo la voglia di essere, la voglia di vivere, di amare, di essere solidale, dell’umiltà, dell’amicizia, della tolleranza, la gioia del dare, il reciproco scambio di idee ed emozioni.

Urge unione e solidarietà per guidarci nelle nostre azioni e nelle nostre scelte quotidiane, urge mantenere vivo ogni giorno la memoria storica del nostro passato, che non può e non deve essere dimenticata, diffondendo quanto sappiamo ai più giovani.

Non c’è dubbio che il 2020 sia stato difficile per tutti e tragico per molti. Ora vengono finalmente somministrati i vaccini contro il COVID-19, dandoci la tanto desiderata speranza di un ritorno alla normalità e un felice 2021.Tuttavia mesi di ansia, sconforto e solitudine possono facilmente creare una spirale di negatività da cui è difficile uscire. A volte, quando siamo giù di corda, non abbiamo interesse nel fare qualcosa che, in realtà, potrebbe farci sentire meglio. Per vivere al meglio il 2021 è necessario liberarsi delle abitudini distruttive e recuperare i nostri livelli di energia. In alcuni casi, inizialmente, potrebbe comportare uno sforzo per fare ciò che gradualmente ci fa sentire meglio.

Oggi più che mai, dobbiamo impegnarci con le piccole azioni quotidiane, per creare il mondo che vorremmo, per costruire assieme una realtà diversa, una realtà fraterna. Non sappiamo quale direzione prenderà il mondo ma, se ognuno di noi ogni giorno lavora per la pace, sarà sicuramente un mondo migliore.

La frenesia del nostro tempo ci porta a competere per il nostro unico successo, spesso siamo cavalli col paraocchi, galoppiamo e riusciamo a vedere solamente davanti a noi, e così tralasciamo le difficoltà di chi non rientra nella nostra sfera privata, mentre basta prendersi cura l’uno dell’altro, dedicando un po’ di tempo ad ascoltare qualcuno, convincere chi ci è prossimo a seguire questa strada. Non possiamo aver paura di cambiare alcune nostre piccole abitudine se vogliamo fare qualcosa di veramente grande.

I diritti universali, quelli che non spettano soltanto a noi, dobbiamo e possiamo fare in modo che siano di tutti, perché non dobbiamo batterci l’un l’altro, ma dobbiamo lottare uno al fianco dell’altro per vivere la condivisione.

La solidarietà in questo senso diviene un valore politico in senso lato, di compartecipazione alla vita della comunità. La comunità intesa in modo universalistico, è il nostro pianeta, il cui sfruttamento è da condannare. Essere solidale vuol anche dire avere ma non sprecare, conservare, pensare al prossimo.

Rabbia e insoddisfazione sono emozioni presenti in questo tempo, la povertà spinge sempre più persone alla violenza, i disordini sociali sono sempre più legati alla miseria. Urge una politica all’altezza al fine di risolvere il “grande” problema dell’impoverimento di milioni e milioni di persone. Altrimenti, come evidenziava Paolo VI: “siamo alla viglia della QUARTA GUERRA MONDIALE che non sarà combattuta dagli eserciti, ma dalla COLLERA DEI POVERI”.
Buon anno, Antonio

I diritti universali, quelli che non spettano soltanto a noi, dobbiamo e possiamo fare in modo che siano di tutti, perché non dobbiamo batterci l’un l’altro, ma dobbiamo lottare uno al fianco dell’altro per vivere la condivisione.

La solidarietà in questo senso diviene un valore politico in senso lato, di compartecipazione alla vita della comunità. La comunità intesa in modo universalistico, è il nostro pianeta, il cui sfruttamento è da condannare. Essere solidale vuol anche dire avere ma non sprecare, conservare, pensare al prossimo.

Rabbia e insoddisfazione sono emozioni presenti in questo tempo, la povertà spinge sempre più persone alla violenza, i disordini sociali sono sempre più legati alla miseria. Urge una politica all’altezza al fine di risolvere il “grande” problema dell’impoverimento di milioni e milioni di persone. Altrimenti, come evidenziava Paolo VI: “siamo alla viglia della QUARTA GUERRA MONDIALE che non sarà combattuta dagli eserciti, ma dalla COLLERA DEI POVERI”.

Buon anno, Antonio

Verona, 8 gennaio 2021

Il 6 gennaio, a Washington, c’è stato l’assalto al Campidoglio con morti e feriti.
Dalla rassegna stampa di Internazionale riportiamo un breve brano del The Guardian
…L’autoritarismo è sempre un’ideologia della disuguaglianza: io faccio le regole, tu le segui, io le cambio a piacimento e punisco chi non obbedisce, o chi mi pare, perché posso farlo.
Frank Wilhoit (politologo americano) una volta disse: “Il conservatorismo consiste semplicemente in una proposizione … Ci devono essere gruppi interni che la legge protegge, ma non vincola, accanto a gruppi esterni che la legge vincola, ma non protegge”. Gli episodi odierni stanno dimostrando che i dimostranti non rispettano alcunché, ma si aspettano di avere quello che vogliono. Il diritto è una parola troppo riduttiva per parlare di quanto sta accedendo… (Rebecca Solnit – Call it what it was: a coup attempt The Guardian 7 gennaio 2021)
Questo è invece il comunicato stampa di Johnny Zokovitch, portavoce e direttore esecutivo di Pax Christi USA:
Siamo chiari. Gli eventi che si sono svolti oggi al Campidoglio sono il risultato della demagogia del presidente Trump e del fallimento di tutti coloro – politici, media, famiglia e altri – che hanno scusato, trascurato, o altrimenti incoraggiato l’odio e le divisioni… Coloro che avrebbero potuto e dovuto ritenere responsabile questo presidente hanno fatto esattamente l’opposto negli ultimi quattro anni… e gli incidenti orribili e vergognosi di oggi al Campidoglio degli Stati Uniti sono stati il ​​triste e prevedibile risultato di questa abdicazione di responsabilità.
Nel libro del profeta Osea, Dio avverte ‘Quando semineranno il vento, raccoglieranno il turbine’. Per quei membri del Congresso che hanno sostenuto questo presidente in ogni occasione, le tardive richieste di pace, gli appelli al rispetto e gli ammonimenti contro la violenza che arrivano ora quando si sentono direttamente minacciati suonano vuoti e sono vuoti… (www.paxchristiusa.org )
Aggiungiamo solo qualche nota: ci sono profonde analogie con il modo in cui la Lega e tutta la destra italiana si sono fatte paladine, portavoce e rappresentanti di una parte di popolazione frustrata e preoccupata per il proprio futuro.
Diciamo anche, ricordando il nostro ultimo seminario nazionale sul potere dei social, che ci sono modi di narrare e di rappresentare la realtà che sono costruiti ad arte, vengono professati quasi come una nuova fede e che diventano funzionali al potere, indipendentemente da ciò che c’è di vero e di oggettivo o da quelle che sono le cosiddette regole democratiche.
D’altro canto, condividiamo, l’amaro commento di Pax Christi: non ci sentiamo del tutto assolti rispetto a chi ha…scusato, trascurato o in qualche modo incoraggiato l’odio e le divisioni. Che cosa potevamo fare di meglio per arginare queste derive?
Di quanto sta accadendo non potremo non tener conto e, in futuro, avremo senz’altro modo di confrontarci anche per quanto concerne la nostra associazione. Siamo “datati”, è vero, ma non “scaduti”. Ci siamo sempre detti che la politica, nel suo significato più pieno e originale, deve stare alla base del nostro essere e del nostro agire.
Per questo riteniamo che ci sia ancora molto lavoro da fare e sempre più è necessario ascoltare voci nuove (cara Nadia, ti sei presa una bella gatta da pelare…).
Per dare concretezza ai nostri discorsi abbiamo pensato che sia giusto anche dar conto di ciò che stiamo vivendo come gruppo locale di Verona.
Come ormai si temeva si è arenato, forse definitivamente, il progetto sulla concessione in comodato gratuito di un appartamento dell’Ente Regionale per l’Edilizia Residenziale (ATER). Grazie a un congruo finanziamento, messo insieme da un gruppo di persone della comunità di s. Nicolò, che per anni si sono auto tassate, sarebbe stato possibile mettere a norma un appartamento di proprietà dell’ATER. In cambio, l’ATER ce l’avrebbe concesso in comodato gratuito per una quindicina di anni. Avevamo messo a punto un progetto ben articolato, in collaborazione con altre associazioni, e avevamo avuto la disponibilità di due persone, adeguatamente preparate, per la gestione. L’appartamento poteva ospitare quattro, cinque persone. Pensavamo in particolare agli stranieri. Qui a Verona, infatti, per le persone straniere, anche se con i documenti in regola e con un lavoro stabile, resta quasi insormontabile la possibilità di trovare un alloggio.
Non abbiamo desistito del tutto, ma in questi enti pubblici il potere della Lega e i giochi di partito hanno un peso devastante. Forse hanno capito bene chi siamo e hanno ostacolato l’iter della pratica in tutti i modi possibili, pur dopo l’approvazione della ristrutturazione e della messa a norma, da parte del loro Ufficio Tecnico. Sono arrivati alla scadenza elettorale e al cambio dei vertici aziendali, senza più dare alcuna disponibilità ad ascoltarci.
Venendo ai due progetti che seguiamo come rete locale, chi legge la nostra circolare interna ha già saputo della difficile situazione in Guatemala. Lo scorso mese avevamo scritto:
… Padre Clemente ci racconta di una situazione veramente difficile nelle comunità che lui segue. La pandemia ha provocato situazioni di estrema povertà per cui è stato necessario distribuire cibo a molte famiglie, ridotte letteralmente alla fame.
Comunque, i soldi del progetto inviati dalla Rete sono bastati a p. Clemente per fare partire un progetto di microcredito a favore delle famiglie più bisognose del territorio.
Infine, ci sembra importante allegare il testo della lettera ricevuta dalla nostra referente ad Adjumako, in Ghana.
Gli stimoli alla speranza vengono da lontano, ma sono concreti ed efficaci più delle nostre paure.
Un abbraccio e un augurio affettuoso di buon anno da tutta la Rete di Verona.

Maria e Gianni

Adjumaco, dicembre 2020

Il Maame Adjeibah Educational Project (MAEP) sta bene ed opera nonostante la perdurante pandemia da Covid-19 abbia bloccato e rallentato le nostre attività.

18 ragazze in tutto hanno completato con successo la scuola superiore (SHS). …Il nostro progetto è di aiutare le diplomate a trovare un lavoro adeguato che possa permettere loro di soddisfare le loro necessità. Continuiamo ad incoraggiarle, motivarle e guidarle verso percorsi lavorativi significativi.
Putroppo, però, il progetto è stato bloccato per buona parte dell’anno a causa della pandemia; alcune di loro, comunque, hanno trovato lavori provvisori mentre altre aiutano le famiglie nelle loro attività private. Stiamo tutti attendendo la riapertura delle scuole per compiere passi ulteriori.
Abbiamo ricevuto 4.000 € dalla RRR di Verona. Così abbiamo pagato le tasse scolastiche per le ragazze frequentanti la scuola media (Junior High School). Abbiamo coperto anche le spese per le tasse scolastiche delle ragazze alla scuola superiore fino alla chiusura delle scuole, a marzo 2020. Abbiamo inoltre pagato le spese di mantenimento per le ragazze del primo anno.
Vogliamo sottolineare che l’eccitazione generata dalla visita ad Adjumako degli amici della Rete di Verona (autunno 2017) è ancora vivo. Questa visita ha lasciato nella comunità un’eredità che perdura. L’entusiasmo non è venuto meno. Attualmente gli anziani della comunità di Adjumako hanno coinvolto la gente, specialmente i giovani, in varie attività a favore dello sviluppo della comunità stessa. Hanno programmato una serie di piani per lo sviluppo. Al momento la comunità è impegnata in opere di tubazione e di drenaggio fognario nel villaggio. Muratori, carpentieri e altre maestranze sono coinvolti nei progetti. Cittadini di Adjumako residenti in Europa, in America e in altre zone del Ghana stanno contribuendo volontariamente ai progetti con donazioni in denaro, sacchi di cemento, ecc. Grazie a voi, amici della Rete di Verona.
Inoltre, una delle nostre ragazze di Adjumako dopo aver completato la scuola superiore (SHS) si è iscritta ad una scuola di comunicazione ad Accra e sta studiando per un diploma in giornalismo. Recentemente è comparsa in una trasmissione della televisione nazionale e l’hanno vista in molti ad Adjumako e nei paesi intorno. Questo ha provocato grande eccitazione e ha suscitato un sentimento di orgoglio nella gente. Tutto grazie all’incoraggiamento ricevuto dal gruppo Rete Radie Resch di Verona. Ed è solo l’inizio. Realizzeremo ancora molte di queste trasformazioni perché intendiamo continuare a occuparci del futuro delle giovani generazioni di Adjumako.
Dio è il nostro aiuto.
Emma e il comitato scolastico di Adjumako

Questo sito web utilizza cookie tecnici e di terze parti. I cookie sono normalmente utilizzati per consentire il corretto funzionamento del sito (cookie tecnici), per generare report sull’utilizzo della navigazione (cookie statistici) e per pubblicizzare adeguatamente i nostri servizi / prodotti (cookie di profilazione). Possiamo utilizzare direttamente i cookie tecnici, ma hai facoltà di scegliere se abilitare o meno i cookie statistici e di profilazione. Abilitando questi cookie, ci aiuti a offrirti un’esperienza migliore. Cliccando sul pulsante di seguito, acconsenti all’utilizzo dei cookie di terze parti utilizzo in conformità alla nostra informativa sulla privacy e cookie policy. Il consenso può essere revocato in qualsiasi momento. Informazioni