Carissima, carissimo,
è uscito in questi giorni l’Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo. Quante cose sono cambiate in questi 12 mesi? C’è una guerra vicina, la Russia ha invaso l’Ucraina, stato sovrano in nome della liberazione dei popoli e della guerra al nazismo. E’ strano, ora è diventata la scusa per una guerra che mette in discussione tutto: equilibri, diritti e ambiente.
Quante cose sono cambiate in 12 mesi?
Il mondo è diverso, inutile negarlo, siamo tornati indietro sulle questioni ambientali, su tutto ciò che stavamo facendo per fermare i cambiamento climatico., abbattere l’inquinamento e frenare lo sfruttamento delle risorse. Nel 2022 l’inquinamento causato dalla guerra in Ucraina renderà l’atmosfera più pesante e satura. Pensate: un aereo militare consuma fino a 16.000 litri di carburante l’ora. Quanta CO2 rilascia nell’aria? Poi, la paura di restare di restare senza energia per il taglio di forniture di gas e di petrolio all’Europa e per le speculazioni nate attorno alle materie prime ha fatto riaprire all’istante le centrali a carbone e a petrolio e ha rimesso al centro del dibattito il possibile rilancio dell’energia atomica.
Infine, gli eserciti si sono riposizionati, riarmati, hanno riaffermato il loro ruolo. Ogni briciola di cooperazione internazionale è stata bruciata dalle bombe in Ucraina, dai missili nello Yemen, in Siria, dai colpi di stato in Africa e Asia. I fatti parlano chiaro, sono li, visibili.La Cina rivendica spazio e schiera la flotta per controllare il mar della Cina e riprendersi Taiwan. Gli Stati Uniti riposizionano le sue sei flotte e fanno nuove alleanze con Australi e regno Unito per controllare l’Oceano Pacifico. L’Unione Europea mette in campo una nuova brigata di pronto intervento e i singoli Paesi decidono di usare il 2% del PIL per riarmarsi.
Quante cose sono cambiate in un anno? Tante se si pensa ai diritti perduti, poche, se contiamo chi ancora muore di fame, cioè più di 800milioni di esseri umani. Se pensiamo che un miliardo di persone vivono con 2 dollari al giorno.
Nel suo rapporto annuale di gennaio a Davos, Oxfam ha denunciato che nel mondo 2.153 miliardari detengono più ricchezza di 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione globale.
Questi ultimi 12 mesi ci hanno tolto il fiato, sono arrivato come un uragano a rendere ancora più drammatico il tempo della pandemia da Covid-19, che non è passato, ma è ancora presente con il suo carico di morte e dolore.
Mai come in questi ultimi mesi, l’idea di un cambiamento necessario e inevitabile si è fatto strada. E’ un cambiamento che deve passare da ognuno di noi, dalle scelte che facciamo ogni giorno.Passa da modo pratico che ognuno di noi ha, di guardare ciò che accade.
Dobbiamo cambiare strumenti, parametri, dobbiamo valutare ciò che accade non con la logica di sistema, con la geopolitica che tutto spiega e giustifica. Proviamo a fare un salto in avanti. mettiamo al centro la visione della geografia dei diritti, stabilendo quali relazioni avere e che tipo di cooperazione mettere in campo sulla base del rispetto reciproco, dei diritti umani in ogni loro forma.
A tutt’oggi ragioniamo come ai tempi degli imperi e dei nazionalismi sfrenati.
Tutto è connesso ormai. Tranne noi. E questa mancanza di connessione con gli altri ci spaventa, ci fa sentire insicuri.
Una insicurezza che diventa lo strumento fondamentale di chi ci vuole convincere che dobbiamo armarci di più, consumare di più. odiare di più.
Il 2022 è stato un anno lungo,un anno di cambiamenti, trasformiamolo nel primo di tanti futuri, anni migliori.
Nel 2023 bisogna vigilare sui diritti. Perché rischiano di rotolare in un fosso.
I diritti delle donne e le libertà che hanno conquistato. I diritti degli omosessuali e di tutti quelli che una mentalità fascista ritiene “sbagliati”. Bisogna non staccare mai gli occhi dai Migranti. La legge dell’accoglienza è la garanzia di un Paese felice, il suo rifiuto è la via per un Paese infelice. Servono visionari e visionarie. La politica che ha il passo dell’anatra ci porta in un precipizio. Serve mettersi in volo.
La sinistra con le sue gelosie interne, ha favorito questo tempo buio. Se non si ripensa e non trova una forza creativa e critica contribuirà a rendere l’Italia un Paese infelice. La “questione morale” posta da Enrico Berlinguer va rimessa al centro dei loro programmi.
Oggi c’è una classe politica che sembra non conoscere quella “bellezza morale” di cui parlava Pierpaolo Pasolini. Che la sinistra, quando serviva, la sapeva criticare eccome! Chiunque ama la democrazia oggi deve “gridare le sue sconvenienti verità” come scriveva Maria Zambrano della poesia.
Su tutte le porte delle nostre città va attaccato un cartello: ”Cercasi visionari. Urgente”.
Antonio