Seminario nazionale della Rete Radié Resch – Rimini 13-14 Novembre 2021
IL SOGNO DELLA RETE: UN LEGAME CON IL FUTURO
SINTESI:
Introduzione di Lucia Capriglione
Presenta Filomeno Lopes, originario della Guinea Bissau, in Italia dal 1986, lettore di notiziari in lingua portoghese presso la radio vaticana, laureato presso la Gregoriana, giornalista e autore di libri sulla differenza culturale.
Compito di Filomeno: ascolto e relazione finale
Maria Picotti legge la lettera inviata da Carla Grandi
Video di Matteo Mennini
La Rete non è diventata FBO, è rimasta fedele alle sue radici (nello stesso periodo Focsiv e Mani Tese si sono “professionalizzate”
Il tema delle fondamenta nel rapporto con la terra e con la storia: le lettere di Masina
La nostra coscienza e la nostra discendenza
- Bisogno di riconciliazione (con la nostra storia e con la nostra fede)
- Assunzione delle violenze del sistema (le cause strutturali)
- L’ascolto degli oppressi
Ercole Ongaro
La Rete nasce da un incontro (Masina e Gauthier). Incontro come valore fondante
- Una condivisione continuativa: l’autotassazione
- La libertà organizzativa dei gruppi e l’assenza di istituzionalizzazione. I gruppi hanno la libertà e la leggerezza dei movimenti spontanei.
- I momenti comuni del seminario e del convegno biennale.
La valenza politica: innescare forme di cambiamento in cui i poveri fossero parte attiva
Mettersi periodicamente in discussione
Luci e ombre: nascita e morte di tanti gruppi locali
- Non siamo attraenti in una società che predilige la breve durata
- Siamo carenti di visibilità e di efficienza (ma può essere un valore)
Una associazione vive se c’è chi la fa vivere. Il mondo si è evoluto in modo diverso
Filomeno Lopes
Rileggere la Rete senza paura e senza nostalgia. Quando è buio non temere di tornare indietro. La sfida intergenerazionale: nel discorso non è ancora uscita la parola futuro. Nella mia cultura il futuro sono i nipoti, più che i figli. Il rito di iniziazione (in Mali?).
La Rete nasce da un incontro per ricordare che la vita sono gli altri
Contro la globalizzazione dell’indifferenza
- Il peso della storia: l’assunzione delle responsabilità coloniali (tra parentesi: l’Italia fa più fatica a riconoscersi come potenza coloniale)
- L’ascolto degli oppressi come strumento di riconciliazione: la parola è vita ed è come il sangue o l’acqua, non si può raccogliere una volta emessa.
Pietro Masina (associato di Storia e istituzioni dell’Asia a Napoli, già ricercatore di Fondazione Rothschild, esperto di sud-est asiatico, in particolare di Vietnam)
La Cina è un paese emergente (supererà l’economia USA entro 10 anni, già oggi molti indici sono superiori), con venature di revanchismo rispetto alla sconfitta militare e alla penetrazione commerciale imposta a partire da fine ‘700 (guerra dell’oppio 1839-1842)
- Il governo di Pechino viene riconosciuto dall’ONU solo nel 1971 (in precedenza la Cina era Taiwan)
- L’egemonia cinese ignora il modello occidentale della creazione del consenso
- Il sud-est asiatico come luogo di confronto fra le due egemonie
Il timore del gruppo dirigente cinese: la frammentazione, gli autonomismi e i conflitti interni (la memoria storica degli “stati combattenti”, V-III sec. a.C.)
- La questione del Tibet e la rivolta del 1959 (fomentata dalla CIA)
- Le popolazioni turcofone (uiguri) nel Xinjiang
- La repressione dei movimenti millenaristi, come il Falun Gong
Il confucianesimo di Meng-Tzu (370-289): l’animo umano è fondamentalmente buono, ma deve essere educato. In seguito prevale la tesi della cattiveria umana che necessita di norme, su queste basi si è fondata la riunificazione della Cina su base legalistica durante la dinastia Qing.
Sesto plenum del PCC, Xi Jing Ping proclamato “grande leader” per la terza volta, sulle orme di Mao e di Deng. Nella sua relazione si vanta di aver sottratto alla povertà 850 milioni di persone (100 milioni durante il suo mandato). Fra gli obiettivi l’aumento dei salari e la delocalizzazione, mantenendo le produzioni di maggior valore aggiunto.
- Dal 1997 la Cina fa parte del WTO, in pratica accetta la logica del capitalismo
- La povertà assoluta si è ridotta, ma è aumentata la disuguaglianza
- Migrazione interna non permanente di lavoratori molto giovani
Nel dibattito intervengono:
Gianni Pettenella: la tensione politica locale
Paolo Guglielminetti: valore dei progetti; relazioni con associazioni giovanili
Caterina Perata: difficoltà nell’incontrare i giovani, hanno linguaggi propri
Laura (Torino): i giovani si esprimono con le immagini dei social più che con le parole
Lucia Capriglione: si trasmette con la testimonianza; il web crea situazioni-bolla
Pier Pertino: far conoscere un diverso modo di incontrare la realtà
Nadia Zamberlan: i giovani sono molto diversi fra loro, non è possibile parlare a tutti
Ludovica (Celle): le esperienze hanno sempre funzionato, manca la continuità
Antonio Vermigli: i problemi hanno un perché, gli impoveriti della storia
Sergio (Quarrata): essere di esempio, sentirsi responsabili
Pietro Masina: i giovani sono bravi a trovare risposte, occorre insegnare a fare le domande giuste. Dare un senso è il compito della Rete
mattina 14 novembre
Testimonianze a partire da alcuni interrogativi: la Rete è mai stata colonialista?
Video del collettivo SE a partire dal progetto in Repubblica Centrafricana
Intervista a Richard Kitienge, riportata da Nadia
- La profondità del “senso delle cose” come identità culturale resiliente alle mutazioni della “agency”
Video di Josè Nain sulla situazione dei Mapuche in Cile
- Gli accordi con la corona spagnola (i trattati che preservavano l’autonomia mapuche)
- Le forme di identità attraverso la festa e i simboli cosmici (la bandiera “cosmica” dei Mapuche, l’albero sacro, il gioco collettivo del palin, la casa comunitaria)
La situazione di Haiti (da un filmato)
Discussione sul “konbit”, termine haitiano-creolo per indicare una forma tradizionale di lavoro cooperativo comunitario, ritmato da canti, tramite il quale tutti le persone di una comunità si aiutano reciprocamente a preparare i loro campi.
Antonio Olivieri, Associazione “Verso il Kurdistan”
Come è nata l’associazione: Incontro con Ocalan e con Dino Frisullo (che per la sua solidarietà aveva sperimentato le carceri turche)
- 40 milioni di abitanti sparsi in 5-6 stati. Unica cultura medio-orientale che offra uno spazio significativo alle donne
- La richiesta dei curdi non è più indipendenza politica, ma autonomia reale e riconoscimento della lingua
- Il ruolo del colonialismo: ad esempio il confine turco-siriano corrisponde al tracciato della ferrovia Konya-Bagdad, costruita dai tedeschi. Cizre è un nodo strategico di questa ferrovia e spiega i bombardamenti ai danni di questa città abitata da curdi (uno dei progetti dell’associazione riguarda proprio Cizre, oggi semi-distrutta e sotto il controllo delle truppe turche)
- Altri progetti: adozione a distanza di famiglie di detenuti politici
- Progetto Berfin (bucaneve) per il sostegno scolastico delle ragazze
- Ospedale nel territorio degli Yazidi
Per concludere un saluto curdo: “ti porto sugli occhi” (“ser cha ua”)
La lotta dei braccianti di Castelnuovo Scrivia
Problema locale di sfruttamento di braccianti marocchini, uso del caporalato da parte della proprietà, presidio di 74 giorni con tenda ai bordi della strada.
- ma anche problema strutturale: riguarda l’intera filiera agro-alimentare
Il problema dell’emergenza abitativa (pur in presenza di case confiscate alla mafia, in questo momento inutilizzate)
Antonio Vermigli
Il movimento Sem Terra, intervento di Joao Pedro Stèdile (in portoghese)
Dall’accampamento all’assentamento (organizzazione più stabile di occupazione della terra, con produzioni agricole e sistema di vendita al dettaglio a costi accessibili per le popolazioni più povere)
- La scuola del movimento Sem Terra
- La politica da sola non basta: i movimenti popolari sono essenziali alla crescita della società, perché arricchiscono il dibattito di idee.
- I “santi” di riferimento: Antonio Gramsci e papa Francesco
Pietro Masina
Occorre fare attenzione ed evitare idealizzazioni, la ricerca di una identità non ha sempre un valore positivo, talvolta è alla radice dei nazionalismi. In tutte le tradizioni popolari ci sono meccanismi di esclusione (spesso di marginalizzazione delle donne). Incontrare le comunità locali spesso significa incontrare i capi (maschi) della tribù dominante. Stedile ci ricorda che dobbiamo anche fare un’analisi di classe dei movimenti popolari.
Filomeno Lopes, conclusioni in due riprese, intervallate da un dibattito
Le grandi sfide sono oggi quelle delle idee. Le identità tradizionali che sono sopravvissute hanno accettato la sfida del confronto con le idee dei colonizzatori ed hanno assorbito una parte della cultura occidentale, mettendosi in dialogo/contrapposizione.
- Abbiamo troppa fretta di parlare
- Sentirsi parte integrante di quello che si sta dicendo
- “Desidera il benessere del tuo vicino prima che i suoi lamenti ti impediscano di dormire” (proverbio dei Bambara del Mali)
- La mano che riceve sta sempre sotto
- La luna cala e cresce: una civiltà non può essere sempre crescente. Così anche i movimenti come la Rete. Occorre accettare la ciclicità
- La cultura occidentale è stata grande quando ha avuto un sogno
- Gli europei bianchi sono gli unici a ritenersi nella storia: importanza di proporre diversamente la storia a scuola.
Al dibattito hanno offerto un contributo (difficile da sintetizzare in poche righe):
Monica Armetta, Paolo Guglielminetti, Fabiano Ramin, Teresa Gavazza
Caterina Perata, Antonio Vermigli, Giovanni Esposito (per voce di Marco Zamberlan)
Ercole Ongaro, Maria Picotti, Pier Pertino, Clotilde Masina
MATERIALI:
Come si specchiano nell’oggi e nel domani i valori fondanti della Rete?
Carla Grandi Lettera
Ercole Ongaro Relazione
Matteo Mennini Video
Filomeno Lopez Video
Visione della realtà globale e nuove frontiere geopolitiche
Pietro Masina Video
Colonialismo e de-colonialismo
Caterina Perata Video
Josè Nain Video
Situazione di Haiti Video
Ascolto dei movimenti
VideoAntonio Olivieri Relazione
Josè Pedro Stèdile Video Traduzione
Conclusioni a cura di Filomeno Lopes
Audio parte 1
Audio parte 2